Democrazia e liberta individuale, l’esempio dei vaccini.

Nei giorni scorsi si è assistito in TV ad un dibattito surreale svoltosi in un reparto ospedaliero francese dove solo il 20% del personale medico e sanitario si era vaccinato contro il coronavirus.

Al primario del reparto che sosteneva la doverosità del vaccinarsi, auspicando l’obbligo anche per i suoi sottoposti. A lui si opponevano medici ed infermieri sostenendo che il primario non fosse democratico. Ho usato non a caso l’aggettivo surreale a commento del dibattito a cui si è assistito. Perché?

È semplice, chi dava dell’antidemocratico al predetto primario confondeva due concetti che non sono necessariamente confluenti: democrazia e libertà individuale. La scelta di non vaccinarsi, in assenza di obbligo da parte dello Stato, non attiene alla democrazia, ma semmai alla libertà individuale dei cittadini.

La confusione è certamente frutto di ignoranza e fa specie che tale ignoranza provenga da persone diplomate, laureate e comunque scolarizzate. Sono evidenti i cattivi frutti di una scuola che negli anni è diventata sempre meno seria e severa, e peraltro, c’è da chiedersi se una confusione di tal fatta provenga da persone “istruite” cosa possiamo attenderci da chi questa “istruzione” neanche ce l’ha? Ma questo è un altro tema, quello sull’istruzione e le scuole in Italia e in Europa, concentriamoci piuttosto sul dibattito surreale di poc’anzi.

La democrazia è un sistema di amministrazione e organizzazione del potere politico nato e sviluppatosi nell’occidente in contrapposizione alle monarchie e che oggi si individua in due varianti, la più classica è la democrazia liberale, rappresentativa, presidenziale o parlamentare, dove, come ricorda ad esempio la nostra Costituzione, il popolo è sovrano attraverso i parlamentari che esso sceglie con voto a suffragio universale, i quali rappresentanti parlamentari operano senza vincolo di mandato ma secondo la propria coscienza e per convinzioni politiche. L’altra, che fin qui non ha mai trovato concreta attuazione,  è oggi definita dalla dottrina: democrazia illiberale, dove il popolo decide in modo prevalente attraverso strumenti decisionali diretti e le decisioni della maggioranza sono vincolanti anche per le minoranze. Si tratta di una forma di democrazia di diretta derivazione dal totalitarismo collettivista figlia della cultura socialista.

Le libertà individuali sono altre cose, attengono spesso al diritto naturale e sono riconosciute dalle Costituzioni (democratiche) e regolamentate per legge attraverso le istituzioni della politica.

Sottolineo quel “regolamentate”, perché tutte le libertà in una società democratica o meno, sono limitate in rapporto ai bisogni e alle necessità di una comunità sociale, insomma di una società. Ritenere prevalente su tutto la libertà individuale non attiene alla democrazia ma semmai all’anarchia che è esattamente il contrario della democrazia.

Il diritto individuale è fondamentale ma deve essere temperato dai diritti e dagli interessi degli altri come singoli e come corpo sociale. Io non posso mettermi a fare fuoco sparando sui passanti da un tetto solo perché amo il tiro a segno. Chiaro?

Le nostre democrazie liberali, forse in ragione della crisi delle ideologie e anche per proprie colpe e carenze qualitative, sono diventate più deboli e pertanto un tema fondamentale come la salute pubblica e la difesa della vita dei membri delle società nazionali, come in Francia, in Italia o in altri Stati, è diventato un tema lasciato alla discrezionalità delle singole volontà dei cittadini.

Una scelta sbagliata e anche irresponsabile da parte delle nostre politiche (parlo delle società occidentali di modello democratico liberale). Sbagliata ed irresponsabile. In tanto perché la responsabilità sulla salute dei cittadini spetta alla politica e a proposito di questo si può ricordare che la nascita del Sistema Sanitario Nazionale in Italia, fatta dall’allora ministro Tina Anselmi, fu appunto una scelta democratica: garantire a tutti a prescindere dal proprio status economico, il diritto alle cure e all’assistenza medica e sanitaria, era una cosa che fin lì non era stata scontata. Ecco in quel caso la democrazia dimostrò la propria forza. Viceversa, lasciare ai cittadini la scelta di vaccinarsi o meno è un modo alla Pilato di lavarsi le mani dalle proprie responsabilità politiche.

La libertà individuale, per quanto importante sia, non può mai essere prevalente sul diritto alla salute e spesso alla vita della gran parte dei cittadini. Del resto i dati attuali sulla pandemia parlano chiaro. La gran parte dei ricoverati e dei morti nelle ultime settimane si registrano tra i non vaccinati i quali comunque danneggiano anche i vaccinati che spesso sono costretti al confinamento perché divengono positivi a causa delle varianti che seppure non letali per loro, che hanno una copertura vaccinale, determinano fastidi, rinunce, problemi magari lievi ma persistenti di salute, e tutto questo perché? Perché si deve dare prevalenza alla libertà individuale di una minoranza che con la propria condotta mette a rischio l’intera comunità?

Occorrono in uno stato di emergenza come questo, scelte decise e responsabili e queste scelte spettano alla politica. Come cittadino credo che oltre al diritto del medico e dell’infermiere, contro ogni ragione scientifica, di non vaccinarsi, esiste il diritto del paziente di non farsi contagiare dal coronavirus, magari mentre è in ospedale.

Lo stesso vale per tutti i settori della vita pubblica.  Lo stesso vale per lo studente come il professore, per l’impiegato della posta come per l’utente che va a pagare le bollette, per la commessa del negozio come per il cliente che fa acquisti. Per il tifoso che va alla partita come per il bigliettaio del botteghino dello stadio, per l’operaio che non vuole farsi contagiare dal collega no-vax. E cosi al cinema, al teatro, nei musei e nelle palestre.

Vaccinarsi è un dovere non opinabile. Si tratta di un atto sociale che difende ogni individuo e tutta la comunità.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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