Un’ottima scelta delle tante novelle pirandelliane! Questa del Prof. Massimo Naro è singolare perché riguarda il Natale. Sono brevi lavori, appena cinque, scritti da Pirandello in epoche diverse, sul tema della ricorrenza natalizia, tra cui «La Messa di quest’anno», ma bastano per connotare il timbro del grande maestro di drammaturgia attento, più che al tema della fede, alle implicazioni umane e sociali ed alla sclerotizzazione dei riti religiosi, in una data che tutti o quasi tutti festeggiano, pensando alla famiglia.
Le novelle, cinque in tutto, rivelano prevalentemente lo scetticismo ed il disinganno dell’autore nei confronti dell’esistenza, come nel resto della sua produzione, ma ce n’è qualcuna a carattere autobiografico che traduce il suo pensiero sulla divinità, l’ardore del suo sentimento giovanile, la malinconia della lontananza dalla sua terra. E questi motivi ce lo rendono amabile ed autentico.
Sogno di Natale, pubblicata il 27 dicembre del 1896, su “Rassegna settimanale universale”, potrebbe aiutarci ad intendere il suo modo di sentire la fede. In essa c’è un diretto confronto con Gesù. L’immagine divina è vista nella fredda notte della sua nascita come quella di un uomo furtivo, pallido, raccolto in sé, con una mano chiusa sul manto e gli occhi profondi e chiari intenti nel vuoto: pareva pieno di un cordoglio intenso, in preda a una tristezza infinita. Lo scrittore se lo ritrova davanti inaspettatamente.
Cristo vaga per le vie deserte e talvolta ascolta dietro gli usci le parole di quelli che stanno dentro: sono spesso parole d’odio e d’invidia per la miseria patita e Gesù mormora: Anche per costoro io sono morto, esprimendo così il suo disappunto per la loro condotta. Poi entra in una Chiesa, superbamente addobbata di luci e colori, in cui il Natale si celebra solennemente. Il figlio di Dio dice: Per costoro sarei contento di nascere un’altra volta, questa notte!
Poi propone all’autore di offrirgli la sua anima libera da tutti i comodi con cui invano cerca di allettare il suo stolto soffrire per il mondo…. Vorrebbe rivivere in essa. “Otterresti da me cento volte più di quel che perderai, seguendomi e abbandonando quel che falsamente stimi necessario a te e ai tuoi”. Al che Pirandello appare sgomento. E Gesù incalza: “Otterresti da me cento volte quel che perderai.” Dopo un attimo di perplessità, lo scrittore: E la casa, e i miei cari, e i miei sogni? Ah, io non posso Gesù, risposi, vergognoso e avvilito.
L’offerta d’immedesimarsi in Cristo è respinta per debolezza e viltà. È schietto Pirandello nel suo modo di credere, ma non eroico.
L’altra novella autobiografica: Natale sul Reno richiama il tempo del suo soggiorno in Germania, durante la sua permanenza per completare gli studi. Voglia di pianto e di malinconia nel cuore per la lontananza della sua terra, eco lontana immaginata del suono della ciaramella! Ma a compensarlo in qualche modo c’è Jenny, incantevole e splendida amica, figlia della signora Alvina, vedova già da due anni per la morte del suo secondo marito, suicida con un colpo di rivoltella, dopo una vita disordinatissima. Aveva voluto prima del gesto estremo veder nascere il sole sulla riva destra del Reno, a Neuwied, quasi la morte fosse più accettabile al primo bacio dell’astro. Una tragedia che aveva sprofondato nel dolore quella famiglia, comprese le altre tre bimbe, sue figlie!
Finalmente la mamma aveva consentito a Jenny di festeggiare il Natale, dopo due anni di lutto, e lei aveva pensato subito all’albero, com’era tradizione anche lì. Tutta eccitata racconta al giovane amico che dev’esserci nell’abbaino il vecchio abete che il patrigno stesso addobbò l’ultima volta con le sue mani e pure i lumicini, i fiori e gli altri ornamenti. Ma in effetti s’apprestano a comprarne uno nuovo e se è il caso a riutilizzare alcuni degli addobbi del passato. Un’onda di commozione trema nelle parole di Jenny e trova eco nell’animo dello scrittore, affascinato dal ricordo di quand’era fanciullo e spiava attraverso i vetri se mai apparisse la favoleggiata nunzia cometa.
Un’altra novella: Un goj (straniero) racconta il Natale che richiama alla mente d’uno stravagante ed ammattito sig. Catellani ebreo, nemico acerrimo del suocero cristiano che vive nella stessa casa, l’atmosfera da tregenda che si respira al fronte, un po’ per contrastare quel sentimento così ottuso di fede che la sua famiglia professa, un po’ per far dispetto al suo nemico che ha dalla sua parte anche i piccoli figli. Perciò, quando i suoi familiari rientrano dalla messa di mezzanotte e si accingono a far suonare le ciaramelle ai due zampognari che hanno invitato, lui fa vedere invece il presepe mutato a loro insaputa, con al posto dei pastorelli con le fiscelline di ricotta, con i panierini d’uova ed il cacio raviggiolo….i soldatini di stagno, eserciti di soldatini d’ogni nazione con i fucili spianati contro la grotta di Bethlemme e poi cannoncini di piombo, intere batterie d’ogni foggia. Uno scherzo suggeritogli dal demonio che intendeva così festeggiare l’ultimo anno della guerra europea, suscitando un grande disappunto! E una sorta di risata oscena risuona per tutta la casa e lascia inebetiti gli astanti e cupa ridesta nei lettori il sentimento del contrario, introdotto proprio nel saggio da lui scritto sull’Umorismo del 1908.
Non manca la nota allegra e divertente nella novella: I galletti del bottaio, pubblicata il 23 settembre del 1894, su di un periodico per ragazzi, diretto da Luigi Capuana, Cenerentola, un capolavoro di furbizia d’una moglie nei confronti del marito che ama molto stare in compagnia degli amici e la trascura.
Pure nella novella che dà il titolo a tutta la raccolta, La Messa di quest’anno, la riflessione sul Natale è un’occasione per rimpiangere la perduta innocenza della fanciullezza e per avvertire la delusione del presente per la mancanza del vero spirito natalizio di amore, carità e umana solidarietà. Anche in una festa così diffusa, il suo intervento non manca di sottolineare i difetti tipici della modernità con il culto d’una realtà che inneggia al laicismo, alla tecnica ed allo scientismo.
L’autentica verità del Natale è in quelli che soffrono, ma questi purtroppo non riescono più a sollevare lo sguardo fino al cielo.
Gaetanina Sicari Ruffo
IL LIBRO:
La Messa di quest’anno e altre novelle di Natale.
Nota di lettura di Massimo Naro
Autore: Pirandello Luigi
Editore: EDB Bologna
Collana: Lampi d’autore
Pagine: 96 – 9,00€
Data pubblicazione: 10/10/2016
Descrizione da La messa di quest’anno:
«Dice che Lui, Gesù, vuole così; che volle nascere Lui, apposta, in una stalla? E magari sarà vero! Ma dobbiamo per questo farlo nascere anche noi in una stalla?». L’arrivo di un nuovo parroco mette in subbuglio le devote del paese. Non capiscono perché il curato rinunci a tutto a eccezione di un piccolo letto, un tavolo, una cassapanca e tre seggiole impagliate. Perché strappi le piante del giardinetto e dia in elemosina gli ori, le frange e i merletti della chiesa. Alla messa della notte di Natale, celebrata su un altare senza luci e senza tappeti, indossa scarpe da contadino, predica che Gesù ha voluto nascere in una stalla, proibisce il cenone e ingiunge di fare penitenza.
Pirandello propone cinque diversi sguardi sul giorno di Natale. La tensione tra il rigore pauperistico di un parroco e la devozione popolare delle pie donne del paese. Una festa che termina in pianto. La figura di un Gesù furtivo e pallido che erra per vie deserte nella notte in cui si celebra la sua nascita. Un presepe di guerra nel quale pecore, pastori e Magi vengono sostituiti da soldatini di stagno con i fucili spianati contro la grotta di Betlemme. E un pranzo della festa attraversato con ironia da astuzie e malintesi.