“Italia e Francia insieme per favorire gli scambi culturali artistici dell’Europa nel mondo”.
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È più comune la cultura franco-italiana o quella franco-tedesca? Se ha senso oggi questa domanda, lo ha come stimolo ulteriore per procedere alla messa in opera del “Trattato del Quirinale” che, dal progetto iniziale di Macron e Gentiloni quando è stato Presidente del Consiglio fino al 2018, è rimasto nella nebbia delle relazioni francoitaliane tra l’estate del 2018 e quella del 2019, finché questa è scomparsa con il sole sotto cui ha avuto luogo a Napoli il vertice tra i rispettivi governi nel febbraio 2020. Trattato “del Quirinale” che così controbilancerebbe quello “dell’Eliseo” del 1963 tra de Gaulle e Adenauer: come allora in uno spirito comune di pace, democrazia, sicurezza atlantica e costruzione europea quello garantiva con la cooperazione culturale anche l’intesa tra le future generazioni, così oggi questo potrebbe rafforzarla sfruttando tutte le similitudini storiche tra i due Paesi.
È quanto è stato ribadito nel periodico webinar, del 7 giugno organizzato dallo Studio Ambrosetti, tra la LUISS e Sciences Po e intitolato “Italia e Francia insieme per favorire gli scambi culturali artistici dell’Europa nel mondo”.
All’introduzione della Vice Presidente della LUISS Paola Severino, che ha sottolineato il rafforzamento della collaborazione accademica tra Italia e Francia nel quadro più organico delle loro relazioni con i Paesi Asiatici (quasi che il codice napoleonico – a fronte di quello del diritto consuetudinario degli anglofoni – fosse più apprezzato come metodo nella stesura dei contratti, tantopiù dopo la Brexit), sono seguiti gli interventi dell’Ambasciatore di Francia in Italia Christian Masset, che ha citato come esempio di collaborazione, il recente incontro artistico tra i teatri dell’Opera di Roma e Parigi, e dell’Ambasciatrice d’Italia in Francia Teresa Castaldo che ha insistito sulla formula dei “Dialoghi italo-francesi” (come sono ufficialmente chiamati), credendo nella costanza del “dialogo” per evitare incomprensioni tra gli Stati, che a volte si sono verificate anche con accenni volutamente esasperati. Fino al punto di mantenere le migliori relazioni tra i Capi di Stato non solo in occasione della celebrazione congiunta del 500mo anniversario della morte di Leonardo da Vinci ad Amboise, nel maggio 2019, sotto un cielo ancora grigio ed anche nelle relazioni tra i rispettivi governi. Relazioni che si sono confermate, non solo quando Mattarella ha ospitato i partecipanti dopo il vertice di Napoli, ma anche al momento di rielaborare il Trattato del Quirinale, in occasione della prossima visita del Presidente italiano a Parigi (che segue quella di Draghi nel maggio scorso).
Quanto ai vettori più diffusi del dialogo culturale, è intervenuta Félicité Herzog come Direttrice della Strategia e Innovazione del Gruppo Vivendi (azionista consistente delle maggiori società di comunicazione: Canal+, Mezzo, Universal, Havas, Lagardère, Mediaset, Telecom Italia e nell’editoria: Prisma, Julliard, Cherche-Midi, ecc.) la quale anche come stratega di fusioni e acquisizioni vede quelle italofrancesi a beneficio d’un dialogo più coordinato con gli altri continenti, in particolare i Paesi dell’Africa. Herzog auspica inoltre dei sostegni più simili in Italia e Francia alle attività editoriali e al cinema, sull’esempio di quelli a suo tempo di Malraux; e Teresa Cremisi, ex Direttrice di società editoriali (Garzanti, Gallimard e Flammarion) auspica pure un maggior coordinamento tra queste.
Bruno Racine (ex Direttore di Villa Medici a Roma, ex Presidente del Centre Pompidou e della Bibliothèque Nationale a Parigi, attualmente Direttore di Palazzo Grassi a Venezia), a sua volta, auspica una maggiore collaborazione tra i musei e le biblioteche; maggiore, per esempio, di quella avutasi per la mostra di Leonardo da Vinci al Louvre nel 2019, e maggiore anche se i veneziani gli appaiono riluttanti nel ricordo dei saccheggi di Napoleone (dai cavalli di San Marco alle Nozze di Cana di Veronese e altre opere di Tintoretto, Bellini e Tiepolo, per cui questa collaborazione non era stata necessaria!).
Poiché all’asse francotedesco iniziato prima politicamente ha fatto seguito anche la creazione di “Arte”, è adesso auspicabile che anche nella cultura televisiva in Europa l’italiano si affianchi di più al francese e al tedesco; tantopiù essendo ormai sacrificato nelle “Écoles de Commerce” dall’inglese, che ormai predomina anche tra gli italiani e i francesi che non conoscono la lingua altrui, nonostante le opposizioni ai tagli al numero dei rispettivi insegnanti di lingua estera.
Se, allora, l’era televisiva e mediatica schiaccia anche l’idea d’un manuale di Storia italofrancese, come quello francotedesco con lo stesso contenuto per ambedue i Paesi concepito per onorare decenni dopo lo spirito del trattato dell’Eliseo, la visione didattica dell’Europa non potrà comunque prescindere in futuro dalla Storia dell’Italia: la cultura predomina sempre sulla politica, e dunque come lo riconoscevano de Gaulle e Adenauer nel 1963, così non possono non riconoscerlo i politici delle generazioni attuali, da Mattarella a Macron.
A queste considerazioni di Racine nel webinar si sono affiancate anche quelle di Carla Bruni Sarkozy che, parlando degli scambi di canzoni tra l’Italia e la Francia, ha ricordato alcune di quelle più note tradotte nell’altra lingua (es. “Douce France” di Charles Trenet o “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli), ed è apparsa con due chitarre classiche sullo sfondo che simboleggiano l’animo italofrancese con le sue melodie, in antagonismo alle chitarre rock degli altri mondi musicali: motivo di più per riconoscere a Marc Lazar anche il merito d’aver invitato un’altra voce comune ai due Paesi, di rilievo (con o senza l’accento sul suo nome) nello spazio mediatico europeo!
Lodovico Luciolli
LINK INTERNI: precedenti Dialoghi italo-francesi:
– https://altritaliani.net/a-sciences-po-parigi-di-scena-il-rapporto-italia-francia/
(Nell’immagine del logo Macron e Gentiloni si incontrano per il trattato del Quirinale.)