Siamo al solito divario d’idee non tanto tra « nord » e « sud » nell’UE, quanto tra chi antepone il senso della Storia e chi la ragioneria dei conti. Esempi:
1) Anni 70: L’Italia « faceva acqua » con l’inflazione della lira e i tassi che (per inseguirla più che contenerla) si avviavano oltre il 20%. La crescita dei debito pubblico (per quanto inferiore a quello odierno) non aveva più controllo, e neanche più sottoscrittori all’interno né presso il pubblico, né presso le banche e nemmeno presso la Banca d’Italia perché tutti ne erano già strapieni. Il divario con l’inflazione del marco, praticamente inesistente (dunque con il suo tasso, minimo quasi come quello dell’Euro oggi), a causa della diversa quantità di moneta in circolazione che stava portando il cambio Lit/DM da 150 a 1000 (come poi arrivò quando alla sfiducia per la crisi economica si aggiunse quella generale per lo Stato, con le BR, il terrorismo, i rapimenti, la tangentopoli già sottobosco, ecc.). Allora, per trovare il rinnovo delle sottoscrizioni del debito Emilio Colombo, ancora una volta ministro del Tesoro, andava ogni tanto da Hans Apel, Ministro delle Finanze del Cancelliere Schmidt, per chiederglielo. E questi glielo rinnovava non perché gli era simpatico, ma perché sapeva che se non aiutava l’Italia si sarebbe ritrovato nel medio e lungo termine, ossia nel periodo storico immediatamente successivo, una parte di boomerang in Germania con l’ossigeno della bilancia commerciale dell’Italia chiuso (anche a causa dell’ulteriore soffocamento senza la bombola del rinnovo del prestito tedesco).
2) Idem per il sostegno della Germania (e degli altri Stati membri) agli aiuti regionali dell’allora CEE.
3) Fine anni 80/inizio anni 90: Unificazione tedesca: Il cancelliere Kohl la volle subito al cambio politico tra i rispettivi marchi di 1/1 anziché a quello di mercato voluto da Pöhl di 1/4 (o a quello eventuale di 1/2), che per questo si dimise subito da Governatore della Bundesbank. Anche qui, a costo dell’inflazione così importata (e comunque a livello di qualche unità e non diecine di punti) dall’ex Germania dell’est, poiché in questa mancavano produzione e prodotti allo stesso livello di quelli a ovest, è stata così sostenuta la ricostruzione più rapidamente che se quelli dell’est fossero rimasti capaci di sostenere la domanda e la stessa ricostruzione con 1/4 del loro potere d’acquisto (psicologicamente oltreché economicamente). E anche qui, allora, l’intuito storico ha prevalso su quello economico: sia all’interno (per evitare che sorgessero estremismi d’insoddisfazione come quelli di questi anni), sia verso l’esterno prima del rischio che la caduta di Gorbaciov potesse riportare Mosca ai precedenti revanscismi.
4) Idem, contemporaneamente, per gli aiuti della Germania alla Polonia e agli altri suoi Paesi limitrofi a est, come bombola d’ossigeno al suo stesso interscambio commerciale.
5) Anni 90: Perplessità sulla capacità dell’Italia d’entrare nell’Euro: superate anche queste tanto dalla figura di Ciampi come Presidente del Consiglio e poi Ministro del Tesoro, quanto dalla convinzione sua e degli altri che la Storia non fosse meno irreversibile delle regole rispettate di partecipazione allo SME a questo fine.
6) Inizio del decennio scorso: Crisi della Grecia: opposizione tra Schäuble ministro dell’economia e Merkel cancelliera per la quantità di aiuti da parte dell’UE (della Banca Mondiale, ecc.) avendo in comune l’euro. Opposizione, dunque, al riflesso in Europa dell’espansione della circolazione monetaria non sostenuta dalla produzione lì (oltreché opposizione alla ratifica del cattivo esempio d’espansione incontrollata del debito, anche per gli abusi all’interno dello Stato, ecc.). Prevalenza alla fine, anche lì, del criterio storico su quello ragionieristico, con lo stesso risultato della bombola d’ossigeno lì per evitare più tardi il soffocamento dell’interscambio commerciale con questo Paese. E, storicamente, per evitare i ricordi bellici di distruzione di circa 70 anni prima, ed evitare infine il venir meno del ruolo del Paese in quella posizione geografica nella questione dell’immigrazione.
7) Idem, pure, nel ruolo di aiuti della Germania (e dell’UE) ai Paesi balcanici minori (e alla Turchia fino a poco fa riguardo all’immigrazione).
Il ricordo della Storia da parte di tutti a sinistra (Schmidt) e a destra (Kohl o Merkel) vale allora di più della ragioneria per la salvaguardia del futuro economico. Fin da dopo la prima guerra mondiale, quando le sanzioni anziché gli aiuti alla Germania vi hanno poi causato l’inflazione e la povertà che hanno portato Hitler al potere; e poi alla seconda guerra mondiale, e poi il piano Marshall al posto delle sanzioni o dell’assenza di aiuti anche per i Paesi sconfitti essendo così alla base d’un periodo di pace europea che è durato fino all’arrivo del coronavirus.
Conclusione: Qualunque sia il fabbisogno in più (e al di là dei limiti attuali consentiti) degli Stati per le conseguenze del coronavirus, e qualunque sia la copertura (« quantitative easing » della BCE, ricorso al fondo di solidarietà dell’UE, emissioni di « corona bonds » o altre, trasferimento di garanzie o di una parte del debito all’UE, ecc.), al Consiglio dell’UE lo spirito economico solidaristico dovrà, per evitare il boomerang, essere non meno insistente dei timori inflazionistici « a nord » per le necessità « a sud »: poiché il mancato o insufficiente sostegno a questo espanderebbe subito la crisi « a nord », più dell’inflazione che (come a suo tempo tra l’est e l’ovest in Germania) può essere contenuta nei limiti fisiologici proprio e solo in seguito a questo sostegno.
Lodovico Luciolli