Nel nostro Paese sta emergendo un aspetto poco conosciuto dell’immigrazione: le così dette « seconde generazioni ». Ragazzi nati e cresciuti in Italia, figli di migranti, a causa dell’attuale legislazione vengono discriminati. La Rete G2 lotta per risolvere la situazione (16/02/2009).
In Italia è in costante aumento il numero dei figli dell’immigrazione, le cosiddette seconde generazioni, a causa della loro presenza sempre più consistente tra i nuovi nati e anche grazie ai molti ricongiungimenti familiari. Si tratta di una generazione di bambini, adolescenti e adulti che crescono o sono già cresciuti in Italia, in comune anche le origini straniere, ma che si trovano davanti ad un problema irrisolto: la mancanza di un riconoscimento chiaro e tempestivo dei loro pieni diritti grazie ad un migliore accesso alla cittadinanza italiana.
Per far fronte a ciò, già dal 2005 una parte di loro si è organizzata creando una realtà del tutto nuova nel panorama italiano: la Rete G2 – Seconde Generazioni.
La Rete G2, la cui prima vetrina pubblica è il sito, è un’organizzazione politica ma apartitica nata a Roma ma con membri attivi in diverse città italiane quali Milano, Bergamo, Prato, Bologna, Imola, Ferrara, Modena, Genova ed Arezzo. Il suo obiettivo principale è quello di ottenere una riforma della legge sulla cittadinanza italiana (legge 91 del 1992) più aperta verso i figli d’immigrati cresciuti in Italia, nati nelle città italiane o nei Paesi d’origine.
Principio cardine della la Rete G2 è che i figli di immigrati non debbano dipendere dalla normativa che riguarda chi emigra da adulto per lavorare o studiare ma che la legge che li debba riguardare sia innanzitutto la legge sulla cittadinanza. E che tale legge debba essere modificata rendendola più aperta nei confronti dei figli di immigrati cresciuti in Italia, nati in Italia o in Italia ricongiunti. L’accesso alla cittadinanza, pertanto appare l’unica via che consente ai figli di immigrati di essere considerati realmente dei pari, degli eguali, nei diritti e nei doveri, rispetto ai loro coetanei, figli di italiani. Sulla base delle esperienze dirette e dell’osservazione sul territorio e segnalazione di casi, la Rete G2 ha verificato l’esistenza di molte difficoltà che i figli dell’immigrazione incontrano da anni quando non hanno accesso alla cittadinanza italiana. Difficoltà che li rendono cittadini di serie B rispetto ai loro coetanei con cittadinanza italiana, come figliastri o addirittura come parti estranee alla società, degli sconosciuti in territori dove sono cresciuti e dove diventano adulti, degli “italiani col permesso di soggiorno”. Chi non ha la cittadinanza italiana ha ad esempio difficoltà di accesso agli ordini professionali, non può votare, non può partecipare al servizio civile volontario nazionale e se dipende da un permesso di soggiorno per motivo di studio o lavoro ha continui limiti di spostamento visti i tempi lunghi dell’attesa dei rinnovi. Per la Rete G2 questa situazione permane tuttora, così come riportano i casi segnalati nell’osservatorio G2, all’interno del sito dell’organizzazione.
Altro proposito della Rete è una trasformazione culturale della società italiana perché sia più consapevole e si riconosca in tutti i suoi figli, indipendentemente dalle loro origini e proprio per questo motivo è da sempre stato importante far conoscere la realtà degli italiani con il permesso di soggiorno e cosa la Rete G2 ha elaborato al riguardo.
Grazie ai principali gruppi operativi attivi a livello nazionale e grazie ad internet la Rete riesce a mantenere il contatto con il territorio cercando il confronto con altre seconde generazioni o con realtà che lavorano con seconde generazioni. Per il 2009 parte il progetto « G2 a scuola » che mira a informare e a sensibilizzare gli studenti , docenti, dirigenti scolastici sulle attività e proposte della Rete G2 Seconde Generazioni; attraverso le sue attività e i suoi strumenti di comunicazione. Si cerca di presentare la realtà delle seconde generazioni, attraverso la scoperta del diritto di cittadinanza, così com’è in Italia e nel resto d’Europa e attraverso esempi concreti di integrazione nella scuola e nella società in generale. Il progetto « G2 a Scuola » si propone di sensibilizzare gli insegnati e gli studenti delle classi coinvolte sulle problematiche delle seconde generazioni e sulle discriminazioni a cui vanno incontro senza entrare nel dettaglio delle normative ma valorizzando gli strumenti a disposizione della Rete G2.
Gli strumenti culturali (musica, libri, fotoromanzi, film, siti web, ecc.) accompagnano e sostengono tali attività e iniziative della Rete G2 per darne il massimo risalto. Per farsi sentire spesso non basta la parola e per G2 è molto importante trovare le forme migliori per arrivare a un pubblico più vasto da qui la scelta nel 2007 dello strumento del fotoromanzo per dare più forza e visibilità alla sua campagna di accesso alla cittadinanza italiana da parte dei figli degli immigrati dove si raccontano storie semplici ma sempre con l’obbiettivo di sensibilizzare la società civile sulla necessità di una riforma della legge. Nel novembre di quell’anno alcuni rappresentanti della Rete G2 hanno consegnato nelle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una copia del Fotoromanzo e una lettera. Il Presidente ha accolto con favore le parole e l’appello della Rete G2. Tra le ultime iniziative creative realizzate nel 2008: la Rete G2 ha ideato e curato la trasmissione radiofonica “OndeG2”, e ha promosso la raccolta musicale “Straniero a chi? Tracce e parole dei figli dell’immigrazione”.
Per raggiungere i suoi obiettivi la rete G2 segue un metodo di partecipazione diretta, senza intermediari per un dialogo diretto con le istituzioni. Un lavoro che sia prevalentemente di analisi collettiva della realtà italiana più che di sola testimonianza di singoli percorsi dei figli dell’immigrazione. G2 ha un approccio trasversale alle forze politiche, è una Rete che usa gli strumenti della politica ma si definisce apartitica, ossia non dipende da nessun partito.
Da sempre la Rete G2 ha cercato e spesso ottenuto di dialogare con le istituzioni nazionali e locali, fin dalle massime cariche dello Stato per proporre al Parlamento una riforma della legge 91 del 1992 e per manifestare le proprie critiche su ogni tentativo normativo di rendere separati ed estranei i figli dell’immigrazione rispetto ai loro coetanei, figli di cittadini italiani, come nel caso delle classi separate..
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