In questo terribile momento di pandemia che affligge l’umanità da quasi un anno, non sembri retorico parlare di sofferenza mediante un film che della sofferenza (degli invisibili) ne ha fatto la sua cifra emotiva. Parliamo del film NOTTURNO di Gianfranco Rosi, presentato all’ultima Mostra di Venezia, e che rappresenterà l’Italia ai Premi Oscar 2021 (Film straniero e Documentari). Lo ha deciso la Commissione di selezione, istituita dall’Anica. NOTTURNO sarà presente dunque alla cerimonia di premiazione dei film e tenterà, nonostante la spietata concorrenza, di vincere la tanto ambita statuetta.
Il film, premiato col premio collaterale Sorriso diverso, è prodotto da RaiCinema e Art France Cinema. Si tratta di un documentario girato sui confini fra Siria, Iraq, Kurdistan, Libano, luoghi di dolore messi a ferro e fuoco dalla guerra dell’ ISIS. Rosi lo riprese in tre anni, fra macerie umane e sprazzi di speranze. Il merito di “Notturno” è proprio quello di evidenziare, mediante un linguaggio asciutto e senza orpelli, la povertà di chi devasta e la ricchezza di chi resiste nonostante tutto, vivido nei luminosi occhi dei bambini. La regia cosi ben calibrata mette proprio a fuoco quel contrasto fra buio e luci della vita quotidiana, mediante una fredda fotografia che non dà scampo a illusioni di sorta. Gli abitanti di quella martoriata regione mediorientale vivono da anni nel silenzio dell’attenzione che invece meriterebbero da parte della opinione pubblica, che forse segue distrattamente quegli eventi che si consumano sulla pelle di persone innocenti, a partire dai bambini.
Solo per ricapitolare: una guerra per la riconquista di Mosul e Raqqa, strappate all’ISIS nell’estate-autunno 2017, l’offensiva turca contro il Rojava curdo-siriano nell’autunno 2019 e l’assassinio del generale iraniano Soleimani per mano statunitense a Baghdad nel gennaio 2020. Una guerra che si consuma subdola su un territorio appetibile per questioni estrattive da parte di potenze economiche.
Il film di Rosi entra (e spesso indugia) nei gesti quotidiani dei superstiti che resistono e sopravvivono nei gironi danteschi. Il merito del coraggioso documentario sta proprio nel dare l’idea di una sofferenza incommensurabile, che il montaggio (di Iacopo Quadri) ha voluto mostrare, prolungando oltremodo una marcia di soldati o un lamento funebre di madri che piangono i figli uccisi nelle carceri. Le ragazze curde che sono in trincea pronte a sparare. E i bambini che raccontano coi disegni violenze inaudite.
Rosi utilizza linguaggi semplici senza voler realizzare un reportage su quella interminabile guerra. Non condanna né assolve: come nei suoi precedenti film, documenta con lampi di emotività, i luoghi non comuni della pietas, come a Lampedusa (vedi Fuocoammare con intervista Altritaliani a Rosi)), o la vita ai margini del Grande raccordo anulare della Capitale (vedi Sacro Gra): sono sempre vite nascoste agli occhi dell’opulenza. Sono quegli Altri a fornirci uno specchio con cui scrutare noi stessi.
Ha coraggio il Cinema italiano a candidare un film coraggioso come Notturno. E che conferisce ulteriore dignità al documentario. Un grazie speciale va a Gianfranco Rosi, anche per aver dedicato la candidatura alla recente scomparsa della giovane regista Valentina Pedicini.
Armando Lostaglio