1914-2014. A l’occasion du Centenaire de la Première Guerre Mondiale et des commémorations de l’Armistice du 4 novembre 1918, la présidence italienne du Conseil des ministres, en collaboration avec le Ministère italien des Affaires étrangères, organise en avant-première la projection simultanée, dans les ambassades, consulats ou Instituts culturels italiens du monde entier, du dernier film d’Ermanno Olmi, “Torneranno i prati”. Le film sort sur les écrans italiens le 6 novembre. Il est prévu au programme de la grande rétrospective Olmi qui aura lieu à la Cinémathèque française de Paris à partir du 25 mars 2015.
Le programme de la rétrospective Olmi à la Cinémathèque française.
Inspiré de faits réels survenus après les combats sanglants de 1917, ce film retrace le cours d’une nuit dans les tranchées des Préalpes vicentines, à travers les souvenirs et les récits de jeunes soldats, ayant chacun leur propre vision de la guerre et de la vie.
Mon père avait 19 ans lorsqu’il fut appelé sous les drapeaux. A’ cet âge-là l’exaltation de l’héroisme enflamme les esprits et les coeurs. Il choisit le corps d’élite des bersaglieri, bataillons d’assaut, et il se trouva en plein carnage sur le haut plateau du Carso et la bataille du Piave, qui a marqué sa jeunesse, ainsi que le reste de sa vie. (Ermanno Olmi)
Projections en avant-première de
Torneranno i prati [Italie 2014 – 80’ (VOST en français)
de Ermanno Olmi
Avec Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Andrea Di Maria
Date: mardi 4 novembre 2014
Lieux: IIC Paris à 19h, IIC de Marseille à 18h30, IIC Strasbourg à 18h30, IIC de Lyon à 18h – Entrée libre dans la limite des places disponibles – Réservation obligatoire – Consultez les sites des différents Instituts culturels italiens de France
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Suggestion de lecture:
“Torneranno i prati”, Ermanno Olmi e la Grande guerra: “Vorrei fosse un film utile” di Federico Pontiggia | 23 marzo 2014 Dal Fatto Quotidiano del 15 marzo 2014
Perché questo film, perché la guerra?”. Se lo chiede, e ce lo chiede, il maestro Ermanno Olmi, che a quasi 83 anni (il 24 luglio) è tornato dietro la macchina da presa e nella trincea della Prima guerra mondiale con “Torneranno i prati”. Appena finito di girare ad Asiago, dove vive, che film sia lo dice subito: “Vorrei che ancora prima che bello fosse utile”. Arriva nel centenario della Prima guerra mondiale, ma – dice il Maestro – “in tutte le celebrazioni il pericolo è lo sventolio di bandiere: ci vuole anche, ma guai se fosse il solo modo per ricordare. Le versioni ufficiali non sono mai credibili, le bugie, gli atti di prudenza non devono essere taciuti: dobbiamo sapere, conoscere, perché se non è sincera come può la Storia essere maestra?”.
Riprese per otto settimane sull’Altopiano dei Sette Comuni, sul set dalle quattro del pomeriggio alle quattro di notte, con temperature fino a -10 gradi, cinque metri di neve e gli attori, tra cui Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti e tanti non professionisti del luogo, costretti a portare le attrezzature su una delle due trincee ricostruite, quella in Val Formica sotto il Monte Zebio: “Volevo fare un film di un’ora e mezza in tempo reale, ma mi è stato impedito: non dalla censura, ma dalla meteorologia. Scenografie completamente sepolte dalla neve, il sole ma dopo pochi minuti una nebbia da lupi: da diventare pazzi”. Non più in tempo reale, ma rimane “pizzicata qua e là” un’unica notte, piazzata al preludio di Caporetto (24 ottobre 1917), “il preludio della disfatta: dagli alti comandi viene l’ordine di trovare un posizionamento per spiare la trincea avversa, e i soldati dell’avamposto devono eseguire. Venivano dai latifondi, poveri, uguali agli austroungarici nella trincea di fronte, che cosa fosse la guerra nemmeno se lo chiedevano”. E vanno incontro al massacro: sull’Altopiano sono morti in 50 mila provenienti da 23 nazioni, i resti raccolti prima in 41 cimiteri volanti, poi in un ossario. E la guerra non è finita: ancora nel 2013 sono state fatte brillare 157 bombe, solo l’altro giorno due bambini di 8 anni sono stati trovati a giocare con un calibro 75. Un incubo, questa realtà, e un “filmonirico”, prodotto da Cinemaundici, Ipotesi Cinema e Rai e atteso alla Mostra di Venezia, di cui Olmi svela un’evocativa battuta: “Dopo una disfatta, tutti tornano a casa loro e dopo un po’ tornerà l’erba sui prati”.
Sì, “torneranno i prati”, e si chiameranno speranza, la sola che può cancellare i solchi incisi sulla natura, le ferite inflitte all’uomo dalle trincee: “La Prima mondiale è stata l’ultima guerra con tracce di umanità, dalla Seconda lo scontro di nazioni ha imbarcato ideologie e razzismo: disumano”.
Gli occhi di Olmi si incupiscono, ma non molla la domanda: perché la guerra? “Perché – citando la lettera di Einstein a Freud – la più grande stupidità criminale che l’umanità possa commettere? La guerra non è l’epidemia di un virus sconosciuto, è conosciutissimo: scoppia in famiglia, da sempre. Quando ci si prende a sberle non c’è possibilità di ritorno, ma oggi non puoi starnutire che ti mandano affanculo…”. E così ci si ritrova oggi “sull’orlo di una tragedia che rischia di assomigliare molto a quella della Prima guerra mondiale, ma con conseguenze ancora più devastanti”.
Olmi traccia le analogie, si scaglia contro “Casa Savoia, da sempre distratta nei confronti della storia, che ritenne più conveniente legarsi alle nazioni bisognose di mercati in Europa, un po’ come oggi fa la Merkel”, ed esorta gli storici alla verità: “Fate questo lavoro, e vedrete quanti fatti vergognosi di cui dobbiamo arrossire e abbassare il capo”. Ma lui alla storiografia ufficiale non s’è rivolto, ha riletto libri di testimoni diretti, come l’amico Mario Rigoni Stern, Gadda, e Lussu, ma oltre a questi autori, che “hanno vissuto ma anche metabolizzato letterariamente quegli eventi”, s’è appoggiato al padre, al pastore Toni il pazzo del suo docI recuperanti (1969) e ad altre “pagine di anonimi: c’era il nome in fondo, ma era quello di chi non ha nome. La verità l’ho trovata lì. Perché la storia ufficiale la scrivono gli intellettuali, quella reale chi non ha parola”.
Non vuole essere pessimista, il Maestro, ma nella nostra società ravvisa “la sonnolenza di chi vive sull’orlo della tragedia e non sa come reagire: la democrazia è tradita, e dopo le istituzioni i più meschini sono gli agnostici, quelli che disprezzano un diritto che è anche un dovere, il voto”. Dunque, serve disobbedire, come due dei suoi soldati: “Fanno prevalere la propria coscienza sulle esigenze militari dei comandi superiori: la disobbedienza è un atto morale che diventa eroicità quando la paghi con la morte. Ma sui monumenti che ritraggono gli alti comandanti, bisognerebbe scrivere sotto ‘criminale di guerra’”. Prepariamoci, dunque, al grido di pace di Torneranno i prati, che si leva dall’Altopiano innevato di Asiago e si spinge nel “Deserto dei Tartari”: forse, anche qui il nemico non c’è. “Siamo noi il nostro nemico”, ammonisce Olmi. E invita al discernimento: “Perché tra Adriano Olivetti e Berlusconi c’è una differenza, o no? Dobbiamo uscire dall’indifferenza, dal torpore che ci avvilisce, e capire che la guerra si combatte dentro di noi, contro le nostre omissioni quotidiane”. Dopo“ Il mestiere delle armi”, “Torneranno i prati”, e arriverà il mestiere della pace. Olmi ci crede, ci crede ancora. E noi?
Visionnez la bande-annonce:
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Ermanno Olmi (Bergame, 24 juillet 1931).
Les derniers mois de la Seconde Guerre mondiale (44‐45) sont marqués par une forte disette: Ermanno travaille comme apprenti boulanger. Après la guerre il est embauché par Edison où il tourne une quarantaine de documentaires, parmi lesquels La diga del ghiacciaio, Michelino 1aB (avec le texte de Goffredo Parise) et Grigio (avec le texte de Pier Paolo Pasolini). Son premier long métrage date de 1959, Le temps s’est arrêté ‐ Il tempo si è fermato. En 1961, au Festival de Venise, il remporte le prix OCIC et le Prix de la Critique Internationale avec le film Il posto, qui est honoré de diverses récompenses dans d’autres festivals internationaux. En 1978 avec L’arbre aux sabots ‐ L’albero degli zoccoli, le film sur la vie des paysans il reçoit la Palme d’Or au festival de Cannes. En 2005 il signe une des trois parties du triptyque Tickets avec ses amis Kiarostami et Loach. En 2009, en collaboration avec la Cinémathèque de Bologne et le Ministère pour le Tourisme et le Spectacle, il tourne TerraMadre. En 2011, hors concours, à la 68ème Mostra Internationale du Film de Venise est présenté le film Le village de carton ‐ Il villaggio di cartone.