Al Giorno Ebraico della Memoria – 27 gennaio.
Perché la data del 27 gennaio? Il 27 gennaio del 1945 i carri armati dell’esercito sovietico sfondarono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, nell’attuale Polonia. E ogni anno nel mondo si celebra il Giorno della Memoria per ricordare le vittime dell’Olocausto rinchiusi e uccisi.
Son Ebreo… è una poesia scritta da František Bass, piccolo-grande poeta, quando aveva 11 anni, in campo di concentramento.
Era nato il 4 settembre 1930, a Brno, oggi seconda città dopo Praga, della Repubblica Ceca e capitale storica dell’antica e cólta regione della Moravia.
Fu veramente un picco-grande poeta: le sue liriche, tradotte in inglese da Edith Pargeretova, son opere di spessore incredibile; il dolore, la sofferenza, specie in un bambino, son esperienze che maturano, rendono adulti anzitempo e Franta – questo vezzeggiativo fu il suo pseudonimo autoriale – le fermò, per sempre, sulla pagina scritta, piccoli capolavori di umanità negata da una delle più atroci prove che l’uomo abbia fatto subire ad un ‘altro’ uomo.
Franta fu condotto a Terezin, (Theresienstadt), il campo di concentramento dei bambini, il 2 dicembre 1941.
Quel campo, il ‘fiore all’occhiello’ di Hitler, fu il gioiello della sua mostruosa e sapiente propaganda: vi si giraron filmati, venivano fatte regolarmente visite da personaggi di spicco, per mostrare loro che il nazismo creava talenti, esprimeva cultura, non morte: in realtà i bimbi venivano poi uccisi – ne furono internati 15.000, si salvarono in 100 !! – prima del compimento del quattordicesimo anno di età.
Ecco perché il piccolo Franta, che ormai aveva oltrepassato, seppur da poco quell’età fatidica, venne condotto ad Auschwitz il 28 ottobre 1944 dove morì dopo soli due giorni, otto mesi prima della fine del Secondo conflitto mondiale.
La sua poesia che segue è conservata in una bacheca di vetro nella Sinagoga vecchia di Praga, una delle culle della civiltà mitteleuropea, la capitale della Repubblica Ceca che qualche tempo fa, durante un viaggio, ebbi modo di leggere, per caso.
Mi colpii tanto e volli tradurla per proporla proprio per il Giorno della Memoria di quest’anno, a 75 anni dalla liberazione di Auschwitz.
Grande è il potere di quelle parole, che si potrebbero trasporre in ogni lingua e dialetto del mondo: dietro ognuna di esse, frutto di orgogliosa identità da difendere dalla criminale damnatio memoriae, ci sono un significante ed un significato dal sapore universale!
« Davanti a questa immane e atroce tragedia non è ammissibile l’indifferenza ed è doverosa la memoria« , ha detto il papa. « L’anniversario dell’Olocausto, l’indicibile crudeltà che l’umanità scoprì 75 anni fa, sia un richiamo a fermarci, a stare in silenzio e fare memoria. Ci serve, per non diventare indifferenti ».
Son Ebreo
Son Ebreo ed Ebreo rimarrò.
Anche se morissi di fame,
mai mi sottometterei ad alcuna nazione,
combatterò sempre
per la mia nazione, sul mio onore.
Non mi vergognerò mai
della mia nazione, sul mio onore.
Son fiero della mia nazione,
una nazione più che mai degna d’onore.
Sempre sarò oppresso,
e ancora rivivrò, per sempre.
Maria Cristina Nascosi Sandri
(Da Ferrara)
Link interni:
Nella camera oscura di Wilhelm Brasse a Auschwitz: il n° 27129
Un pianista pugliese, memoria viva della musica concentrazionaria – Intervista a Francesco Lottoro
Link esterno:
- Volavkova, Hana, ed., I Never Saw Another Butterfly… Childrens’ Drawings and Poems from Terezín Concentration Camp, 1942-1944. Expanded Second Edition, with a Foreword by Chaim Potok and Afterword by Vaclav Havel. (New York: Schocken Books, 1993.) 106 pages
https://www.amazon.com/Never-Saw-Another-Butterfly-Concentration/dp/0805210156