Le cronache albanesi di Puppo. 1 – I fantasmi di Tirana

(Estate 2023) L’Albania bussa alle porte dell’Unione Europea già da un po’. Sono porte che ancora non si aprono (Macron nel 2019 ha posto il veto). Ma un pezzo della capitale, Tirana, in Europa sembra esserci già.

piazza Skanderberg – Tirana

È Il quartiere Blloku. Il «blocco». All’epoca del regime comunista di Enver Hoxha, era riservato ai dirigenti del partito. Prima era stato feudo della nomenclatura fascista, negli anni dell’occupazione italiana, e dei funzionari della monarchia. Il quartiere della «casta», insomma.

Oggi, nelle strade del Blloku sembra di essere a Milano. Non quella popolare e dimenticata, ma il centro snob e arricchito. All’ingresso di un ristorante chic, ragazze eleganti salutano sorridenti e distanti, belle e identiche, in un inglese ostentatamente ben pronunciato. La carta del locale alterna piatti tradizionali al sushi. I prezzi non battono quelli milanesi ma quasi. Ai tavoli coppie con occhi fissi sul telefono, labbra gonfie e zigomi ritoccati. Pochi giorni fa è morto Marc Augé, l’antropologo francese che ha teorizzato l’idea di non-luogo; forse anche questo ristorante, come i tanti locali del quartiere, è un non luogo. Piace ai turisti, li rassicura e potrebbe essere dovunque: accanto alla terrazza Campari, a Milano o in un’ affollata città asiatica senza nome. Il Blloku fu progettato da Gherardo Bosio, architetto del razionalismo italiano e padre del piano urbanistico che, negli anni Trenta, portò Tirana nella modernità.

Andando nel sole che abbaglia, entriamo in quella modernità bianca e metafisica, un EUR allucinato. Gli edifici costruiti dal fascismo portano alla piazza Skanderberg, punto centrale della città. Immensa. Qui c’erano le statue di Lenin e Hoxha. Abbattute nel 1992. Dietro una meravigliosa moschea (Hoxha dichiarò l’Albania « nazione atea » ma moschee e chiese sono rimaste al loro posto) c’è un bunker. (Hoxha, in un paese che faceva la fame, spese una fortuna per farne costruire più di centosettantamila).

Ora ospita un museo: Bunk’Art2. Spaccato claustrofobico della storia recente del paese. L’indipendenza dal dominio ottomano, un secolo fa; il protettorato italiano, poi divenuto occupazione; il regime comunista, i servizi segreti (Sigurimi) e i loro metodi. In una delle stanze, un televisore diffonde una trasmissione degli anni Ottanta: canzoni che raccontano l’Albania di Hoxha come un paradiso. Accanto, nei cunicoli, gli strumenti dell’inferno: microspie, sale di interrogatorio e tortura, fascicoli su veri e presunti oppositori. Filo spinato e cani addestrati per sorvegliare i confini. Uno stato bunker, passato dall’alleanza ultra-ortodossa con Stalin al maoismo. Infine approdato a un isolamento totale e al caos che ha seguito la caduta del regime.

A Tirana c’è la tragedia della modernità del Novecento: la distopia urbanistica e metafisica del fascismo, l’utopia comunista tradita in una prassi rovinosa e concentrazionaria. I fantasmi che popolano le strade di Tirana sono i nostri.

(Maurizio Puppo, da Tirana il 3 agosto 2023)

LINK  alla cronaca albanese 2: Case non ancora finite e già in rovina

LINK alla cronaca 3: Un italiano in giro in Albania. La sposa albanese.

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Maurizio Puppo
Maurizio Puppo, nato a Genova nel 1965, dal 2001 vive a Parigi, dove ha due figlie. Laureato in Lettere, lavora come dirigente d’azienda e dal 2016 è stato presidente del Circolo del Partito Democratico e dell'Associazione Democratici Parigi. Ha pubblicato libri di narrativa ("Un poeta in fabbrica"), storia dello sport ("Bandiere blucerchiate", "Il grande Torino" con altri autori, etc.) e curato libri di poesia per Newton Compton, Fratelli Frilli Editori, Absolutely Free, Liberodiscrivere Edizioni. E' editorialista di questo portale dal 2013 (Le pillole di Puppo).

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