Nanni Moretti sarà la punta di diamante di un trio d’attacco, con Sorrentino e Garrone, alla caccia della palma d’oro dell’imminente Festival di Cannes. “Mia madre”, appena uscito nelle sale italiane, è un film intimo sulla finzione e la realtà innanzi al dolore della perdita. Margherita Buy in un ruolo da alter ego di Moretti al femminile, mentre il regista per una volta non si interpreta, ma con senso della misura mostra la sua efficace capacità di attore. Un film bello e coinvolgente.
Quattro anni dopo “Habemus Papam”, che metteva in riflessione la coscienza di un religioso scelto per salire al trono di Pietro, Nanni Moretti dirige la sua pellicola più autobiografica: “Mia madre”. Il regista prende spunto dalla sua vicenda personale – la scomparsa di sua madre durante le riprese del suo film precedente – per descrivere, senza pudori, ciò che ha provato in quel triste momento della sua vita e della sua carriera. Lo fa però utilizzando un alter ego, un’intensa Margherita Buy, e le fa impersonare una regista, Margherita, alle prese con alcuni importanti problemi personali: sta dirigendo con difficoltà un film su degli operai di una fabbrica che rischiano di perdere il posto di lavoro. Ha diverse incomprensioni con un attore straniero (John Turturro) protagonista del film, che non sa recitare le battute. Sua madre (Giulia Lazzarini) è ricoverata in ospedale e la sua salute si sta aggravando. Vive una situazione sentimentale complicata: è separata, ha una figlia tredicenne che vive con il padre ed ha difficoltà nel seguirla come genitore. Inoltre ha appena lasciato il suo ultimo compagno perché troppo presa dal film che sta girando.
Unico sostegno della sua vita confusa, è il fratello Giovanni; ruolo che Nanni Moretti ha impersonato in modo molto misurato e discreto. Insieme a lui, Margherita si ritrova spesso nella stanza dell’ospedale dove è ricoverata la madre, un tempo una stimata insegnante di latino, molto amata dai suoi allievi.
Suo fratello le è vicino, la conforta, ed è soprattutto un prezioso aiuto per l’anziano genitore. Moretti affronta queste varie prospettive per raccontare la fragilità di un/a donna/uomo, regista, mentre cerca di dirigere in un set (immersa nei problemi della gestione degli attori, comparse, troupe, macchinisti, ecc.) e la sua vita privata, che non è quella che spesso le persone comuni immaginano. Una vita reale – come reclamerà in una scena molto accesa Turturro – nella quale vorrebbe tornare a rifugiarsi l’attore (ma anche il regista) che vive perennemente a contatto col mondo della finzione.
Lentamente, nel film, Moretti ci guida ai pensieri della regista, che è allo stesso tempo donna, madre, figlia; ai suoi incubi riguardo alla difficile accettazione dell’imminente scomparsa della madre, una persona importante e cara che lascerà un vuoto incolmabile; con il rammarico dei figli di non averla apprezzata fino in fondo quando era in vita. Moretti, dopo “La stanza del figlio”, torna a raccontare l’elaborazione del lutto, ma questa volta con più maturità, più consapevolezza nei confronti della vita, che spesso risulta densa di problemi quotidiani, ma che nonostante tutto induce a guardare avanti pensando a un ottimistico domani.
Andrea Curcione
.
Il trailer ufficiale:
[||]
.
MIA MADRE
(Id., Italia 2015, 106’.)
Regia: Nanni Moretti
Interpreti: Margherita Buy, Nanni Moretti, John Turturro,Giulia Lazzarini.
Sceneggiatura: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Valia Santella.
Genere: Drammatico.
Mia Madre, il nuovo film di Nanni Moretti in concorso a Cannes 2015.
È un film geniale, acutissimo, come sa essere il cinema quando è Cinema.
E’ il cinema che si fa vita, e la vita che si fa cinema. È forse una esagerazione, oppure no… Moretti è il cinema che mutua la vita come un set: Margherita Buy sa essere regista ideale al cospetto delle incertezze del mondo contemporaneo; John Turturro è l’Attore (straordinario) che si pone in dissonanza con quanto “deve” recitare. Il regista (come la vita ) non va contraddetto, perché il film (come la vita) deve procedere.
Non e’ vero che il film (peraltro scritto benissimo con Francesco Piccolo e Valia Santella), sia una elaborazione del lutto: è piuttosto l’elaborazione della vita al cospetto della morte che incombe. E Giulia Lazzarini, docente di latino (nel film) e attrice senza tempo (nella vita), sa dare corpo all’esistenza e alla sua caducità, benché chiuda il film nel divenire: Domani…
Grande Moretti. Cannes saprà apprezzare.