Mistero e magia sono le due parole che meglio possono funzionare da corollario per il cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei bronzi di Riace.
Il 16 agosto del 1972 essi entrarono nella nostra storia per merito dell’eccezionale scoperta archeologica fatta nel mare di Riace da Stefano Mariottini. Entrarono nella nostra storia uscendo dall’oblio dell’abisso in cui erano sprofondati per il naufragio che li colse nel lontano IV d.C.
Ma qui comincia il mistero.
La destinazione dei due bronzi è un mistero come misteriosa è la sorte di altre statue che forse giacevano accanto ai due guerrieri nel mare. Probabilmente il gruppo statuario era in viaggio da Roma a Costantinopoli per adornare la Nova Roma, la seconda capitale dell’impero, e una tempesta avrebbe affondato la nave, disperdendone il prezioso carico.
Quando, dove e da chi furono realizzati? Secondo gli studi più recenti, i Bronzi sarebbero stati fusi a poca distanza temporale a metà del V secolo a.C. nella bottega di Fidia o piuttosto di Pitagora di Reggio che era attivo ad Argos, nel Peloponneso greco.
Altra punta del mistero: non si conosce con certezza la loro identità o chi rappresentassero. Erano indubbiamente guerrieri ma non sappiamo se del gruppo di Delfi (un gruppo di guerrieri correva infatti lungo i lati del tempio di Delfi).
Potrebbe anche trattarsi di Eteocle e Polinice, figli di Edipo, re di Tebe, fratelli di Antigone, che venuti in contrasto violentissimo fra loro per l’eredità paterna, addirittura si affrontano in duello e muoiono entrambi.
Il mito tratto dalla Tebaide è tra i più foschi e terribili ma che si tratti di Eteocle e Polinice è l’ipotesi in atto più accreditata (vedi l’articolo di Felice Manti sul Giornale del 2 maggio 2022).
Il bronzo “bello” per così dire digrigna i denti alla vista del fratello che lo guarda in modo ostile. L’odio continua anche dopo la morte.
Esiste ancora una terza ipotesi emersa recentemente. Si tratterebbe di Pericle e di Temistocle, l’uno il grande rifondatore di Atene e l’altro il vincitore di Salamina.A me sembra che la più forte e definitiva autorevolezza l’abbia il mito.
Come sappiamo dagli studi di Joseph Campbell, autore del saggio L’eroe dai mille volti, l’eroe greco è quello che combatte contro i mostri che affliggono l’umanità ed è sempre uguale nel mito ed insieme diverso.
Il mito che i Bronzi rappresentano è apollineo, solare, e non tetro come nella Tebaide. La bellezza dei bronzi sta infatti nella loro suprema armonia tra una vigoria interiore e la possanza fisica, l’ideale della paideia appunto. L’uomo greco era questo o meglio questo il modello proposto da Platone e da tutti i poeti e filosofi greci.
La mia opinione è dunque che il mito di Eteocle e Polinice, quello dei due guerrieri fratelli che si affrontano in un duello mortale, è troppo tenebroso ed atroce per calzare con la solarità dei due bronzi che sono esemplari, che dovevano essere modelli di qualcosa di alto e sublime, del destino dell’umanità intera. Potrebbero quindi rappresentare l’uomo del futuro, quello a venire. E, non è un ghigno di odio che deforma il viso del bello riccioluto guerriero giovane. No, è il sorriso di compiacimento per la condizione umana che si esprime al punto più alto della sua realizzazione. Naturalmente non si tratta di una certezza scientifica.
E qui subentra anche la magia.
A Reggio dove risiedono ora i Bronzi, la patria di Pitagora che per primo studiò i capelli e l’anatomia perfetta del corpo umano, si dice che siano intoccabili. Sono stati fatti tanti tentativi di trasferirli, mai riusciti. Sicché essi contengono una profezia: l’apparizione dell’uomo nuovo è vicina, vicina la sua rigenerazione.
Corre sotterraneamente una ipotesi nella filosofia ermetica che riguarda la Calabria. La regione considerata così marginale ha un segreto. Nel suo grembo matura la restaurazione dell’umanità.
Per questo Gioacchino da Fiore compose con estrema commozione l’ipotesi della terza età, per questo Campanella sopportò trent’anni nel carcere di S.Elmo, certo com’era del ruolo prossimo della sua regione.
Come nel romanzo di fantascienza Fondazione di Isaac Asimov, l’Essere che aveva previsto la distruzione della fondazione primitiva, aveva nascosto nel punto più lontano ed improbabile dell’impero, il seme della nuova fondazione.
Magia e mistero. Che siano stati il modello dell’uomo greco o che siano profezia di quello futuro, certo il fascino dei bronzi è immortale e sta al di là della loro storia reale e della loro prestanza prodigiosa.
Carmelina Sicari
P.S. L’atmosfera che circonda i due guerrieri, icone del Sud, potrebbe rendere più affascinante l’offerta turistica/culturale della mia regione e aiutare a risolvere anche dal punto di vista economico il gap della Calabria. Potrebbe, ma purtroppo non lo ha ancora fatto.
n.d.r. : Aggiungiamo La Grafic novel di Guido Rosa « Belli senz’armi venuti dal mare » apparsa ne « La Lettura del Corriere della Sera » – 17/07/2022