Una notizia di portata internazionale, un soffermarsi… E’ andato alla scrittrice bielo-russa Svetlana Alexievich il Nobel per la Letteratura 2015, costretta a lasciare il suo paese perché accusata di essere una collaboratrice della Cia.
Il riconoscimento le è stato assegnato dall’Accademia Svedese per “la sua polifonica scrittura nel raccontare un monumento alla sofferenza ed al coraggio dei nostri tempi”.
“Amo il mondo russo, ma non quello di Stalin e Putin”.
Una delle prime dichiarazioni pubbliche di Svetlana Alexievich, ieri dopo la premiazione e dedicata ai due capi di stato, ai due uomini che per l’autrice di “Preghiera per Chernobyl”, “Ragazzi di zinco” e “Tempo di seconda mano” rappresentano il passato che…non passa, quello dell’unione Sovietica.
“E non mi piace nemmeno l’84% dei russi che chiede che gli Ucraini vengano uccisi – ha aggiunto durante una conferenza-stampa al Pen Club di Minsk.
La scrittrice è inoltre convinta che in Siria Putin stia mettendo in piedi un ‘secondo Afghanistan’.
Nata in Ucraina nel 1948, Svetlana si è poi trasferita da ragazzina con la famiglia in Bielorussia.
Ha lavorato come insegnante e giornalista e, a causa della sua critica al regime, ha spesso vissuto all’estero. Ha raccontato le donne che hanno partecipato alla Seconda Guerra Mondiale ed il disastro nucleare di Chernobyl.
In PREGHIERA PER CHERNOBYL – Cronaca del futuro, nel 2002, scrisse, tra l’altro:
“…Sono passati più di dieci anni… Cernobyl’ ormai è diventato una metafora, un simbolo. È diventato perfino storia. Sono state scritte decine di libri, girati migliaia di metri di pellicola… Cosa possiamo aggiungere ancora? Inoltre, è perfettamente naturale che la gente voglia dimenticare Cernobyl’ e preferisca pensare che appartiene ormai al passato… Ma questo libro non parla di Cernobyl’ in quanto tale, ma del suo mondo. Proprio di ciò che conosciamo meno. O quasi per niente. A interessarmi non era l’avvenimento in sé, vale a dire cosa era successo e per colpa di chi, bensì le impressioni, i sentimenti delle persone che hanno toccato con mano l’ignoto. Il mistero. Cernobyl’ è un mistero che dobbiamo ancora risolvere… Questa è la ricostruzione non degli avvenimenti, ma dei sentimenti. Per tre anni ho viaggiato e fatto domande a persone di professioni, destini, generazioni e temperamenti diversi. Credenti e atei. Contadini e intellettuali. Cernobyl’ è il principale contenuto del loro mondo. Esso ha avvelenato ogni cosa che hanno dentro, e anche attorno, e non solo l’acqua e la terra.
Tutto il loro tempo. Questi uomini e queste donne sono stati i primi a vedere ciò che noi possiamo soltanto supporre… Più di una volta ho avuto l’impressione che in realtà io stessi annotando il futuro…”.
Maria Cristina Nascosi Sandri
Da Ferrara