Per Missione Poesia, la nostra rubrica di poesia italiana contemporanea, un nuovo articolo dedicato alla poetessa sarda Valentina Neri che si consorzia – già da questa raccolta – in quello stile espressionistico che nulla nasconde attraverso il fuoco che tiene sui testi, un fuoco quasi oscuro, capace di eterne metamorfosi, capace di accompagnare il lettore nel punto esatto di collisione, come detto, tra la vita e la morte.
Il precedente articolo scritto per questa autrice in occasione dell’uscita della sua raccolta “Fogliame” è rintracciabile QUI.
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Valentina Neri (Cagliari), vive e lavora nel settore sociale tra Cagliari e Milano. Laureata in Storia dell’Arte è nota come organizzatrice di eventi, mostre, reading e manifestazioni culturali in luoghi insoliti. Per Arkadia ha pubblicato il romanzo Le donne di Balthus (2013); la raccolta di poesie Voli inVersi (2015); per La Vita Felice ha pubblicato la raccolta Folliame (2016); per Edizioni Progetto Cultura la raccolta Zodiaco (2017).
Ha partecipato ad alcuni Festival Internazionali di Poesia, tra i quali il Festival «Cabudanne de sos poetas» di Seneghe. Con l’associazione «Il Grimorio delle Arti», di cui è presidente, ha ideato e realizzato la rassegna poetica Per certi Versi con ospiti di rilievo nazionale come Claudio Damiani, Franca Mancinelli, Franca Grisoni e tanti altri ottenendo numerosi consensi. I suoi libri hanno riscosso ampi apprezzamenti e riconoscimenti da importanti intellettuali come Maria Luisa Spaziani, Dante Maffia, Guido Oldani, Alberto Bevilaqua, Silvio Raffo, Claudio Widmann, Gianni Caverni, Elisabetta Longari e Filippo La Porta. È presente in diverse antologie di poesia contemporanea tra cui “Luci di posizione” curata da Pino Langella con la silloge “Inceneritore”, edita da Mursia. Sue poesie sono tradotte in diverse lingue europee.
Voli inVersi
Diversamente dal solito per Valentina Neri affrontiamo un percorso a ritroso, andando ad analizzare il suo primo libro di poesie Voli in Versi (edito da Arkadia nel 2015) dopo aver parlato, per questa stessa rubrica nell’articolo al link sopra indicato, di Folliame (2016) e dopo aver visto uscire l’ulteriore raccolta Zodiaco (2017). La scelta è stata fatta dall’autrice stessa che aveva desiderio di riparlare di questo lavoro, a distanza di oltre quattro anni dalla sua pubblicazione, considerandolo fondante della sua poetica anche futura.
Un lavoro in poesia che porta come presupposto un legame con la fiaba deve risultare particolarmente caro al lettore in quanto vi è, tra questi due generi, un’inevitabile intesa che trova origine proprio in quella parola poetica sostanziale che li unisce e li narra, attraverso il valore espressivo che genera una comunicazione efficace e profonda, evocativa e per certi versi unica. In questo senso Amelia Rosselli intendeva la parola come “pozzo di comunicazione” ovvero capace di essenzialità, scavo e, appunto, unicità: parola che sa affrontare le infinite direzioni di significato che possono risultare suggerite dal suo utilizzo. Il dire poetico e fiabesco ha, in questa direzione di senso, una portata metaforica enorme e vivida, che è sorretta dalla cura della lingua e del linguaggio, sottraendo queste ultime al logoramento dell’uso comune.
La raccolta della Neri dunque, che pesca dal fiabesco per approcciarsi alle tematiche più forti e possibili della vita, dell’amore e della morte, si manifesta nei suoi versi e nella sua espressività incendiando e – a volte – trasfigurando la parola poetica stessa, quasi la lingua nota fosse non sufficientemente intensa o capace di sottolineare le emozioni che si vogliono rendere, quasi fosse necessario alterarla, reiventarla, forgiarla per nuovi utilizzi e questo vale sia per ciò che sembra reale o caro all’autrice, sia per ciò che vuole dimostrarsi come risvolto duro e spietato di un’esperienza, sia nella rappresentazione di quelle dimensioni di carnalità e sensualità, che caratterizzeranno tutto il percorso poetico letterario di scrittura della Neri.
Venendo al contenuto vero e proprio notiamo come il libro, che si compone di una sessantina di poesie, presenta uno sfondo principalmente sociale – e non potrebbe essere diversamente in quanto la fiaba pesca esclusivamente dal sociale e, come dice Calvino “è il catalogo dei destini umani” – nel quale le immagini di grandi artiste della storia del cinema si riflettono in una fiaba in poesia che, per l’autrice, le rappresenta, le contiene, è in grado di raccontarle meglio di una biografia. Questo perché, da sempre, la poesia si addentra nello spessore psicologico dei fatti e dei personaggi che racconta – cosa che la fiaba da sola non può fare, troppo intenta com’è ad afferrare il momento, a ritrarlo in pochi tratti essenziali, a gettare il protagonista nel mondo per adempiere a quel rito che ha fretta di essere compiuto – ed anche in questo caso, a conferma della proiezione umana ed empatica – se pur delineante tratti drammatici o che evocano momenti tristemente illusori – che ne ricaviamo, i protagonisti, o meglio le protagoniste, sono delineate nei tratti più significativi della loro esistenza, negli incavi più profondi della loro anima, nei momenti che hanno potuto determinare un passaggio o una stasi del loro status. Così incontriamo, ad esempio, attraverso Cappuccetto Rosso Shirley Temple quale prodigio di precocità, costretta a flirtare col mondo bamboleggiando millantate innocenze per provocare insane libidini; attraverso Cenerentola Grace Kelly stretta d’amore in manette di abbagli interrotti; attraverso la protagonista di Scarpette rosse Greta Garbo, con la sua ansia di crescere e il suo improbabile rapporto col tempo, troppo adulta/per poter giocare/troppo vanesia per sragionare.
In un gioco serissimo Valentina Neri ci racconta, in sintesi, la menzogna di esistenze che solo in apparenza appaiono perfette, senza ombre o problemi e, al tempo stesso – questo nella seconda parte del libro, nella sezione Bestiario – ci offre un’occasione di riflessione, denunciando il male e il malessere di una macelleria sociale che impone un abbassamento morale, una rinuncia ai propri desideri, ai propri sogni in nome di un immaginario di apparenze che non corrisponde al vero senso della vita, ma che viene determinato da quel soffocante senso di precarietà che partorisce la perdita d’identità e che porta a rinchiudersi nell’utopia di una fuga, cercata anche solo in una Coca-cola, laddove la libertà cede il passo alla prigionia perché in questa atemporalità madida d’asprezze la libertà è un’utopia distante.
Il riscatto, o la voglia di desiderare non tanto un lieto fine – come dice Davide Rondoni nella prefazione all’opera – quanto un compromesso nell’eterna lotta tra il male e il bene, tra la morte e l’amore dove a quest’ultimo sia data una chance di vittoria, avviene nelle ultime parti del libro, nelle sezioni Figure della Felicità e Oro. Qui si completa l’ultimo rovesciamento possibile: attraverso l’amore si superano le paure (Cenerentola), si acquisisce un’identità (Cappuccetto Rosso), si può sperare di restare in vita (La piccola fiammiferaia). Attraverso l’amore che è fatto anche di sensualità e che arriva all’amplesso si acquisisce consapevolezza e pienezza di sé stessi, ci si accorge di esistere: Avvengo/ogni giorno (Figure della Felicità); attraverso l’amore – questa volta condiviso – si placano i bisogni oppressi, si vincono le battaglie interiori, si ritrova quella parte di noi che sembrava smarrita (Oro).
Per concludere, ci sembra evidente che la poesia di Valentina Neri si consorzia – già da questa prima raccolta – in quello stile espressionistico che nulla nasconde al lettore che, anzi, è spesso travolto dalle esagerazioni – che però sono anche la forza – di questi testi, è attratto magneticamente dalla violenza di certe espressioni, è da subito consapevole che non si fanno sconti metaforici né si creano scudi linguistici ai sentimenti: è il fuoco che tiene su questi testi, un fuoco quasi oscuro, capace di eterne metamorfosi, capace di accompagnare quello stesso lettore nel punto esatto di collisione, come detto, tra la vita e la morte.
Qualche testo da: Voli InVersi
Sorella
Pasticcio d’altruismo
inopportuna schiettezza
e bellicosa friabilità malcelata.
Instabile e sdrucita d’incuria
ma forte come un virgulto
in guerra col maestrale.
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L’invito
Toccarsi d’occhi tanto da sentirsi
tra acuti maestralini irriverenti.
Ho voglia di sentirti, e tu già dentro
ansioso sensuale manifesto.
Ci separa il sospeso.
Trovarti fra le tue carte,
avvinto in testardo timore.
Non sapevo che il presagio
a guida dei miei involuti: sì!
Mani a chiomare sui capelli
Fuggire e fuggire
in avvinghi balocchi come gli anni.
Comprimimi come in un guizzo
come in un suono
come in un quadro
come in un verso.
Come ciò che non contengo
per trabocco d’incapienza.
Non ho nulla, oltre il dare
dunque accoglimi.
*****
Il segreto di Cappuccetto Rosso
Ingoia nel tuo ventre la mia disobbedienza.
Il mio peccato abdica a servizio della tua crudeltà
Nessuno deve vedere nascosta,
sotto il rossore pudico dal mio cappuccetto,
la voglia mia che ho del male.
Nessuno deve capire
la magia di te che mi turba i sensi
la perversa anima tua che mi farà donna.
Ambisco ad essere punita
Voglio essere vittima
sono la voglia tua che hai del male.
Sapevo tutto! del bosco … del lupo …
E ora ti vengo incontro:
non puoi deludermi.
Sii tu quello che non sei
non hai speranza
Seducimi solcandomi il corpo con la foga dei tuoi artigli
graffiami con la soavità delle tue bugie
Ingoiami … Non vomitarmi!
Ingoiami.
Ingoia la mia solitudine incompresa
Ingoia la mia inetta nullità.
Fammi male, tanto male
male da essere capita,
male da non poter più essere ferita.
Male da poter essere qualcuno
nel bosco nero dell’ ipocrisia
finalmente
Qualcuno.
*****
Svagonerie e vaneggi
Non mi regalerò all’ingorgo malato
nell’asse dell’assenso disperato
come un messaggio imbottigliato
che non arriva mai a destinazione.
Mezzogiorno di frustrazione!
trascorso tra i semafori rosso relativo
e l’ironia del clacson collettivo
affetto da diurna licantropia.
Salirò invece su un treno e svagonerò
accoccolandomi tra scampoli di vita altrui
alienandomi all’occorrenza
per sognare indisturbata
fino alla prossima fermata.
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Avvengo
Avvengo
ogni giorno
da te penetrata e fertile
mai sazia nel ventre
di trastulli attraenti la vita.
Così avvengo, come non sapessi …
Strumento risuono
abbandonata tra dita intente
a stuzzicar corde di me
orfane di suono.
Cerco almeno l’altra mia voce.
Così canto, come non capissi …
Bologna, 10 novembre 2019
Cinzia Demi