Rossella Frollà è autrice sincera che, partendo dalla parte più difficile della frequentazione poetica – quella critica – è riuscita ad acquisire un punto di vista privilegiato sulla poesia realizzando, dall’incontro con maestri e autori contemporanei, dall’esame dei loro percorsi, dalla meraviglia nel recuperare nella cifra stilistica di ognuno, quella giusta dimensione di ascolto e meditazione, intuizione e disciplina che il genere richiede. “Violaine” è il suo lavoro d’esordio come poeta.
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Rossella Frollà nasce nelle Marche e vive in riva al mare. Si è laureata all’Università Carlo Bo di Urbino. Animata da grande curiosità intellettuale, vive molteplici esperienze lavorative giovanili nel settore della ricerca sociale e della comunicazione prima di approdare alla critica letteraria e alla poesia. Nel 2012 pubblica con Interlinea Il segno della parola. Poeti italiani contemporanei e si afferma come nome nuovo nel panorama della critica letteraria. Oggi fa della poesia la sua nuova frontiera di impegno umano e culturale. Scrive per “Pelagos” e altre riviste on line. Di recente pubblicazione: “VIOLAINE” con presentazione di Davide Rondoni e incisioni di Livio Ceschin (Interlinea Edizioni, 2015).
Conosco Rossella Frolla da circa un anno. Ci siamo incontrate lo scorso marzo, ad Assisi, in occasione di una kermesse poetica organizzata dal Centro di Poesia Contemporanea di Roma, per la Giornata Mondiale della Poesia (21 marzo). Da subito siamo entrate in sintonia, senza esserci mai viste prima. A volte succede. Ci sono persone che ti sembra di conoscere da sempre, con le quali allacci un legame forte e sodale da subito. Con Rossella è stato così. La sintonia è nata chiaramente dalla condivisione di intenti e percorsi poetici, che abbiamo riscontrato nelle ore di vicinanza. I viaggi, nel mondo e con il mondo della poesia, spesso, danno buoni frutti. Rossella Frollà è un’autrice sincera che, partendo dalla parte più difficile della frequentazione poetica – quella critica – è riuscita ad acquisire un punto di vista privilegiato sulla poesia stessa, realizzando dall’incontro con maestri e autori contemporanei, dall’esame dei loro percorsi, dalla meraviglia nel recuperare nella cifra stilistica di ognuno, quella giusta dimensione di ascolto e meditazione, intuizione e disciplina che il genere richiede. Il lavoro che andiamo a esaminare, in pratica il suo primo libro di poesia, nasce quindi dopo anni di studio e impegno sulla poesia stessa e mi sembra che sia davvero un lavoro ben riuscito, autobiografico in gran parte, ma capace di coinvolgere per l’intensità di certi sprazzi universali tra parole e silenzi.
VIOLAINE
Violaine (Interlinea Edizioni, 2015) è dunque il libro di esordio poetico di Rossella Frollà. Il titolo, come sottolinea Davide Rondoni nella nota di presentazione, ricorda il nome della protagonista del dramma teatrale di Paul Claudel L’annuncio a Maria, personaggio che vive una drammatica esistenza di sofferenza e privazioni, che la porterà lontana da quello che avrebbe dovuto essere il suo destino, includendo dolorosi attraversamenti tra i quali quello della cecità, menomazione presente nel libro e nella vita della Frollà in quanto ha colpito da anni l’amato marito.
Certo Claudel è autore della conversione religiosa che, in questo dramma, fa rivivere momenti di perdono e sofferenza dove la fede è il sostegno per la sopportazione, e intuire che i riferimenti alla protagonista siano piuttosto espliciti è sicuramente possibile: Rossella ha abbracciato la fede cristiana e in questo lavoro ne troviamo tutta la trascendenza possibile. Non v’è dubbio, infatti, che la vita – e la vita stessa dell’autrice – in tutta la sua essenza siano in grado di riempire le pagine del libro, ne diventino emblema di nascita, sostegno di vicissitudini, capacità di ascolto, resurrezione dal dolore alla gioia proprio grazie alla consonanza con quella stessa fede.
Così, in un lunghissimo percorso di vicende e poesia – che va dal 1998 al 2010 – l’autrice fa sostare il lettore nelle stazioni del suo viaggio nel mondo: dall’alveo del fiume fino al mare, sulla strada bianca/di neve alta, in Uno spazio d’aria/ [che] separa due tordi nel nido, vicino a Quattro ulivi quieti al tempo breve,/soli sul fieno tagliato, nel luogo dove L’occhio della bacca rossa/guarda il fiore bianco prima di cadere, dove Il papavero brucia l’aria/e cede il cuore/dove il vento chiama il fieno/l’ordine dei filari,/i girini neri… e potremmo continuare ancora in un percorso immerso costantemente nell’armonia della natura, nella contemplazione del bello, nella vicinanza all’amore per ciò che, comunque, regala ad ogni esperienza umana nel suo incessante correre e scorrere attraverso il tempo, regalo per il quale sembra urgere, nelle note della poesia stessa, un canto di ringraziamento. E’ forse per questo che, a un certo punto, il lettore si trova davanti alla sezione del libro dal titolo Preghiera dove, in un visionario resoconto d’immagini, tra ricordi d’infanzia e invocazioni l’anelito dell’autrice – tensione infine della sua stessa poetica – si rivela nella svolta Verso la Perfezione dove: la gioia diventa una preoccupazione dolorosa, il cuore/addestra la volontà/e abbraccia la notte del senso/, e in ogni cosa è visibile l’invisibile, mentre la speranza soverchia la paura di rivedersi e sentirsi persa.
Ma persa Rossella Frollà non lo è affatto. La sua poesia supera certe mancanze metriche o sovrabbondanze di contenuto, si staglia alta verso il cielo di cui è sempre in ascolto, in osservazione, verso quella natura amica, quella luce interiore che tutta la scalda e la promuove come voce che sa imporre il suo temperamento garbato nella poesia contemporanea.
Qualche testo da: VIOLAINE
Tante primavere
Tenero Dio sulle foglie
tra le rughe del grano,
actus purus di bianco sambuco,
acacie infinite,
carni scure al biondo di sera,
sangue d’oriente
piaghe e trombe,
cattedrali e moschee,
tante primavere,
acini d’uva sotto i piedi,
pigiati fino all’amore,
là dove noi siamo
atto e pienezza
in cerca del chiaro.
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La brutalità è sempre pronta
a punire il fiore sacro della nascita
e poco importa se la camelia
preferisce morire per salvare la pianta.
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Le bucce sparse,
le arance aperte sui piatti,
la melagrana, sangue di martiri.
Nel boccale di Matisse
l’acqua riflette i pesci rossi
senza profondità
uno strillo di fiori
si fa pericoloso per il nero
e uno stuolo di luci si fa cielo.
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Dopo il dolore si torna più fanciulli,
l’innocenza si fa pericolosa e
la gioia ci affina cento volte ancora,
la luna si avvicina senza dovermi vedere
invulnerabile e brava, i miei occhi nei suoi
come fuochi artificiali, calici di cognac
pieni dei suoni scarlatti dei violini.
Questo sentire le gocce l’asfalto
mormora di cielo, il grigio
con l’aria dura sulla porta
mette in fuga i miei occhi,
i filari cercano l’uva
come il piede le scale
in fretta per arrivare,
la farfalla s’invola sull’acqua
scioglie il mistero.
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Verso la Perfezione
Quando l’oscurità si fa prima luce
ogni creatura somiglia al giorno,
l’anima si fa alloggio
di un lungo esercizio.
Più si viaggia,
più cresce la gioia,
lo slancio verso il vuoto
il niente che senti di volere
finché l’Amato sia felice.
Cinzia Demi
Bologna, marzo 2016
Scheda del libro
Sito di Livio Ceschin – autore delle incisioni della raccolta ‘Violaine’
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P.S.:
“MISSIONE POESIE” è una rubrica culturale di poesia italiana contemporanea, curata da Cinzia Demi, per il nostro sito Altritaliani.
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