Sant’Angelo le Fratte, un angolo di Lucania che si narra attraverso i murales.

Il viaggio! Il lungo peregrinare alla ricerca di tracce per riannodare i fili della storia passata, un racconto millenario per la conoscenza del tempo che fu e rileggere il presente che molte volte offre il fianco ad un dialogo che non ti consente un’esistenza degna di vivibilità. Poi prendi atto che il viaggio ti porta in mille direzioni verso una conoscenza che non basta una vita per essere totale, meridiani e paralleli impossibili a coprire lungo il breve arco esistenziale. Meno male, diversamente correremmo il rischio d’essere onniscienti, ipotesi non consentita al fragile umano, il quale sarebbe nella condizione di combinare fatti ancora più esecrabili. Allora meglio navigare fino all’ultimo giro di giostra, laddove si pone la parola fine al procedere terreno.

Sant'Angelo le Fratte, un viaggio nell'incantevole realtà lucana.

Approdo in Basilicata, in uno dei più suggestivi borghi d’Italia, Sant’Angelo le Fratte, per raccogliere l’invito e la cordiale ospitalità del primo cittadino del luogo, Michele Laurino, un esempio di come il passato possa essere riferimento per tornare a governare il presente.

La lettura, diceva Francis de Croisset, è il viaggio di chi non può prendere il treno. E tale sarebbe rimasta l’avventura in terra lucana, affidata alla sola lettura, se non fosse arrivato in soccorso l’amico Nicola Longobardi, con la passione della fotografia, il quale offre il suo mezzo di trasporto e mi porta alla suggestiva destinazione. Questo perché il Cristo che s’è fermato a Eboli, alle prese con i mille affanni dell’umano, staziona ancora lì, dimentico di attrezzare strade ferrate per raggiungere terre stupende, come quelle lucane, pietrificate nel tempo ma che si riscattano da sole, grazie alla riscoperta del sogno che diventa realtà come il caso di Matera. Ma questa è un’altra Storia!

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Inizia l’attraversamento di Sant’Angelo le Fratte con l’obiettivo pronto a cogliere la Storia millenaria di una comunità, il cui territorio è situato ai piedi dell’imponente frattura rocciosa della montagna Carpineto, nell’incantevole Valle del Melandro. Grazioso borgo, può essere definito la piccola Svizzera lucana, e la bellezza della natura che lo circonda, l’ordine e la pulizia delle belle strade lastricate, la cura per i fiori che adornano le strade ed il silenzio che avvolge l’abitato caratterizzano questo piccolo centro situato ad una quarantina di chilometri dal capoluogo Potenza.

Una storia millenaria questa di Sant’Angelo, le cui origini risalgono tra il IV ed il I secolo a.C., in virtù dei numerosi ritrovamenti di tombe, armi, cimeli ruderi ed are funerarie. Dal 1657 al 1673 fu sede vescovile e vi dimorò il vescovo Juan Caramuel Lobkowitz, architetto, matematico, filosofo, teologo, astrologo, grafico e stampatore di libri, il quale fondò a Sant’Angelo le Fratte la prima tipografia del Meridione d’Italia ed elaborò la prima tabella di numerazione binaria, l’attuale linguaggio base dei moderni elaboratori.

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Dal cuore del centro storico, da Palazzo Galasso, sede del Municipio, tra strade, stradine ed anfratti che s’inerpicano verso l’alto come rami d’una robusta quercia, l’antico borgo declina tre interessanti percorsi.

Il primo offre alla vista del visitatore l’immagine di oltre cinquanta maestosi murales che ricoprono le facciate delle palazzine, in un susseguirsi di scene che si snodano lungo le strette viuzze del pittoresco borgo. Dal 1992 i dipinti, realizzati da artisti di fama non solo nazionale, stigmatizzano gli elementi naturali ed antropici che caratterizzano la cultura locale. L’uomo, la roccia e la vita autoctona sono i termini ricorrenti che raccontano una comunità dai valori autentici e genuini.

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I grappoli d’uva corposi e succosi usciti dal pennello dell’artista lasciano pregustare il sapore del frutto prelibato e il delicato nettare che seguirà alla sua spremitura. Scene di vita agreste riconducono a momenti corali di vita vissuta in completa armonia con la natura e con i membri della comunità. I proprietari delle case hanno dato vita ad una vera e propria competizione per avere il miglior murales sulla propria abitazione con la sana rivalità che rallegra gli artisti e l’orgoglio degli amministratori. Suggestivo e più intrigante degli altri, il murales che racconta l’avventura umana, religiosa e professionale del vescovo Juan Caramuel Lobkowitz.

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l secondo percorso propone silenziose passeggiate tra sculture marmoree dislocate in alcuni tratti di strada, personaggi del passato che accolgono il visitatore raccontando la storia del passato. Si può incontrare la contadina che torna dalla campagna con il suo carico sul capo o il contadino che riposa dopo una faticosa giornata, all’ombra di un grosso albero seduto in piazza ad ammirare il paesaggio che si apre ai suoi occhi. Sono figure tipiche della civiltà passata, immortalate da vecchie fotografie dalle quali lo scultore ha tratto le opere d’arte, simbolo di questo lembo di territorio lucano.

Il percorso delle cantine è il terzo che il Comune propone ai numerosi visitatori, una passeggiata tra le cento cantine che si arrampicano lungo il costone roccioso che porta alla montagna Carpineto. Un percorso, paragonabile a quello della Via Crucis, un percorso che nel mese di agosto, durante la festa delle cantine, di notte è illuminato da torce che ne rendono ancora più suggestivo il tracciato. Durante l’ascesa, dopo un’accurata visita, ci lasciamo alle spalle la monumentale Chiesa di santa Maria ad Nives che conserva un coro intarsiato, un trono vescovile ed un altare ligneo decorato d’argento datato 1726, varie sculture lignee tra cui quella del patrono raffigurante san Michele, tassello di quel mosaico michaelico che attraversa lo Stivale da nord fino al profondo Salento.

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Da quel punto, baipassato l’Eremo francescano, ci portiamo alla sommità del paese, dove ci attende un bellissimo belvedere, e lì sostiamo per riprendere fiato dopo la lunga salita. Ma è l’ora che volge al disio, con il paesaggio sottostante che s’illumina, mentre in cielo le prime stelle cominciano a fare capolino. Riprendiamo la via del ritorno con il solo cruccio di non poter accedere in piazza dei Martiri alla chiesa Madre di san Michele Arcangelo in via di ristrutturazione. Peccato, ma sarà l’occasione per far ritorno, appena restaurata, in questo incantevole borgo, dove accanto alla riscoperta del suggestivo luogo lucano, abbiamo ritrovato, anche se per poche ore, la possibilità di recuperare un angolo di territorio dove la dimensione umana regna sovrana, in un tempo di globalizzazione che molte volte priva l’Uomo della capacità di ritrovarsi con se stesso e raccontarsi.

di Raffaele Bussi

Le foto dell’articolo sono tutte © Nicola Longobardi

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Raffaele Bussi
Raffaele Bussi è nato a Castellammare di Stabia. Giornalista, scrittore e saggista, collabora con importanti quotidiani e periodici nazionali. Ha collaborato a "Nord e Sud", "Ragionamenti", e successivamente a "Meridione. Sud e Nord del Mondo", rivista fondata e diretta da Guido D'Agostino. E' stato direttore editoriale della rivista "Artepresente". Collabora al portale parigino "Altritaliani" e alla rivista "La Civiltà Cattolica". Ha pubblicato "L'Utopia possibile", Vite di Striscio", "Il fotografo e la Città", "Il Signore in bianco", "Santuari", "Le lune del Tirreno", "I picari di Maffeo" (Premio Capri 2013 per la critica letteraria), "All'ombra dell'isola azzurra", romanzo tradotto in lingua russa per i tipi dell'editore Aleteya, "Ulisse e il cappellaio cieco" (2019). Per Marcianum Press ha pubblicato: "Michele T. (2020, Premio Sele d'Oro Mezzoggiorno), "Chaos" (2021), "L'estasi di Chiara" (2022), "Servi e Satrapi" (2023).

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