Il Vulcanica live Festival giunto alla sua XXI edizione si è concluso pochi giorni fa con la partecipazione del quartetto Nüwa, di Enzo Moretto, dei Vergine e di Francesco Di Bella, amatissimo frontman dei 24 Grana e autore da solista del nuovo album “O’Diavolo”, finalista della targa Tenco come miglior album in dialetto. Ce ne parla Chiara Lostaglio dal Vulture.
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Il pubblico della XXI edizione del Vulcanica Live Festival viene accolto, come di consueto, in un intimo abbraccio, nel cortile del Palazzo Fortunato, luogo poetico intriso di storia che ben si sposa con le raffinate sonorità proposte ogni anno dagli artisti del Festival.
È il quartetto di origine lucana Nüwa a darne il via. Formato da Daniele D’Alessandro, Filippo Galbiati, Federico Gueci e Vincenzo Messina, i Nüwa hanno coinvolto con raffinate composizioni jazz avant-garde di influenze europee ed americane. A seguire Enzo Moretto ha presentato in anteprima il suo progetto da solista, riproponendo il repertorio degli A Toys Orchestra in una insolita chiave ricca di fascino.
Nella seconda serata, tocca alla indie-elettronica dal sapore vintage dei Vergine (Lucia Lareglia e Pierpaolo Ovarini) ad aprire il sipario.
A chiudere il Festival, è Francesco Di Bella, amatissimo frontman dei 24 Grana, famoso pop band nato a metà degli anni ’90 a Napoli, già ospiti del Vulcanica, che, questa volta, si propone in duo con l’impeccabile chitarrista Alfonso “Fofo” Bruno. Ha una verve fresca e travolgente Di Bella. Entusiasma con pezzi del suo repertorio e canzoni contenute nel nuovo album da solista “O’ Diavolo”. A fine concerto scambiamo con lui alcune riflessioni:
C.L.: Terzo album da solista “O’Diavolo” finalista della targa Tenco come miglior album in dialetto. Com’è nato questo progetto e come mai hai deciso questo titolo?
Francesco Di Bella: “O’ Diavolo è una figura che sento molto presente di questi tempi, raffigura un po’ questo eccessivo narcisismo che c’è nella società attuale e che schiaccia un po’ dei valori importanti come la sensibilità, l’altruismo, quindi mi piaceva ricordare che stiamo li perdendo. Il disco è nato su questa riflessione e su tanti personaggi che in questo momento fomentano odio, invece secondo me solo l’amore ci può salvare”.
C.L.: “Frontman dei 24 Grana, un rapporto professionale che dura da tanti anni, com’è stato questo passaggio da solista e cosa porti del percorso con loro in questa nuova esperienza”?
Francesco Di Bella: “E’ venuto un po’ naturale. Dopo 18 anni di band ci siamo sentiti un po’ tutti liberi di avventurarci verso nuove prospettive artistiche quindi, sicuramente, era qualcosa che era intimamente connesso con la mia età con il processo di crescita. Era necessario recuperare le distanze con me stesso. Con i 24 Grana è un’avventura bellissima che mi auguro continuerà. L’esperienza con loro mi ha lasciato una grande attitudine umana e professionale. Abbiamo suonato per diciott’anni in tutta Italia, abbiamo condiviso molte esperienze all’estero ed incontrato sempre un pubblico meraviglioso. Un processo di crescita fondamentale dal punto di vista artistico e umano”.
C.L.: Hai aperto il concerto di Iggy Pop al Neapolis Rock Festival, come hai vissuto quel momento?
Francesco Di Bella: “Il ricordo più bello è che durante il sound check, io non me ne ero accorto, me l’ha raccontato mia moglie che era sul palco, a un certo punto Iggy è salito, si è seduto su un flight case e ha iniziato a battere il piede e a provare la musica che facevamo”.
C.L.: Il tuo sound da dove nasce, hai un punto di riferimento musicale?
Francesco Di Bella: “Nasce dalla mia grande passione per la musica, dagli ascolti, ho una quantità infinita di album, continuo a sperimentare, ad ascoltare, trovare nuove soluzioni per divertire me stesso e il pubblico, cercando di mettere sempre la sensibilità e le emozioni al primo posto. Ho tanti punti di riferimento musicale, nella scrittura rimane sempre Bob Dylan che ha rivoluzionato il modo di scrivere le canzoni”.
Hai già suonato al Vulcanica con i 24 Grana. Com’è stato ritornare a suonare nel Vulture?
Francesco Di Bella: “La cosa entusiasmante è che dopo vent’anni queste canzoni stanno ancora in piedi e i ragazzi di Vulcanica e del Vulture avevano voglia di riascoltarle. Questa è l’emozione più bella”.
di Chiara Lostaglio