Poesia con Virginia Farina: “Dal buio”

L’ultimo articolo dell’anno per Missione poesia lo dedichiamo al libro di Virginia Farina: Dal buio (edizioni Ensemble), un’opera che ci racconta come questa dimensione, che ha da sempre affascinato scrittori e poeti, sia così frequentata per l’avvicinamento all’indicibile, al misterioso, all’inconoscibile: frequentazione che si concede anche l’autrice, adottando proprio l’incognita di ciò che può nascondersi nella notte, e il desiderio di uscirne per rivedere la luce.

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Virginia Farina nasce a Oristano nel 1978, vive e risiede a Bologna da diversi anni. I primi contatti con la poesia le arrivano attraverso il canto tradizionale sardo trasmessole dal padre. Nel 2019 vince il Premio Versante ripido per Opera prima, che le permette di pubblicare la sua prima raccolta, Oltremare, nel 2020, per Terra d’Ulivi Edizioni. Nel 2021 vince il Premio Routes Méditerranéennes promosso da UJCE e MAF (Marengo Alta Formazione) in collaborazione con il Premio InediTO, con il suo primo romanzo Figlia di frontiera, edito da Ensemble edizioni. Sempre nel 2021 vince con Aidos il terzo Premio Renato Giorgi di Sasso Marconi per la silloge inedita. Attualmente collabora con la rivista di Poesia Menabò, con la redazione di Versante ripido e con la rivista Le voci della Luna.

Virginia Farina, foto di Marco Puglia

Conosco Virginia Farina da diversi anni, direi dai tempi della sua prima raccolta, essendo stata in giuria al Premio Versante Ripido e avendo contribuito alla scelta della sua opera per la premiazione. La sua è una poesia che, a volerla classificare, potremo definire civile, molto improntata ai temi della migrazione e dell’accoglienza, ma anche ad ogni forma di discriminazione, nonché a una dimensione di umanità, da cui spesso ci allontaniamo. La incontro per presentarla alla nostra rassegna, alla quale partecipa per la prima volta, dopo averla comunque ascoltata anche in altre occasioni, e aver apprezzato le sue dinamiche interpretative e performative di recitazione, spesso abbinate alla musica o ai suoni.

Dal buio

Certe volte i titoli dei libri sono capaci di esplicitare perfettamente quella che sarà la direzione da seguire all’interno della scrittura che andiamo ad incontrare e, anche in questo caso, il titolo scelto da Virginia Farina è come un emblema, un suggerimento efficace, una guida rispettosa e attenta del percorso che ci attende tra i versi. E così, proprio come il buio delle ore notturne, da sempre, ha affascinato scrittori e poeti, ma anche l’uomo in generale, per l’avvicinamento all’indicibile, al misterioso, all’inconoscibile, lo stesso fa questo libro partendo proprio da qui, adottando cioè l’incognita di ciò che può nascondersi nella notte, e spaziando dall’amore al lavoro notturno, dalla figura della madre al fermento invisibile della vita: fammi rilegatura del mondo/ricamo alla pagina della tua parola/orlo al precipizio dell’assenza,/tienimi sottile tra dita e dita,/trasparente/come la vita che fermenta invisibile/il cielo.

Ma il buio di ogni notte, si getta sempre a piene mani nel giorno, ovvero in quelli che sono i risvegli che, ancora una volta, ci coinvolgono tutti, sin da quei pochi accenni con i quali la poesia è in grado di dire quelle piccole grandi cose che accadono, inevitabilmente, nel quotidiano del vivere comune. E sono ancora l’amore come la morte, il succedersi del tempo e delle stagioni, i gesti delle madri verso i figli, i miracoli che compie la natura, a spronarci ad attivare quello sguardo d’insieme che ci affascina, che rende tutto sacro nella bellezza di una città – come Bologna, in questo caso – che se pure muta nel mattino, sembra parlarci, renderci partecipi e consapevoli della sua essenza, che è essenza vitale, che ci inonda di una necessità di canto, quasi di preghiera, nell’ombra che s’illumina: Essere qui è la mia preghiera al giorno/gli occhi rivolti alla luce ma certi/ancora nel buio.

Eppure quel buio non è solo l’alternarsi della notte al giorno. Seguono, infatti, due capitoli dove il canto diventa più incisivo e alquanto doloroso: si canta per chi si è perduto e per un nemico e si comprende che lo schema del significato e del significante si adegua alla dimensione estrema della visione, laddove è la parola ad essere tirata in causa, lei e chi ha il coraggio di trattarla, di usarla, masticarla: prendila questa parola/masticala come un destino/sbagliato, falla viva col tuo desiderio…. Ritroviamo così chi ha smarrito la propria strada e viene inghiottito dal buio, magari nel tentativo di ricucire una qualsivoglia ferita che la vita gli ha inferto: Lo strappo sembrava profondo,/il tessuto del cuore a brandelli/mostrata l’anima nuda gettata/e muta per lo spavento,/il vento del mondo sferzava/come un passo d’inverno… Ma ritroviamo anche quel buio che avvolge la dimensione feroce della guerra, o meglio delle guerre purtroppo tutt’ora in corso nel mondo, guerre che tolgono lucidità e luce, in una prospettive non certo positiva, dove l’unica alternativa di restare a galla rimane il dialogo, la possibilità di riconoscersi nell’altro e provare a salvarsi vicendevolmente: Chi sei mio nemico,/cosa ti divora nudo il cuore/perché si compia l’orrore?/cosa hai visto di me, di noi/che ti spinge ad affondare ancora/e ancora la lama? cosa ci ha reso stranieri/al tuo passo

Il libro di Virginia Farina è una continua corsa per uscire dal buio e andare verso la luce. Concordo in questo nel riconoscimento delle intenzioni dell’autrice, proposte da Paolo Polvani nella prefazione, di un’ispirazione che nasce da quel viaggio dantesco che, dagli inferi, porta a riveder le stelle a ritrovarsi, dopo il buio, nell’esemplare luce del firmamento, e della salvezza.

Concludo con un accenno alla sezione finale della raccolta che propone un lavoro a quattro mani, eseguito dall’autrice in collaborazione con la musicista Giulia Barba, laddove ne La grazia dell’informe, questo il titolo, vengono tradotte in musica suggestioni, nate dalla lettura di alcune poesie, con la possibilità di ascoltarle, tramite il QRcode posto a fine di ogni testo. Se ne riscontra una coincidenza emotiva molto consonante, che va nella stessa direzione di tentare quell’auspicabile uscita dal buio, per ritrovare la luce.

Alcuni testi da: Dal buio

Siedi con me nell’ombra
prima della luce
non ti offro splendore né grazia
ma uno stare nudo nell’attesa
vigili come se ogni sorsata di cielo
nel petto potesse bastare
a restituirci tutta la pienezza del giorno
e a renderci sensibili alla resa,
capienti abbastanza
da accogliere tutta la notte
che siamo.

*

Entra nel mio mattino disarmato
non accelerare la luce
che anche la buia notte
ci è dato di vedere,
deponi sulla soglia le intenzioni
i programmi cuciti alle mani
i doveri accesi dalle perfezioni.
Il giorno arriva nudo e nuovo
privo di finale
anche nell’esattezza della stanza
nella pressione dei binari
nella certezza dei cammini.
Entra nel mio mattino disarmato
a viso scoperto
guarda:
ogni cosa si farà disegno
nello spazio sgomberato
del tuo sguardo.

*

Essere qui è la mia preghiera al giorno
gli occhi rivolti alla luce ma certi
ancora del buio le mani capienti
di abbracciare il vuoto fremente
e farci presente al respiro
nel dono d’essere passati
attraverso.

*
Il male

Alla ferita aperta occorre
una benda che trattenga il sangue
intanto che il cuore impara
la direzione del dolore e accorre
la cucitura delle piastrine
a fare schermo al corpo
e dare inizio ai corsi
della sua guarigione,
alle ossa spezzate serve riposo
tempo per una nuova costruzione
ogni malattia porta in sé la prova
di una rigenerazione
ma cosa cura la mente che implode
la voragine aperta sul fondo
degli occhi cosa cura il pensiero
alla fine del giorno
che non riconosce più la vita?

*

Fosse questa la tua casa
e tua questa strada salva
da tutte le bombe,
potesse quest’albero in fiore
essere canto anche
della tua primavera,
sarei salva anche io
e sicura
perché ogni volta che cadi
cede
qualcosa di me.

Bologna, dicembre 2025
Cinzia Demi

(nel logo Cinzia Demi e Virginia Farina, Un thè con la poesia, Bologna, 10 dicembre 2025)

P.S.: “MISSIONE POESIA” è una rubrica culturale di poesia italiana contemporanea, curata da Cinzia Demi, per il nostro sito Altritaliani di Parigi. Altri contributi e autori qui: https://altritaliani.net/category/libri-e-letteratura/missione-poesia/

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Cinzia Demi
Cinzia Demi (Piombino - LI), lavora e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. E’ operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista. Dirige insieme a Giancarlo Pontiggia la Collana di poesia under 40 Kleide per le Edizioni Minerva (Bologna). Cura per Altritaliani la rubrica “Missione poesia”. Tra le pubblicazioni: Incontriamoci all’Inferno. Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon, 2007); Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009); Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2012); Ero Maddalena e Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri (Puntoacapo , 2013 e 2015); Nel nome del mare (Carteggi Letterari, 2017). Ha curato diverse antologie, tra cui “Ritratti di Poeta” con oltre ottanta articoli di saggistica sulla poesia contemporanea (Puntooacapo, 2019). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, rumeno, francese. E’ caporedattore della Rivista Trimestale Menabò (Terra d’Ulivi Edizioni). Tra gli artisti con cui ha lavorato figurano: Raoul Grassilli, Ivano Marescotti, Diego Bragonzi Bignami, Daniele Marchesini. E’ curatrice di eventi culturali, il più noto è “Un thè con la poesia”, ciclo di incontri con autori di poesia contemporanea, presso il Grand Hotel Majestic di Bologna.

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