Si può essere ‘rital’ e allo stesso tempo costituire una fonte di orgoglio nazionale in Francia? Chi sono gli italiani che hanno lasciato un segno nella storia intellettuale, artistica e sportiva francese? Nel seguente articolo rifletteremo sull’integrazione italiana in Francia riportandovi alla memoria le origini italiane di alcuni personaggi francesi di successo e le dinamiche migratorie che li condussero nel paese d’oltralpe.
VERSION EN LANGUE FRANÇAISE
Link all’insieme del Dossier bilingue (in francese E in italiano) «Odissea italiana». Storie e analisi dell’immigrazione italiana in Francia. 1860-1960. Tutti i contributi.
Jules Claretie (storico e giornalista dell’Académie Française) nel 1908 rivolse le seguenti parole a Raniero Paulucci di Calboli (diplomatico italiano a Parigi dal 1898) da quest’ultimo riportate in prefazione all’opera Larmes et sourires de l’émigration italienne (Société de l’édition et de Publications, Librairie Félix Juven, 1908).
Il y a bien longtemps que je n’ai rencontré dans la rue de ces petits Italiens pleurant devant des statuettes de plâtre, brisées ou invendues. Qui n’a pas vu ce triste spectacle ? Des figurines alignées sur le rebord de quelque logis, et, essayant vainement d’attirer l’attention des passants, un pauvre petit colporteur de ces plâtres, se désolant à l’idée de rentrer chez le patron les mains vides et panier plein. « Comment ! Tu nous rapportes ta marchandise, imbécile qui n’a pas su vendre ! Tu te coucheras, ce soir, sans manger ! »
Ces rencontres pitoyables se font plus rares, parce qu’en faveur de ces enfants martyrs un homme de cœur est intervenu et a mis son talent au service d’une cause juste: la protection des petits. (…) Paix aux morts! Larmes aux victimes! Messine et Reggio et tous ces villages souriants sous les orangers sont un linceul. Mais les petits exilés de la terre italienne souffrent toujours à travers le monde et ce sont leurs pleurs qu’il faut essuyer – pleurs dont s’inquiète encore là-bas, j’en suis sûr, le marquis Paulucci di Calboli, dans «le grand deuil » de la patrie italienne, deuil et douleur qu’ont ressentis fraternellement les cœurs français. Paris, 31 Décembre 1908. (ndr. Versione corretta dai suoi refusi e errori ortografici originali)
Sebbene sia indubbiamente apprezzabile che molti francesi fossero scandalizzati o mostrassero «pitié et compassion» alla vista dei piccoli lavoratori italiani, tali sentimenti nutrivano indirettamente il senso di inadeguatezza dei migranti relativamente alla nuova società in cui si trovavano. La denuncia del lavoro minorile, ad esempio, poteva suscitare scalpore e pregiudizi discriminanti, lasciando apparire tutti gli italiani come approfittatori senza scrupoli, delinquenti, disposti a prostituire le proprie donne e a mandare i bambini a lavorare per strada. Percezione generalizzante, parziale e peggiorativa mutuata all’epoca anche da una certa letteratura (come dimostra ad esempio L’invasion, romanzo di Louis Bertrand del 1907).
[[« Dans le roman L’invasion publié en 1907, l’auteur Louis Bertrand accumule les clichés xénophobes et racistes sur les immigrés italiens à Marseille, qui constituaient alors un cinquième de la population de la ville. Le roman exprime non seulement la peur de l’“invasion” du territoire français par des étrangers, mais reflète aussi la progression d’idées que Bertrand – ultranationaliste et antidémocrate, considérait comme dangereuses pour le bon peuple travailleur et respectueux. » (Isabelle Felici – Université Paul Valéry, Montpellier 3).]]
Gli italiani giunti in Francia tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo, al fine di velocizzare il processo di integrazione sociale, impararono il francese, rinunciarono ad insegnare il dialetto (lingua) delle origini ai propri figli e assunsero in molti casi nomi e cognomi francesi.
Risultato? Il professore Antonio Bechelloni dell’Università Charles de Gaulle de Lille 3 in un’intervista su Fréquence Paris Plurielle (in seno all’emissione radiofonica Envie d’Italie del 4 Febbraio 2013*) ha dichiarato che quattro milioni di francesi abbiano almeno due nonni su quattro di origini italiane. La previsione di Becchelloni stupisce ancor più se rapportata al numero di franco-italiani e francesi naturalizzati di successo che salirono alla ribalta a partire dagli anni Trenta del Novecento.
Grazie al massiccio afflusso di italiani in Francia e alla loro permanenza protratta nel Paese, le differenze fra i nuovi cittadini e i nativi si attenuarono ma non si dissolsero totalmente, continuando a nutrire in loro un’intima ricchezza identitaria: unica e inimitabile. La consapevolizzazione della preziosità di tale bagaglio culturale permetterà agli immigrati di fare di necessità virtù, trovando nuove chiavi d’integrazione sociale e dando alla luce grandi artisti italo-francesi che in diversi ambiti, in particolare quello cinematografico, musicale e sportivo, dimostreranno alla Francia le loro straordinarie qualità. Ne riportiamo qui di seguito alcuni (solo alcuni!), i cui nomi sono ormai noti!
Le origini franco-italiane del celebre politico Léon Gambetta (Cahors 1838 – Ville-d’Avray 1882) ci suggeriscono, però, che l’incontro fra i due popoli aveva già avuto inizio nei primi decenni dell’Ottocento: Gambetta nacque infatti da padre italiano (genovese) e madre francese.
Risalendo velocemente la storia, il primo italiano naturalizzato francese del XX secolo fu l’attore e lottatore Angiolino Giuseppe Pasquale Ventura, meglio conosciuto come Lino Ventura, nato a Parma (Emilia Romagna) nel 1919 e morto a Saint-Cloud nel 1987; emigrò con i genitori a Parigi nel 1927. Rimanendo nella categoria degli attori incontriamo poi Yves Montand (Ivo Livi), nato a Monsummano Terme (Toscana) nel 1921 e morto a Senlis nel 1991, i cui genitori, in quanto socialisti nel 1923 furono costretti a recarsi a Marsiglia per sfuggire alla persecuzione fascista. Come non ricordare inoltre il grande comico francese Coluche (nome di battesimo Michel Colucci) nato a Parigi nel 1944, di padre italiano originario di Frosinone (Lazio).
Seguono numerosi cantanti e cantautori, prima per nascita Rina Ketty (Cesarina Picchetto), nata a Sarzana (Liguria) nel 1911 e morta a Cannes nel 1996; giunse a Parigi negli anni Trenta in visita alle zie da tempo emigrate in Francia e, affascinata dalla mondanità parigina, decise di rimanere. Ancor più famosa e universalmente riconosciuta come una delle più grandi cantanti francesi è Edith Piaf (Edith Giovanna Gassion), nata nel 1915 a Parigi e morta nel 1963 a Grasse, di padre francese e madre italiana (anch’ella cantante conosciuta con il nome d’arte di Line Marsa, Annetta Giovanna Maillard, nata nel 1895 a Livorno e morta nel 1945 a Parigi). Léo Ferré cantautore, poeta e scrittore, nacque a Principato di Monaco nel 1916 e morì a Castellina in Chianti (Toscana) nel 1993, ebbe padre francese e madre italiana; solo nel 1969 fece stabilmente ritorno in Italia dove fu poi raggiunto dalla moglie e dai figli. Serge Reggiani (Sergio Reggiani), nato a Reggio Emilia nel 1922, arrivò in Francia nel 1930, i suoi genitori, similmente a Montand, fuggirono dal fascismo; morirà a Parigi nel 2004 e per tutta la sua carriera canterà sia in francese che in italiano non facendo mistero del proprio attaccamento alla madre patria. Claude Nougaro, anch’egli cantautore, nacque a Tolosa nel 1929 da padre francese e madre italiana insegnante di piano (Liette Tellini).
Risalendo verso la metà del Novecento ritroviamo Iolanda Cristina Gigliotti, meglio conosciuta come Dalida, nata nel 1933 a Il Cairo da genitori calabresi originari di Serrastretta (il padre era primo violinista all’Opera della capitale egiziana). Nino Ferrer (Agostino Arturo Maria Ferrari) nacque a Genova nel 1934 da padre italiano e madre francese. Si chiude la lista con il cantautore, ancora vivente, Christophe (Daniel Bevilacqua, classe 1945), figlio di un imprenditore italiano in Francia.
Passando alla categoria degli ‘intellettuali’, ci immergiamo nuovamente nel XIX secolo con lo scrittore, giornalista, saggista e critico letterario francese Emile Zola (Parigi 1840-Parigi 1902), figlio di madre francese e padre italiano (Francesco Zolla, naturalizzato francese con il nome di François Zola, originario di Venezia e ufficiale della legione straniera francese).
Autore del celebre libro Les Ritals è invece François Cavanna (1923 Paris-2014 Créteil), scrittore, giornalista e disegnatore umorista; suo padre era originario di Bettola (Emilia Romagna). Un altro studioso e storico francese del fenomeno migratorio italiano in Francia è Pierre Milza (Parigi 1932) che, come Cavana, ebbe padre italiano e madre francese e fu autore del libro Voyage en Ritalie (romanzo storico ed autobiografico in cui narra il viaggio in Italia alla scoperta delle sue origini attorno alla valle del Po).
Concludendo con lo sport, tutti ricorderanno il calciatore francese di fama internazionale Roger Piantoni, nato nel 1931 a Etain (Meuse), figlio di immigrati italiani e cresciuto -non a caso- nella città mineraria di La Mourière dove trovarono lavoro come minatori moltissimi italiani. A seguire il dirigente sportivo, allenatore ed ex calciatore nonché presidente UEFA dal 2017 al 2016, Michel Platini (Joeuf 1955) di famiglia italiana originaria del Piemonte ed emigrata in Francia; il nonno da muratore si fece ristoratore, il padre fu invece professore di matematica, calciatore e allenatore. Infine, il più giovane di tutti, Jean Alesi (Giovanni Roberto Alesi) nato ad Avignone nel 1964, opinionista ed ex pilota automobilistico, figlio di siciliani emigrati in Francia.
Alla lista sopra citata si vanno ad aggiungere altri italiani naturalizzati belgi che ebbero un gran successo anche in Francia, come Frederic François, nato a Lercara Friddi (Sicilia) nel 1950: il padre fu minatore in Belgio nel bacino carbonifero di Liegi e fu raggiunto dalla moglie e i figli nel 1951 a Tilleur. Nel repertorio di Frederic François troviamo l’affascinante «Je t’aime à l’italienne» (in ascolto QUI), ma il testo più rappresentativo della questione emigratoria è senza dubbio «Le Rital» di Claude Barzotti, cantautore nato a Chatelineau nel 1953 (Belgio) da genitori italiani:
Je suis rital et je le reste
Et dans le verbe et dans le geste
Vos saisons sont devenues miennes
Mais ma musique est italienne.
Je suis Rital dans mes colères
Dans mes douceurs et mes prières
J’ai la mémoire de mon espèce
Je suis Rital et je le reste…
I grandi protagonisti della storia cinematografica, musicale, intellettuale e sportiva francese appena citati costituiscono un indubbio esempio di integrazione culturale di successo, nati come prodotto di un’intima e perfetta convivenza dell’identità italiana e francese.
Giulia Del Grande
PS: Vedi anche il libro di Alberto Toscano: « Ti amo Francia » (recensione Altritaliani)
Lino Ventura non ha mai voluto essere naturalizzato francese. Il a toujours conservé la nationalité italienne, ne souhaitant pas « renier sur un bout de papier avec une signature la terre où (il) était né »
Saluti.
Pierre
Orgoglio francese e sangue ‘rital’
Buonasera
grazie per l’articolo molto interessante ma manca all’appello tra i figli di italiani che migrarono nel 2° dopoguerra in Francia, Francis Cabrel, figlio di friulani, che oggi è uno dei maggiori cantautori francesi
Orgoglio francese e sangue ‘rital’
Una semplice correzione:
François Cavanna (non Cavana)
autore di Les Ritals e altri libri, fondatore del giornale satirico Bête et Méchant (poi ribattezzato Charlie Hebdo), bon vivant fino all’ultimo.
Saluti
Rossana
Orgoglio francese e sangue ‘rital’
La ringrazio di averci fatto notare la svista, correggiamo subito. Ci è stato fatto notare che mancano alla lista i nomi di Georges Brassens (i cui nonni materni erano italiani), Michel Piccoli e Salvatore Adamo. Ci scusiamo per l’incompletezza dei contenuti ma i grandi italiani sono veramente tantissimi! Grazie ancora per l’interessamento. Buone letture!
Giulia del Grande