Le coin du libraire italien – L’Angolo del libraio (luglio 2011)

Quelques livres italiens récents et “coups de coeur” de Giovanni Solinas, docteur en littérature contemporaine italienne et lecteur à Paris 3 – Sorbonne: “Sentimenti sovversivi”, di Roberto Ferrucci ; “La vite oscena”, di Aldo Nove ; “Monnezza” et “Questo mondo un po’ sgualcito. Conversazione con Andrea Camilleri”, di Francesco De Filippo.

De bonnes lectures d’été!


SENTIMENTI SOVVERSIVI, di Roberto Ferrucci

ISBN edizioni et aussi Les bilingues Meet– 2011

sentimenti-sovversivi_cover.jpgEsistono, anche in Francia, quelle che si definiscono “residenze per scrittori”. Si tratta di luoghi dove certe case editrici invitano a risiedere gli autori in cui credono per permettere loro di isolarsi e concentrarsi sul proprio romanzo. Non è forse del tutto sicuro che questa sia sempre la situazione ideale per uno scrittore, ma di certo è stata ideale per Roberto Ferrucci, che nella residenza di Saint-Nazaire ha scritto il suo ultimo libro, Sentimenti sovversivi. Tanto ideale che il romanzo racconta proprio di questo: la permanenza dell’autore nell’affascinante Saint-Nazaire, la stesura (prevalentemente nella terrazza del residence dove risiedeva, affacciata sull’Atlantico) dei propri appunti destinati a diventare romanzo, e le riflessioni che l’osservazione e la vita in quel luogo fanno nascere in lui.

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Attenzione però, non si tratta di un meta-romanzo, né di un testo pacificamente idilliaco. I sentimenti sono sovversivi perché, nel romanzo di Ferrucci, il senso di serenità ed il fascino per il luogo in cui l’autore si è trovato a scrivere (i suoi paesaggi, i suoi abitanti) si intersecano, evocandolo quasi per contrasto, all’ormai irrimediabile sgomento che egli prova quando pensa al suo paese. L’Italia di Berlusconi, dello strapotere televisivo, dove è ormai scomparsa definitivamente ogni capacità di indignarsi verso ciò che in ogni altro paese sarebbe sentito come inaccettabile; la nazione che oggi trova nella volgarità il suo primo e più riconoscibile segno distintivo, che sembra definitivamente rassegnata ad una sorta di imbarbarimento regressivo e senza speranza è l’oggetto dell’invettiva di Ferrucci.

Ed il dato forse più interessante del testo, oltre al fatto che esca in edizione bilingue (la casa editrice è la Meet – Verdier -, cioè la Maison des Écrivains Étrangers et des Traducteurs de Saint-Nazaire), è proprio questo: l’insistenza con cui l’osservazione della cultura francese fa emerge periodicamente, nella riflessione di chi narra, il tarlo Italia, che contagia e macchia la sua serenità contemplativa. Come a rimpiangere un’occasione perduta, a sfogare la rabbia per ciò che, oggi, l’Italia potrebbe essere e non è.


LA VITA OSCENA, di Aldo Nove

Einaudi, 2010

978880620001gra.jpgNel suo ultimo romanzo, La vita oscena, Aldo Nove racconta, in forma questa volta coraggiosamente autobiografica, di una “discesa agli inferi”. Il romanzo narra la storia di un ragazzo che si inabissa in una serie di esperienze dell’eccesso (droghe, pratiche sessuali estreme), quasi per narcotizzarsi in seguito alla morte dei genitori. “Per scrivere questo libro, per diventare grande, ho dovuto attraversare tutti i fantasmi del mio lutto, decifrarli, capirli, viverli. Per tutta la vita, non facciamo altro che tentare di soffocare i nostri fantasmi. Il più serio dei quali è il fantasma dell’altro, lo straniero. Ma se non li combatti, finisci per diventare tu il fantasma di te stesso.” Così dice l’autore di Woobinda, in un’intervista su “Repubblica” rilasciata a Elena Stancanelli. Il risultato di questa difficile lotta interiore è un romanzo dall’alto grado di efficacia e di forza narrativa.


MONNEZZA, di Francesco De Filippo

Infinito Edizioni, 2011

11b_5.jpgIronico ed assieme disperante, grottesco ed allo stesso tempo preciso nei modi della sua denuncia, il libro di De Filippo è un’inchiesta sulla nascita e la crescita inarrestabile del problema (ma meglio sarebbe dire dell’affare, nel senso economico del termine) “rifiuti” in Campania. O meglio, sul controllo ormai totale ed incontrastato del territorio da parte della camorra; controllo che le ha permesso di gestire il mostruoso business delle discariche abusive (in cui, naturalmente, convergono anche i rifiuti tossici).

Più che fornire cifre e descrivere la portata del fenomeno, il libro di De Filippo sembra proporsi di indagare la natura e gli ingranaggi di quella cultura dell’illegalità diffusa che ne costituisce il contesto, ed in cui esso si alimenta e cresce quotidianamente. Il tutto attraverso il racconto affidato all’italiano molto napoletanizzato di un “uomo del popolo”, testimone dello scempio ecologico ed umano che si è perpetrato in Campania, dove la gente (recita la quarta di copertina) “respira diossina, sprofonda nei rifiuti, si ammala”.

Giovanni Solinas

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QUESTO MONDO UN PO’ SGUALCITO. Conversazione con Andrea Camilleri, di Francesco De Filippo

Infinito Edizioni, 2011

3069158.jpg« Di interviste ad Andrea Camilleri è affollato il mondo del giornalismo e della televisione; di tesi di laurea sulla sua opera sono colmi gli scaffali degli atenei, così come quelli delle biblioteche per quanto concerne libri confessione, ponderose sintesi biografiche, quadri di sicilianità e quant’altro. Che motivo c’era di scriverne un altro, dunque? A mio avviso non ce n’è uno, ce ne sono due.

Comincio dal secondo: il ricavato di questo libro, detratte le spese sostenute dall’editore, andrà in beneficenza. Il primo motivo: nell’abbagliante, stordente e caduco mondo dei media dominato da rapidità e approssimazione, credo che la figura dello scrittore siciliano sia sottovalutata; va corretta. Di riflettori puntati su di lui ce ne sono fin troppi, ma l’immagine che ne rimanda la televisione o la stampa è parziale, banalmente personalistica, a volte paternalistica. Se tralasciamo per un istante la produzione montalbaniana, divenuta suo malgrado quasi un prodotto di consumo, cosa rimane di Andrea Camilleri? Tantissimo ancora: un uomo di grande rigore etico, onestà e intelligenza, uno scrittore di grande talento, un intellettuale engagé ma non barricadero, un anziano ancora curioso e disponibile ad apprendere, un uomo colto che ha attraversato quasi un secolo di storia conoscendo di questa molti protagonisti, un individuo semplice con i suoi difetti, un regista tra i primi a portare in Italia il teatro di Beckett. In una parola, un saggio. » (Francesco De Filippo)

« Un long entretien avec Andrea Camilleri, une conversation à bâtons rompus sur le monde, la politique, la culture… Un livre qui voudrait corriger l’image que bien souvent les médias donnent un peu vite du grand écrivain sicilien. Car Andrea Camilleri n’est pas seulement le père de Montalbano ou le producteur de Maigret, un écrivain de très grand talent, un vieux monsieur sympathique, grand fumeur, plein d’esprit et d’humour : c’est aussi un intellectuel majeur dans l’Italie contemporaine, un penseur engagé au cœur de la société, un homme d’une culture immense, véritable «mémoire historique et père moral» de l’Italie, un jeune homme de 85 ans qui a encore beaucoup de choses à nous dire. C’est à la figure du sage en somme que s’attache ce livre, un livre caractérisé aussi par une très grande liberté de ton – et combien manque cette liberté dans l’expression en France aujourd’hui! » (La Libreria, Paris)

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