Da La Chèvre d’or à la chèvre. Un racconto di Eraldo Mussa.

La Chèvre d’or, Èze Village sulla Costa Azzurra.
Tra profili social e consigli Instagram tutti fanno le stesse cose.
Gente comune e vip uniti dallo stesso inesorabile destino. E dallo stesso inevitabile sudore.

Frotte di persone sbarcate grondanti da navi da crociera (che poi sono grattacieli orizzontali) e ospiti di esclusive barche private extra lusso: il falò delle vanità della Riviera d’agosto.
Da far venire le vertigini.

Tra un “amazing!” e l’altro, il grande protagonista è il selfie, dio agognato di una civiltà cellularica in cui l’imperativo categorico è solo uno: “posto dunque sono”.

“Nice” – click – , “very nice” – altro click –  e la vita fatta di sorrisi a comando e sguardo nell’obiettivo si riproduce eternamente identica.

La Chèvre d’or – bellissimo nome di un Relais & Château 5 stelle di Èze che fu esclusivo e ora è semplicemente caro – prende origine dalla favola francese provenzale dell’epoca saracena. Basta ordinare un caffè sulla terrazza con vista ”imprenable” per sentirsi dentro un libro di Fruttero & Lucentini o un epigramma di Flaiano.

Chäteau de La Chèvre d’Or à Eze

Le due signore bionde con accento dell’est a farsi confidenze sul muretto griffato Veuve Clicquot (altro click), una beve un bicchiere di rosé alle 10 del mattino, l’altra forse una coca zero: non ricordo più chi dei ragazzi della costa mi avesse detto che guardava i bicchieri bevuti prima di tentare un approccio.
Ma parliamo davvero del tempo delle guerre puniche!
E anche le guerre oggi non sono più quelle di una volta.

Poi arriva il duo lui – l’altro, lui stempiato e impaziente, l’altro giovane e biondo (anche qui, la fiera dei cliché), che rincrocio poi per caso sulla Corniche sul far della sera sul Porsche di lui, targato rigorosamente Monaco.
E ancora: mamme e figlie, uomini e donne bellissimi orgogliosamente in carne noncuranti della “slim philosophy” imperante, e poi famiglie con bambini piccoli.

Un selfie via l’altro, e le ore scivolano via.

Poi dopo “La Capra d’oro”, pomeriggio al Cap lungo il sentiero Corbusier, tra carrubi e fichi d’india, alla ricerca di un tuffo tra le rocce. 

Ed ecco d’un tratto apparire, magiche e inaspettate come un miraggio, le capre vere a zampettare tra erba e rocce a chiudere idealmente la giornata.
Capre solenni che tengono pulito il dirupo della villa esclusiva e dall’ingresso riservato, ma senza accesso al mare.
La natura ritorna potente, quando meno te lo aspetti, noncurante dei cliché e delle piccole e ordinarie follie.

Da La Chèvre à la chèvre.
Dallo Château al Rocher, dove storia, cultura, selfie e natura stanno tutti lì, “trafitti da un raggio di sole.  Ed è subito sera” (Salvatore Quasimodo)

Eraldo Mussa

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Eraldo Mussa
Torinese, cresciuto in Liguria al confine con la Francia, forse per questo mi sono sempre sentito un “altro italiano”. Laureato in Lettere, giornalista, rallysta e pubblicitario nella vita professionale. “Se unisco i punti della mia vita, le automobili sono state il mio fil rouge.” Contatto: eralmussa(at)gmail.com

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