Nelle Marche, a Palazzo Scalzi di Sassoferrato (Ancona) e nella sede collegata del Monastero di Santa Chiara, si terrà dal 17 giugno al 5 novembre prossimi la grande mostra ‘La devota bellezza’ dedicata a Giovan Battista Salvi (1609-1685), detto il Sassoferrato, raffinato pittore e scultore. Tra le 60 opere in esposizione, anche 21 disegni provenienti dalla Collezione Reale Britannica mai esposti prima in Italia e gentilmente concessi dalla regina Elisabetta II.
L’arte del passato (1600) torna con Giovanni Battista Salvi, detto il Sassoferrato, e con la mostra che si terrà dal 17 giugno al 5 novembre al Palazzo Scalzi, nella città natale del pittore che amava in particolare la Madonna e i ritratti degli uomini di chiesa (l’ideazione della mostra si deve al Comune di Sassoferrato e alla Fondazione Carifac).
Esistono più di trecento opere del Salvi nei musei del mondo, inclusa la maggior parte dei suoi rimanenti disegni conservata nella collezione Reale del Castello di Windsor in Inghilterra (e che in parte saranno inclusi nella mostra insieme a quaranta pitture). Il fascino di ogni tela o disegno che proviene dai secoli attraversandoli intatti, come se da ieri ad oggi trascorresse un solo giorno, sta proprio nella forzatura del tempo, nel suo recupero, o meglio nel suo annullamento.
La Madonna orante o la Madonna col bambino dormiente ci consegna la devota bellezza, la stesura levigata del colore, la luce tersa. Il tempo è anestetizzato specie nel candore dei volti. Scriveva Jorge Luis Borges nel libro Finzioni (1944): “L’uomo vive nel tempo, nella successione del tempo, e il magico animale nell’attualità, nell’eternità costante”. Lo scorrere del tempo ci spaventa, perché ogni età cronologica che avanza avvicina inesorabilmente al mistero più grande dell’esistenza: la morte.
Osservando le opere del Sassoferrato, di ispirazione divina, mistica, si ha l’impressione che voglia inglobare il senso escatologico di una vita diversa dalle altre. La Madonna, del resto, non è mai morta, ma salita in uno stato di dormizione, di veglia perenne, che però la fa restare vigile sull’essere umano, come misurasse il tempo e lo spazio della sua preghiera, nel raccoglimento che Giovanni Battista Salvi, come pochi, è riuscito ad immortalare. Si dice che il Sassoferrato non firmasse né datasse le sue opere: un altro segno di immortalità che ricorda il regista Federico Fellini, che non inseriva mai la dicitura “fine” al termine dei suoi film.
La delicatezza della Vergine del pittore, di qualunque Vergine, è un esempio altissimo di trapasso della Madre, di assunzione in cielo, là dove sembra che i confini non esistano mai. Il cielo come preludio alla Gloria Celeste tra corpo e anima. La liturgia del Sassoferrato, nel tenero abbraccio tra Madre e Figlio, presenta una caratteristica cromatica che varia impassibilmente dal bianco al rosa, al blu. Le icone senza tempo innalzano una testimonianza in un’iconografia. Non idealizza, né ha elaborazioni sofisticate. La naturalezza di Giovanni Battista Salvi è trattata con deferenza, senza orpelli. Un anti Caravaggio che resiste al tempo e che nella boschiva Sassoferrato ritrova la sua bottega ideale.
Alessandro Moscè
Luogo: PALAZZO DEGLI SCALZI
Indirizzo: Piazza Antonio Gramsci, 5, 60041 – Sassoferrato – Marche
Quando: dal 16/06/2017 – al 05/11/2017
Vernissage: 16/06/2017
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