È al cospetto della sofferenza umana che trasuda misericordia la nitida immagine del Crocifisso di Miglionico, la scultura lignea del 1600 custodita nella Basilica del paese lucano, vicino Matera.
“E’ assai singolare come a volte i sentieri dell’esistenza di persone apparentemente lontane, accomunate magari solo da profonde credenze di matrice spirituale, finiscano per sovrapporsi nell’angusto cerchio della sopravvivenza e riescano a creare, nell’ambito di un inconsapevole comune intento, simulacri inossidabili, punti di riferimento per le contemporanee e future generazioni costantemente in bilico tra esperienza religiosa e storia dell’arte. E quelle immagini, filtrate attraverso l’ingombrante gusto del particolare momento storico e l’alone dei vecchi secoli, ci sono spesso restituite con cristallina veridicità e trasparenza come nel caso del Crocifisso custodito a Miglionico.” E’ quanto scrive nel suo testo Gabriele Scarcia, eminente storico lucano, su questa opera di straziante inesorabile bellezza.
Un volto che è una preghiera impareggiabile, che “getta uno spiraglio di luce lungo ben quattro secoli – scrive ancora Scarcia – sulle vicende artistiche e religiose siciliane e lucane del Seicento, accendendo i riflettori su due personalità certamente preminenti nell’ambito della già secolare presenza francescana, due padri riformati che si ritrovano, in un delicato momento dei costumi cristiani per la chiesa cattolica, a incrociare e unire le impronte dei loro impolverati sandali per un amore ardente condiviso e inseguito fino alle estreme conseguenze. Padre Eufemio, il committente e Frate Umile, lo scultore, questi i loro nomi; Miglionico, nel Materano, e Petralia Soprana, vicino Palermo.”
Sono quasi 400 anni, dunque, che nel paese lucano viene celebrato, dopo la Santa Pasqua (il 3 maggio), la festa del SS. Crocifisso. La memoria tramandata racconta che la giornata penitenziale fu istituita proprio da padre Eufemio come ringraziamento per aver salvato la chiesa, il convento francescano e i suoi confratelli durante il devastante terremoto del 1626, periodo nel quale il Frate si trovava in Sicilia. Una memoria che attraversa i secoli e che in tempo di Passione appare rilevante e ineluttabile. Come quel viso lacerato, quel corpo così ben rappresentato da mani di artista che il tempo ha reso immortale e che la comunità di Dio intende conservare e mantenere viva nella memoria collettiva. Opere che segnano il tempo e la fede, la tradizione e la preghiera. Una immagine che lacerò ed ispirò il regista Mel Gibson che volle emularla per il suo capolavoro “The Passion”. Era solito andare a pregare davanti al Crocifisso di Miglionico durante la lavorazione del film a Matera, oltre dieci anni or sono.
Un piccolo paese lucano nel quale altre opere pregevoli rimandano alla tradizione cristiana. Fra le quali va infatti annoverato, sempre nella basilica, il pregevole polittico di Giambattista Cima da Conegliano, realizzato nel 1499 e composto da 18 pannelli racchiusi in una maestosa cornice lignea.
Armando Lostaglio
Da Rionero in Vulture (Basilicata)