‘Servi e Satrapi’, il recente romanzo di Raffaele Bussi (Marcianum Press)

“Il sonno della ragione genera mostri” e disastri, il più terribile dei quali è la guerra.

È la presunzione del satrapo di turno che pretende di creare servi per sottometterli alle proprie dissennate ed ingiustificate pretese.
Ha volti diversi, diverse logiche, ma tutte insensate e folli.
I satrapi di oggi hanno un retroterra antico che li porta a produrre una sequela di violenze per impossessarsi della terra altrui.

Con queste considerazioni, Raffaele Bussi nel suo ultimo romanzo, Servi e Satrapi, dà prova di grande capacità narrativa nel raccontare il viaggio dell’anziano protagonista Nikolaj Smirnov, sagrestano dell’abbazia di Santa Sofia, da Kiev a Plankstetten in Baviera, per cercare di salvare una folla di profughi dalla distruzione che il carnefice russo sta mettendo in atto contro il popolo ucraino, già segnato nel corso della storia da dominazioni, deportazioni e massacri, fino al recente, anacronistico, cieco disegno del satrapo Putin che sgomenta l’Europa con nuove minacce ed intimidazioni.

Durante il viaggio verso l’abbazia benedettina di Plankstetten, Nikolaj, nell’ascoltare i tristi racconti  di quei  poveri emarginati, ricorda la sua fuga dal monastero benedettino di Mariupol prima dell’arrivo delle truppe di Mosca, finché, sopraffatto dalla stanchezza, cede al sonno. Ed ecco che, in un clima surreale, una forza oscura lo conduce, guidato da un essere diafano, in luoghi da lui conosciuti solo nei libri. Ha modo, così, di attraversare il buco nero di Auschwitz e i luoghi del dolore di tutto l’universo concentrazionario dove furono perpetrati i più efferati delitti ai danni non solo del popolo ebraico, ma anche dei sinti, dei rom, degli omosessuali, degli oppositori e prigionieri politici.

Da questo inferno viene condotto in Ungheria, nel carcere centrale di Budapest, dove furono arrestati i leader del movimento riformista ungherese, guidato da studenti che chiedevano la destalinizzazione del loro Paese, riforme liberali e libertà e poi a Praga per rivivere gli attimi della rivolta del progetto di rinnovamento del partito comunista, represso dall’intervento dei carri armati del patto di Varsavia che invasero la Cecoslovacchia, ponendo fine alla “primavera di Praga”.  Il viaggio culmina a Berlino Est, dove fu costruito il muro, simbolo della Guerra fredda e della “cortina di ferro”, abbattuto da una manifestazione pacifista inaspettata, mentre sull’altra sponda dell’Adriatico, in Jugoslavia, a Sarajevo si è combattuta una sanguinosa guerra, culminata a Srebrenica nel genocidio più vergognoso e veloce della storia.

Giunto a Plankstetten, Nikolaj viene accolto da Don Beda, abate dell’abbazia, cui racconta la sua vita, le sue origini russe e la bella casa di suo nonno sulla Prospettiva Nevskij a San Pietroburgo. La sua esistenza si intreccia con i fatti storici della Russia, dalla rivoluzione a Lenin fino all’ascesa del truce Stalin e al periodo delle purghe e del terrore, che portarono la sua famiglia a riparare a Zaportzhia presso due zie paterne, ma anche qui arrivò la repressione del nuovo regime staliniano. Chi giudicherà questi crimini? A Norimberga, non lontano da Plankstetten, dove si reca in visita accompagnato da Don Beda, si svolse il processo dei crimini di  guerra nazisti, ma gli altri partecipanti alla guerra non poterono essere giudicati in quanto vincitori del conflitto. Né Stalin né Truman, che autorizzò l’uso delle armi nucleari in guerra. Alla morte di Stalin, gli successe alla guida del partito e della Russia Nikita Chruščëv che condannò i crimini staliniani, denunciando il “culto della personalità” tributato al dittatore e, in politica estera, inaugurò la cosiddetta “coesistenza pacifica” tra URSS e USA. Tuttavia i rapporti tra le due superpotenze, dopo un momentaneo disgelo, peggiorarono, toccando il culmine della tensione durante la crisi dei missili sovietici a Cuba. A lui successe Breznev, che per prudenza interruppe il dialogo con l’Occidente. Poi Andropov guidò il Paese per poco più di un anno fino a Gorbaciov, che ha segnato una svolta epocale per l’Unione Sovietica. La sua linea politica, basata sulla glasnost e la perestrojka e sul disgelo fra Est e Ovest, ha aperto nuove strade verso la pacificazione mondiale e la fine della Guerra fredda. Ma, con il colpo di Stato contro Gorbaciov, Eltsin, leader del partito “Russia democratica”, diventato presidente della Russia, mentre le altre nazionalità chiedevano l’autonomia, ha contribuito alla crisi finale del sistema sovietico. Dopo le dimissioni di Eltsin, malato e travolto da scandali, la presidenza è passata al suo vice Putin. Ed ora il satrapo del terzo millennio, noncurante della lezione della Storia, parla ancora di conflitto atomico.

Anche nei luoghi del sud-est asiatico e dell’America latina, gli USA, nel corso degli anni Sessanta e Settanta, per tutelare i propri interessi economici, non si sono fatti scrupolo di appoggiare dittature sanguinarie e regimi corrotti o favorire colpi di Stato  contro i governi legittimi, come l’uccisione di Allende da parte di Pinochet in Argentina.

Ed ora nella Repubblica islamica dell’Iran, dopo anni di oppressione, spetta alle giovani donne, spesso vittime della loro protesta disarmata, guidare la rivolta per rovesciare un regime fatto di corruzione e repressione.

Che speranza c’è per il genere umano? Nessuna, se non quella di alzare lo sguardo al cielo e, osservando il lento passaggio delle nuvole, affidarsi alla misericordia divina.

Ancora una volta il diafano, che è l’arcangelo Michele, si presenta a Mikajl per condurlo in sogno nei recessi dell’umanità impazzita e gli fa rivedere amici e conoscenti, tutti ormai morti, mentre l’Ucraina è ridotta ad un sepolcreto. Il messaggero celeste ha accompagnato Mikajl nei meccanismi che regolano il funesto procedere dell’umanità. Adesso all’anziano sagrestano non resta che il desiderio di fare ritorno nella sua terra e sperare di rivedere nella volta celeste l’azzurro perduto dopo tanti rossori di sangue.

Ennesima dimostrazione narrativa di Raffaele Bussi, autore di difficile collocazione nel panorama letterario contemporaneo, che, attraverso Servi e Satrapi, conferma un linguaggio tutto suo, originale e accattivante, nell’intrigo di una storia recente di grande attualità.

Adele Tirelli

IL LIBRO:
Servi e satrapi
di Raffaele Bussi
Marcianum Press, 2023
120 p., 13€
Lo si può ordinare facilmente in rete ad esempio su IBS
Immagine di copertina dell’artista siracusano Andrea Chisesi, in collaborazione con Nicolaj Lilin, San Nicola, collezione icone, Milano, 2011.

L’AUTORE: Nota biografica e bibliografica

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Adele Tirelli
Adele Tirelli è docente di Italiano e Storia negli Istituti Superiori. La sua esperienza professionale copre molti campi: nell'istruzione, nella storia locale, nell'archeologia e nella poesia. Ha collaborato con varie riviste tra le quali "Artepresente", diretta da Raffaele Bussi e Giorgio Agnisola, "Meridione. Sud e Nord del mondo", rivista trimestrale diretta da Guido D'Agostino e "Resistoria", Bollettino dell'Istituto Campano per la storia della Resistenza, edito da La Città del Sole. E' curatrice di mostre di pittura e libri di ricerca sulla storia del Novecento e autrice di numerosi articoli e saggi monografici. E' autrice insieme ad altri e curatrice della pubblicazione del volume "La negazione dell'altro. Percorsi della memoria per non dimenticare", ricognizione sul percorso della Shoah.

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