Su Missione Poesia torniamo a parlare, a distanza di qualche anno, di Sauro Albisani attraverso il suo ultimo libro dal titolo “In bilico” (Passigli, 2023). La dimensione della precarietà dell’esistenza, dell’essere appunto in bilico, tra la vita e la fine della stessa, ci riguarda tutti. L’autore, con l’uso di metafore forti e convincenti, esplora questo sentire, attraversando memorie, frammenti di vita quotidiana, lo scorrere del tempo in un percorso che, tra presente e passato, si interseca nell’attualità, nel sociale, nella realtà del mondo e delle cose che ci circondano.
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Nato nel 1956 a Ronta del Mugello, Sauro Albisani vive a Firenze. Dopo gli studi classici si è laureato in Storia del Teatro e ha iniziato a insegnare nella scuola secondaria superiore. Le sue precedenti raccolte sono: Terra e Cenere (Il Labirinto, 2022) e, uscite per Passigli Editore, La valle delle visioni (2012) e Orografie (2014). Tanti e importanti i riconoscimenti ottenuti: premio Frascati, premio Viareggio-Giuria, premio Pascoli, premio Carver, premio internazionale Gradiva (New York). Poeta e drammaturgo, ha proposto a più riprese un teatro di poesia, sia come autore sia come attore e regista. Suoi maestri in questo duplice lavoro che ha visto spesso fondersi insieme le due esperienze sono stati Carlo Betocchi per la poesia e Orazio Costa per il teatro. In entrambi i casi un’amicizia più che decennale: del primo è stato segretario e ne ha curato molti degli ultimi libri pubblicati; del secondo è stato assistente alla regia accompagnandolo in numerose messinscene.

Per cinque anni ha diretto il teatro Giosuè Borsi di Prato. Su committenza del Teatro della Pergola, ha portato in scena, in forma di opera musicale e con l’interpretazione della Compagnia i Nuovi, il percorso poetico ed esistenziale di cinque poeti del nostro Novecento: Pascoli, Gozzano, Palazzeschi, Betocchi e Campana. Tra le sue pubblicazioni drammaturgiche, ricordiamo: Campo del sangue, Il santo inganno, Il roveto ardente, Un bagno caldo, L’ultimo volo, Nero. Mentre, nel campo saggistico, Il cacciatore d’allodole, Ippocrene, Verso casa, Cieli di Betocchi. Come traduttore, di grande rilievo la sua traduzione in endecasillabi del Vangelo secondo Giovanni e quella da Marziale (Roma liberatutti). In bilico, è l’ultima pubblicazione (Passigli, 2023).
Potrete leggere la recensione al libro Orografie nel precedente articolo di questa rubrica, al link: https://altritaliani.net/la-poetica-di-sauro-albisani-%C7%80-orografie-e-luniverso-scuola/
Conosco Sauro Albisani da alcuni anni. Nel 2016 scrissi una prima recensione per la sua poetica, relativamente al libro Orografie, e mi sento di confermare sicuramente le mie prime impressioni: mi sento legata a lui da quel peculiare modo di esprimersi in versi che lo caratterizza, attraversato da rime e assonanze, da richiami danteschi e da similitudini con uno dei nostri più amati poeti toscani del ‘900, quel Giorgio Caproni di origine livornese con il quale entrambi troviamo affinità. Ma la sua poesia che, come per ogni poeta, si è evoluta in varie direzioni, affronta oggi una dimensione più introspettiva che va di pari passo con l’avanzare dell’età, con l’incedere del tempo.
In bilico
In bilico, lo siamo tutti e, principalmente, tra la vita e la fine della stessa. Siamo in bilico – dice l’autore – che si esprime (nella poesia eponima) con una metafora forte, quella del baratro nel quale non vorrebbe cadere, riferita a sé stesso ma estendibile a chiunque, impaurito nel sentire qualcuno alle spalle che sembra voglia spingerlo, mentre prevale in lui la voglia di rimanere ancora a giocare/su questo prato almeno/fino a che riconosco/il viso di qualcuno…
Vero è che, in certi poeti, data l’estrema sensibilità che li accompagna, la dimensione di trovarsi sul liminare, si fa più pressante rispetto ad altri, diventa come un martello pneumatico che incombe sull’animo e incide ricordi come graffi, disillusioni come abrasioni, in un continuo rimando all’autobiografia necessaria che sfocia in meraviglia e stupore, in aperture alla verità, una verità che si presenta senza alterazioni, una verità che non si può risparmiare al lettore, neanche se prende la forma più dolorosa e condivisibile della malattia, se prende la forma della sofferenza, dell’alienazione dell’uomo che perde la propria memoria, e con essa la propria dignità, se prende la forma della morte, come nel caso della malattia del padre, descritta in un brevissimo poemetto che raccoglie tutte le variazioni di quel sentire: […] sento il portello che cigola/vedo il tuo passo che svirgola/sul pavimento/sbagliando traiettoria/e il braccio sano che si allunga/verso di me che sorrido/fissando i tuoi occhi terrorizzati//sento il rumore di una frana/i ciottoli che rotolano a valle/e non sento invece/le mie mani sotto le tue ascelle/che reggono un peso morto/un attimo prima del crollo//questa è davvero una brutta malattia/borbotta ansimando/ma io ho già imparato/a decifrare la tua nuova lingua/amputata di molte consonanti//e non avevo bevuto un goccio/babbo
Ma, nel ritrarre sé stesso Albisani non è più solo l’insegnante che ripensa a quando bambino varcava la soglia della scuola e che si confrontava con le generazioni dei suoi studenti, – se pure in certi passaggi c’è ancora molto di questo – adesso, tuttavia, è un uomo che sente tutto il carico del tempo passato, che non vuole più essere indulgente con la vita, con il passare degli anni, con tutte quelle figure che lo hanno accompagnato, chiunque esse siano, che in un certo senso lo hanno come imprigionato dentro un involucro che, forse, è solo apparentemente dorato. Vorrebbe liberare, Albisani, quel bambino che aveva paura di arrivare in ritardo a scuola, vorrebbe prenderlo per mano e farsi accompagnare sul suo amato palcoscenico, perché gli prestasse ancora gli occhi e il cuore e fargli vedere il mondo in altro modo, con lo sguardo stupito di chi osserva tutto per la prima volta. E, certo, non possiamo dire che non ci riesca a tratti: c’è sempre qualcosa ancora da interpretare, da imparare, da decidere se accettare o meno nel suo percorso poetico, c’è sempre un mistero da conservare, una lingua da reinventare, una curiosità infantile da soddisfare. Certo, alcune parti del discorso hanno assunto un più aspro e spoglio stile di versi, il ritmo è più serrato, la voce più incline a giustificare la presenza di un’umanità che gli ha donato incontri, occasioni, esperienze, domande ora diventate poesia: […] Coro di uccelli/dentro le mura/del cimitero […] Trepido dubbio/se siano essi a dialogare/o chi è sepolto […] Presentimento/che il cinguettio/sia la risposta/prima del volo,/ma non so dire/quale domanda/esce dal suolo.
Ogni elemento è chiamato con il proprio nome, ogni persona è riconosciuta, ogni accadimento vissuto pare sia stato necessario, ogni parola diventa umile e al servizio della poesia, pure nell’amara consapevolezza del proprio invecchiare: A notte fonda/parlo con gli alberi/del mio giardino […] Attendo sempre/che mi rivelino/monologando/i loro nomi.
Non mancano i lasciti dei maestri: quello più asciutto del Caproni di Res Amissa ma anche quello degli andantini dei primi canti, quello dei contorni sfumati di Luzi, delle rime spregiudicate di Montale… ma lo stile di Albisani è solo ed esclusivamente suo: riconoscibile, se pure denso di orme; attraversato da frammenti minimi di drammaturgia; inframmezzato da segni forse più aspri, ma più definiti in chiari lampi d’intuizione, che non escludono parole necessarie, aperte alle asperità della vita: Ma non è facile neanche pregare,/se proprio vuoi saperlo.
Un libro, questo ultimo di Sauro Albisani, che lo riconferma come una delle voci più significative della poesia contemporanea e che testimonia quanto, a volte, la lontananza dai social, dal caos dell’immagine facile, dalla velocità del tutto – proprio come nel caso di questo poeta – risulti addirittura premiante, facendo maturare ottimi frutti di poesia.
Alcuni testi da: In bilico
Poeti
Mio figlio dice d’esser figlio di un poeta.
Il padre di suo padre era un autista,
dipendente statale.
Il padre del padre di suo padre era un trovatello.
A mio figlio piace piacere alle ragazze.
Sarebbe piaciuto anche a me.
Mi sarebbe piaciuto poter dire: son chi sono.
Il padre del padre di suo padre
era un poeta, lo so.
Io lo perdono.
***
Rombo di tuono
a Gigi Riva
C’è un campetto di periferia
dove ancora giochiamo insieme
finché non mi sveglio
lui è il mio idolo io un bambino
finché non mi guardo allo specchio
parliamo la stessa lingua
come non è possibile in questo freddo aprile
mentre scrivo davanti alla finestra aperta
con le luci della città in fondo alla valle
ora Rombo di tuono deve dribblare avversari che
giocano sporco
ma fa goal lo stesso
e ogni tanto anche lui
si allena ai rigori
sono i tempi supplementari
lo stadio è nuovo
Cagliari è scomparsa
***
Il nome proprio
A notte fonda
parlo con gli alberi
del mio giardino,
attendo sempre
che mi risponda
uno di loro.
Ascolto immobile
l’urto del vento
contro la chioma
loquace e sento
cosa bisbiglia.
Di ogni individuo
so riconoscere
età e famiglia.
Alcuni parlano
con un fruscìo,
altri hanno un lessico
fatto di aromi.
Attendo sempre
che mi rivelino
monologando
i loro nomi.
***
Non sappiamo
Mentre spiove
dopo il temporale annunciato dalle previsioni
ci guardano muoversi in questo supermercato
pieno di cose quasi tutte superflue,
riempire il carrello di bisogni
anche se sembrerà riempito di merci.
Ci guardano mentre guardiamo senza vederci
(riusciamo a vedere tutto tranne noi stessi, qui dentro)
le leccornie del reparto gastronomico
in questo spazio chiuso dove non sappiamo
di essere guardati non sappiamo da chi
non sappiamo perché.
Fuori intanto è tornato il sole.
***
Senile
Quanta paura ho avuto
giocando a nascondino:
il fiato del bambino
che faceva la conta
mi alitava sul collo
e la sua mano, pronta,
m’accalappiava: “Tu”.
Oppure udivo tutti
chiamarmi ad alta voce
e non trovarmi più.
Non me ne scorderò
quanta paura avevo
(quanta paura ho).
Bologna, maggio 2025
Cinzia Demi
P.S.: “MISSIONE POESIA” è una rubrica culturale di poesia italiana contemporanea, curata da Cinzia Demi, per il nostro sito Altritaliani di Parigi. Altri contributi e autori qui: https://altritaliani.net/category/libri-e-letteratura/missione-poesia/