Bruno Vespa, il più celebre anchor man della televisione italiana, con il suo famosissimo « Porta a Porta », da RAI Uno segue i fasti e nefasti della politica e della cronaca italiana, attraversando la storia italiana da almeno la fine della prima repubblica. Con l’arrivo del Natale sforna ogni anno il suo nuovo libro con titoli roboanti. Un prodotto commerciale di sicuro successo, scarso di analisi ma ricco di interviste e gossip sui politici di grido. Una formula che gli ha garantito ricchezza e ulteriore notorietà. Accusato di servilismo politico, il Vespa mostra simpatia al vincente di turno e non importa se si chiami Berlusconi, Renzi o Salvini e Di Maio. Come suole dirsi nel nome dello spettacolo per lo spettacolo, tutto fa brodo. Un perfetto specchio dei tempi in cui gli italiani purtroppo amano specchiarsi. Ce ne parla Armando Lostaglio.
***
Puntuale come ogni fine dì di festa, dell’anno al crepuscolo, giunge la pubblicità del suo nuovo libro su ogni canale televisivo, in ogni programma di cucina come di presunta informazione ed intrattenimento. È lì, il Vespa eterno, a ricordarci che un altro anno è finito mentre il suo obolo non ha invece fine, come da decenni, senza pietà, senza etica alcuna e senza pudore di se stesso, la questua che si procura per rimpinguare il suo fin troppo denaroso forziere.
È il Vespa del potere che si rigenera ogni fine anno, non pago dei milioni presi in più da maggiordomo intrattenitore (e non da giornalista quale si presumeva che fosse). È infinita la sua ansia di accumulo di danaro, pubblico e non solo, a spese del contribuente. Sempre prono a raccontare nei suoi consueti libri il potere vizioso e più che mai viziato dal suo rapporto perbenista che odora di pruriginose meschinità. Un potere che paga la sua indecorosa sopravvivenza, e che il Vespa cerca di restituire ad una dignità presunta, pur di accaparrarsene vantaggi di obesa opulenta visibilità, a suon di milioni.
Quanto dura questo disastro servile, da quanto? Da quando giovane presentatore del TG ostentava un ghigno di piacere nel denunciare al mondo che il mostro in prima pagina era stato sbattuto: Valpreda l’anarchico era in gabbia, era lui l’attentatore di piazza Fontana, in quel lontano 1969, 12 dicembre. E lui c’era, Vespa, con il viso indelebile di chi sa come si vive, come si fa, nel buonismo più lacero ancora prima che lo inventassero quei Veltroni della triade a venire (con Rutelli e D’Alema) epigoni della sventura targata Sinistra.
Comprate il suo libro, fategli la carità anche ora; è lì che implora altri milioni da aggiungere al forziere di famiglia; nessuna invidia, anzi. E guardatela questa televisione dei senza dimora: la Berlinguer che non si cura del nome che porta e che si dispone in macchiette pur di fare ascolti con un brutto sporco e cattivo sedicente scrittore. E la Annunziata, altra grande vecchia di un potere dell’immagine di presunta sinistra che proprio non si riesce ad alienare; come il Fazio pluripremiato, o la riciclata Venier. Nevrosi clownesche che hanno in Sgarbi l’apostolo officiante. Scuola De Filippi maitresse, e di Costanzo padre putativo, naftalina da Loggia. Il nuovo che avanza sa di vecchio, di Ancien régime mai pago di logorare le stanche membra di un popolo che guarda asfittico asfissiato una televisione che non lo vede, né lo riguarda.
Due secoli fa un “giovane favoloso” aveva intravisto questo tempo da “Società dello spettacolo”, scrivendo di popolo e di illusioni (nell’accezione di speranze): “Le illusioni sono in natura, inerenti al sistema del mondo, tolte via affatto, l’uomo è snaturato; ogni popolo snaturato è barbaro, non potendo più correre le cose come vuole il sistema del mondo. La ragione è un lume; la natura vuol essere illuminata dalla ragione, non incendiata. E la ragione facendo naturalmente amici dell’utile proprio e togliendo le illusioni che ci legano gli uni agli altri, scioglie assolutamente la società, e inferocisce le persone”. (Giacomo Leopardi, Zibaldone, 1818)
Armando Lostaglio
Link: La società dello spettacolo. Da Pier Paolo Pasolini a Guy Debord. Il principale apparato della società dello spettacolo è la televisione…. A cura di Andrea Pesce