‘Strega Borghese’ (Milena Edizioni) di Biagio Arixi è la storia di Carmen, affascinante figura sullo sfondo di una Sardegna tanto bella quanto arcana e misteriosa, se ne legge la continuazione nel precedente ‘Strega Plebea’ del 2012. Ancora una volta lo scrittore cagliaritano incanta il lettore mischiando l’occulto al manifesto e realizzando una ‘pozione’ narrativa di bella magia.
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La ‘Strega borghese’ ammalia di un fascino arcaico e sensuale, fin dalla copertina; è la Strega borghese tratteggiata da Biagio Arixi nel suo ultimo romanzo (Milena edizioni, 2018), una fanciulla dai caratteri mediterranei spuntata dalle fresche e limpide acque. Oppure è la Sardegna tutta, misteriosa e primordiale come atavica è la lotta fra il bene e il male?
E’ che in quella splendida Isola ogni elemento prende forma! In questo intrigo di fisionomie Biagio Arixi sa districarsi, con linguaggio asciutto e poco barocco, nei meandri di una storia cucita addosso ad una fanciulla nata da sortilegi e cospirazioni fra nobili e plebei, per approdare infine al bene di una vita nuova (il nipotino). La fanciulla sarda è Carmen, che già evoca storie lontane di girovaghe e gitane.
La Carmen di Arixi passa da strega plebea a strega borghese, seguendo la linea di un destino beffardo che la segue come se leggesse le linee del palmo della mano. Carmen è forte, e quando non ce la fa, ecco in soccorso subentrare forze misteriose, del male a fin di bene (forse?). E che la sorreggono tirandola fuori dai sortilegi e dai presagi.
Pagine che alludono ad Edgar Allan Poe: situazioni tenebrose che forse Mario Bava avrebbe saputo portare sullo schermo, con tinte più da noir che da horror. L’ultimo conflitto mondiale viene riletto e vissuto fra leggende sarde e dicerie popolari: in viaggio per Bosa, dopo essere stata costretta ad abbandonare Villasor, suo paese natio. È in fuga dopo un assassinio verso il castello Malaflores, proprietà della contessa Milly, personaggio altrettanto recondito.
Arixi sa mescolare bene le carte da gioco, al netto di una storia che fa della sua Sardegna l’epicentro (o l’epilogo) di una antropologica manifestazione di affetto.
Armando Lostaglio
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Dello stesso Biagio Arixi ‘Altritaliani’ ha pubblicato una recensione di Armando Lostaglio su “Sono figlio di Oscar Wilde”.
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Sinossi: Evento bellico, leggende sarde e dicerie popolari si scontrano in questo romanzo che narra la storia della giovane e misteriosa Carmen. Il lettore la incontra in viaggio per Bosa, dopo essere stata costretta ad abbandonare Villasor, suo paese natio. È diretta al castello Malaflores, proprietà della contessa Milly, in fuga dopo aver assassinato, grazie all’aiuto degli spiriti maligni, il priore Battista Fogu, suo padre. Ben presto il lettore viene a conoscenza delle doti soprannaturali che il narratore in breve tempo gli anticipa: la giovane Carmen, etichettata come “strega plebea”, ha sia il dono della preveggenza sia quello della telecinesi. Nella gabbia dorata del castello, lontana dal conflitto mondiale e protetta dalle dicerie dei compaesani, acquisirà nuovi poteri, cercherà di imparare a gestirli, distinguendo la realtà vissuta dai viaggi onirici, e conoscerà verità scomode.
Biagio Arixi è nato a Villasor (Cagliari), ha pubblicato in prosa: “Figlio di vescovo” (Tullio Pironti editore, 1989); “Peccati scarlatti” (Edizioni Libreria Croce, 2009); “Donne… per niente” (Edizioni Libreria Croce, 2011); “Strega plebea” (Arkadia editore, 2012); “Sono figlio di Oscar Wilde” e “Il riflesso” (2015) numerose fiabe di successo tradotte all’estero, tra le quali: “Il mago innamorato” (Einaudi scuola, 1988). Diverse le raccolte poetiche: “Amore: sale quotidiano” (1979); “Polvere nera” (1980); “Diverse giovinezze” (1982); “Violenza immaginaria” (1984); “Grandine” (1986); ”Piacevole punizione” (1989); “Le vie del cuore” (1996); “Cayba d’amor – Poesie scelte” (2001, premio Poesia Camaiore Speciale Giuria 2002); “L’amore è libertà” (2007); “Alfabeto d’amor” (2012).