L’inaugurazione il 24 settembre, presente il ministro Franceschini. Intanto procede l’allestimento della nuova esposizione permanente al piano nobile della Reggia di Quisisana, nuovo spazio museale dove troveranno degna collocazione nelle sale del “Museo Archeologico di Stabiae”, dopo decenni di dimenticanze e abbandono, i magnifici affreschi e i reperti del territorio stabiano.
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“Ciascuna di voi molte volte può avere udito ricordare il re Carlo vecchio, ovver primo, per la cui magnifica impresa e poi per la gloriosa vittoria avuta del re Manfredi furon di Firenze i Ghibellin cacciati e ritornaronvi i Guelfi. Per la qual cosa un cavalier, chiamato messer Neri degli Uberti, con tutta la sua famiglia e con molti denari uscendone, non si volle altrove che sotto le braccia del re Carlo riducere. E per essere in solitario luogo e quivi finire in riposo la vita sua, a Castello a mare di Stabia se n’andò; eivi forse una balestrata rimosso dall’altre abitazioni della terra, tra ulivi e nocciuoli e castagni, de’ quali la contrada è abondevole, comperò una possessione, sopra la quale un bel casamento e agiato fece, e allato a quello un dilettevole giardino, nel mezzo del quale, a nostro modo, avendo d’acqua viva copia, fece un bel vivaio e chiaro, e quello di molto pesce riempiè leggiermente.”
(Boccaccio)
Messer Neri degli Uberti aveva scelto come luogo di riposo per trascorrervi la vecchiaia, proprio il sito di Quisisana, dove Carlo d’Angiò risiedeva ed aveva edificato il Palazzo reale, la Reggia, come riferisce Boccaccio nella sesta novella della decima giornata del Decamerone.
Proprio sulla collina di Quisisana hanno trovato casa, dopo decenni di dimenticanze e abbandono, i reperti archeologici di Stabiae, provenienti dalle ville romane ubicate sul pianoro di Varano (Villa Arianna e Villa San Marco), ma anche testimonianze appartenenti al periodo preromano.
L’appuntamento è per il 24 settembre, dove all’inaugurazione del Museo Archeologico di Stabiae sarà presente, come annunciato da Antonio Ferrara su Repubblica, il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini.
Sarà intitolato a Libero D’Orsi, il secondo scopritore dopo i Borbone, delle ville romane di Stabiae, il quale nel 1959 aveva collocato i reperti nell’Antiquarium, i locali a piano terra della Scuola media di cui era preside, locali poi sottoposti a chiusura per mancanza di idoneità a custodire il prezioso tesoro. Una lunga storia di ritardi che trova fine il 24 di questo mese e che riporta all’antico prestigio una delle testimonianze più interessanti dell’archeologia non solo campana. Una testimonianza che con Pompei ed Ercolano ricorda la tragica eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo, dove trovò la morte Plinio il Vecchio, alla ricerca del suo amico Pomponiano. Ma i reperti, al di là delle difficoltà dovute a motivi contingenti, hanno assicurato la loro presenza nei più importanti musei del mondo, da Washington a San Pietroburgo, al sud America fino all’estremo Oriente.
Il percorso di allestimento della mostra attraversa il piano nobile del Palazzo con l’affaccio sullo storico giardino da un lato e la veduta panoramica sul golfo dall’altro dall’immensa terrazza. Ecco che tornano a risplendere in tutta la loro bellezza gli affreschi, pitture di raffinatezza unica, di ville che sono state residenze straordinarie della ricca nobiltà romana che si ritrovava attorno all’imperatore di turno, centro di un potere che ha segnato una lunga storia di civiltà, dopo quella greca.
Un appuntamento che si è fatto aspettare ben 23 anni, fin da quando nel 1997 l’Antiquarium fu costretto a chiudere i battenti, da qui la tanto attesa curiosità per riscoprire il prestigio di una Città, Castellammare di Stabia, dove l’Europa è passata prima che altrove. Diceva Ezra Pound l’unica cultura che riconosco è quella delle idee che diventano azioni, e sotto questo profilo l’assunto del poeta statunitense ne è testimonianza vivente.
E a proposito di idee, sarebbe interessante poter dare vita proprio a Quisisana ad un Parco letterario intitolato a Giovanni Boccaccio, il novellatore fiorentino, scopritore ben sette secoli fa, di un borgo suggestivo, ricco di storia come pochi nel Belpaese. Ma soprattutto che la “Flora” ed altri affreschi, in giro un po’ dappertutto, possano trovare la giusta collocazione nella propria sede naturale.
Raffaelle Bussi
LINK INTERNO: Reperti della Stabiae preromana all’Antiquarium di Pompei, con portfolio: https://altritaliani.net/reperti-della-stabiae-preromana-allantiquarium-di-pompei-con-portfolio/