Poesia con Davide Puccini: Animali diversi e altri versi

Su Missione Poesia, torniamo a parlare di Davide Puccini e in particolare del suo ultimo libro Animali diversi e altri versi (Giuliano Ladolfi Editore, 2021): una raccolta che affonda le sue radici nelle madeleines proustiane, ammantando il suo sguardo di poeta di un velo nostalgico che contribuisce alla raffinata resa dei versi, in un’adesione non comune, con una lingua capace di rendere una parola quotidiana, alla portata anche dei palati più digiuni di poesia.

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Nato nel 1948 a Piombino, dove tuttora risiede, Davide Puccini affianca all’attività di filologo e critico letterario quella di poeta e narratore. Si è laureato nel 1971 a Firenze in Letteratura italiana moderna e contemporanea con una tesi poi rielaborata e pubblicata con il titolo Lettura di Sbarbaro (Nuovedizioni Enrico Vallecchi, 1974). Per Garzanti, dopo aver contribuito all’antologia Poesia italiana del Novecento (1980), ha curato le opere di Giovanni Boine (1983), il Morgante del Pulci (1989) e le poesie volgari del Poliziano (1992, 20128); per la Newton Compton un’edizione integrale del Furioso ariostesco (1999, 20062, 20163). Ha pubblicato nella collana «Classici italiani» della Utet Il Trecentonovelle (2004) e Il libro delle rime (2007) di Franco Sacchetti; per le Edizioni San Marco dei Giustiniani, le Lettere ad Adriano Guerrini di Camillo Sbarbaro (2009); per Le Lettere, le Opere di Renato Fucini (2011, II ediz. riveduta e corretta 2018); per le Edizioni di Storia e Letteratura, Favole e Sonetti pastorali di Luigi Clasio (2016). Ha collaborato e collabora con saggi e recensioni a varie riviste, tra cui «Poesia», «Studi e problemi di critica testuale», «Studi novecenteschi», «Giornale storico della letteratura italiana», «Lingua nostra» e co-dirige «Letteratura cavalleresca italiana». Sul mensile genovese «Il Gallo» tiene da anni una rubrica di critica letteraria. Per la poesia ha pubblicato: Il lago del cuore (Lineacultura, 2000), Gente di passaggio (Genesi Editrice, 2005), Madonne e donne (LietoColle, 2007), Parole e musica (ivi, 2010), Il fondo e l’onda (Nomos Edizioni, 2016), Animali diversi e altri versi (Ladolfi Editore, 2021). Per la narrativa ha pubblicato: Il libro e l’anima (LietoColle, 2015) e La stagione del mare (Ladolfi Editore, 2018).

Per un ulteriore approfondimento sulla sua poetica e sulla mia conoscenza dell’autore, vi rimando all’articolo su di lui, pubblicato in Missione Poesia, ritrovabile al link: https://altritaliani.net/poesia-con-davide-puccini-il-fondo-e-londa/

Animali diversi e altri versi

A conclusione del precedente articolo dedicato a Davide Puccini proprio su Missione Poesia, in merito al libro Il fondo e l’onda, scrivevo: “Lo stile piano, costellato di rime e assonanze, di similitudini e correlativi oggettivi, dove l’oggetto esprime spesso la consonanza col sentimento, ma anche fatto di rimandi alla nostra più alta tradizione lirica, fa di questo libro una sorta di piccolo scrigno, dove trovare racchiuso, non solo i ricordi dell’autore, ma l’universo tutto di una possibilità memoriale che vale la pena di conservare anche per le giovani generazioni, che sembrano non avere più un tempo immaginifico e giocoso, ma solo tecnologico e vorticoso e alle quali – senza retorica spicciola – il lavoro di Puccini potrebbe idealmente essere dedicato.”

Animali diversi ed altri versiEcco, riprenderei proprio da questa riflessione, che continuo a ritenere assai veritiera, per iniziare a parlare del nuovo libro dell’autore, Animali diversi ed altri versi, uscito coraggiosamente proprio quest’anno – che è sicuramente ancora un anno difficile per tutto, figuriamoci per le pubblicazioni di poesia -. Perché riprenderei da quanto scritto per l’altro libro? Ma, perché la poesia di Puccini ha come valore estremamente positivo quello di essere riconoscibile in quanto a cifra stilistica e a poetica. Mi spiego meglio. Nella bella nota introduttiva Giancarlo Pontiggia ratifica lo stile di Puccini, affermando che la sua poesia “non è sperimentalistica, non possiede cioè il senso dell’oltraggio e del ribaltamento programmatico di forme ed esiti della tradizione: è sperimentale, paradossalmente, proprio nell’adesione ai nuclei espressivi o tematici di una grande tradizione.” Questa caratteristica è riscontrabile in massima parte in tutte le raccolte dell’autore che resta fedele a sé stesso, non solo nella modalità di scrittura ma anche nell’approccio ai contenuti di cui vuole parlare. C’è sempre nei suoi testi una raffinata ricerca di racconto (ed è preziosa questa modalità di testi che vogliono raccontare, vogliono dire qualcosa, lasciare messaggi…) che ha come protagonista la natura, sulla quale primeggia il mare – mare che, permettetemi questa divagazione, è lo stesso dei miei testi, quello tirrenico su cui si affaccia il meraviglioso Golfo di Baratti da un lato del promontorio di Piombino, e da cui si intravedono le isole dell’arcipelago toscano dall’altro -, mare che potremmo definire come l’elemento immediatamente naturale di Puccini, fonte primaria d’ispirazione in ogni stagione dell’anno, ma principalmente in quella più fredda: […] Quando viene l’inverno,/continuo ad andare al mare/(e senza fastidiosa compagnia/resto signore di tutto il litorale)/con vestiti pesanti/di cui mi libero al primo tepore/per riscaldarmi in modo naturale/(contemplo il suo incessante innovamento,/accordo il battito al rumore ritmico/ora assordante, ora sussurrante);/ma se fa troppo freddo,/mi spoglio solo il cuore:/e spero che ne nasca poesia; ma anche gli animali – a cui è dedicata un’ampia prima sezione del libro, con particolare riferimento alle più piccole forme di vita – come il topo, il cavalluccio marino, il geco, il piccione, la farfalla, lo scarabeo, il riccio di mare e altri, forme di vita verso le quali l’autore muove un sentire devoto e rispettoso: Se non si ha rispetto per la vita/nelle forme più piccole, si passa/facilmente alle forme più complesse:/le porte sono aperte al trionfo del male; ma anche le piante dalle quali possiamo solo imparare: Affondano radici nella terra/ma poi s’innalzano a toccare il cielo; oppure le cose: […] Le cose stanno immobili/con la loro muta presenza/implacabili come dei rimorsi; o i luoghi, sui quali spiccano quelli della Terra Santa, come la Basilica dell’Annunciazione: al riparo di questo oscuro lembo/aleggia luminoso un sentimento,/una presenza pura; sino ad arrivare a quelle figure umane care al poeta, che ci vengono incontro come figure talmente vere e reali, tanto da farcele sentire vicine, come fossero nostre amicizie, come Giovanna: La tua avvenenza era ormai incamminata/sulla via di un tramonto luminoso/quando ti ho conosciuta, ma da come/ne apparivi orgogliosa, cara amica/doveva risaltare a prima vista/nell’età più radiosa ed attraente […]; non prima di aver affrontato però un percorso sul corpo: Corpo che non mi assiti, corpo che mi abbandoni, m’aspetto giorni tristi/se non godo dei tuoi doni […] .

È come se Puccini volesse decostruire l’universo partendo dalla dimensione animale e vegetale per poi approdare a quella umana, investendo comunque sul ciclo della vita che metaforicamente si annida in ogni essere, vivente o meno che sia (ma anche le cose hanno un’anima alla fine), esorcizzando la paura della morte, della finitudine a cui siamo destinati, per poi tentare di ricostruire il tutto, passando attraverso la corporeità dell’uomo che, se pure potrebbe non avere più le funzioni primarie e le energie dell’età giovanile, ne riassapora casualmente e amorevolmente gli stimoli, ne mantiene intatto il ricordo, ne pregusta la destinazione  facendo leva sui sentimenti, primi fra tutti quelli per gli affetti o le amicizie scomparse, provando ad addolcirne la memoria, che diventa collettiva, con i sapori dei dolci delle feste. In accordo con Pontiggia, nel sottolineare il sapore proustiano di certi testi di Puccini, è certamente vero che: i ricciarelli, i cavallucci, la schiaccia e l’uovo di Pasqua, ma ancor più le carrube, quel frutto legnoso/che a masticarlo sprigionava un dolce/inaspettato, appena disturbato/da grossi semi duri come sassi: in anticipo il succo della vita affondano le loro radici in quelle famose madeleines, ammantando lo sguardo di quel velo nostalgico che contribuisce alla raffinata resa dei versi, in un’adesione non comune, ma innata e personale che forma una lingua capace di rendere una parola quotidiana, alla portata anche dei palati più digiuni di poesia. Una poesia, per concludere, quella di Davide Puccini, che – come altri avranno già notato – è condita da quel sentimento d’amore e passione cristiana che fu già del Cantico dei cantici di San Francesco, o delle mistiche medievali e di ogni tempo, ma che non manca di quella sfumatura ironica e sagace, che a tratti ricorda la tradizione toscana dei poeti laurenziani per arrivare al Pulci e poi al Fucini, solo per citare alcuni nomi, dai quali sono certa egli avrà tratto insegnamento.

Alcuni testi da: Animali diversi e altri versi

 L’occhio di Dio

Mistero del creato:
fiume caldo e pulsante della vita
di ogni essere animato.
Un messaggio d’amore
lo sguardo indagatore del mio cane,
ma ancora superiore
è la rivelazione: nel suo occhio
lo scintillio esaltante d’un barlume
onnisciente di Dio.

***
 
La melagrana
 
Dolci asprigni rubini incastonati
tanto fitti da rendere prezioso
il massiccio monile tondeggiante
che culmina all’esterno in cinque punte
riunite in civettuola coroncina,
protetti e rincalzati da un’amara
tenace pellicina,
protettori in arcana trasparenza
della fecondità d’un bianco seme.
Per quali occhi un tal spreco di bellezza?
C’è da commuoversi fino alle lacrime,
noi chiamati a goderne senza merito.

***

Marosi
 
E monta l’onda sotto lo scirocco,
spalanca minacciosa la sua bocca:
il tonfo dell’impatto sullo scoglio
rimbomba cupo come un sordo scoppio.
Rigonfia l’onda e avventa un nuovo assalto.

***

Della vita e della morte
 
Mentre cammino assorto per la via
mi viene incontro florida
nel pieno dell’età una ragazzotta
con passo baldanzoso, i seni liberi
ballonzolanti sotto la maglietta
che lascia intravedere
la punta dei capezzoli.

Il sangue lento dell’anziano (tale
almeno ufficialmente)
all’improvviso torna (avvampa il viso)
giovanilmente a rimbombare forte.

Nemmeno cento metri:
mi trovo a fiancheggiare
un muro ricoperto come sempre
di vari manifesti mortuari.
Mi attira un nome: un compagno di scuola.
Verifico l’età, che è quella giusta.

Me ne sto lì sospeso,
sospeso tra la vita
che mi è passata accanto con un soffio
e l’annuncio di morte.

***

L’uovo di cioccolato
 
La gioia di assaporare finalmente
la domenica di Resurrezione
l’uovo di cioccolato camuffato
sotto la scintillante confezione
finiva rovinata dal pensiero
che in fondo era soltanto un guscio vuoto
e veniva a costare ben di più
di una normale tavoletta piena
di peso grosso modo equivalente.
Ed immancabilmente la sorpresa
si rivelava poi una delusone.

Bologna, 6 dicembre 2021

Cinzia Demi

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Cinzia Demi
Cinzia Demi (Piombino - LI), lavora e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. E’ operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista. Dirige insieme a Giancarlo Pontiggia la Collana di poesia under 40 Kleide per le Edizioni Minerva (Bologna). Cura per Altritaliani la rubrica “Missione poesia”. Tra le pubblicazioni: Incontriamoci all’Inferno. Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon, 2007); Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009); Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2012); Ero Maddalena e Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri (Puntoacapo , 2013 e 2015); Nel nome del mare (Carteggi Letterari, 2017). Ha curato diverse antologie, tra cui “Ritratti di Poeta” con oltre ottanta articoli di saggistica sulla poesia contemporanea (Puntooacapo, 2019). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, rumeno, francese. E’ caporedattore della Rivista Trimestale Menabò (Terra d’Ulivi Edizioni). Tra gli artisti con cui ha lavorato figurano: Raoul Grassilli, Ivano Marescotti, Diego Bragonzi Bignami, Daniele Marchesini. E’ curatrice di eventi culturali, il più noto è “Un thè con la poesia”, ciclo di incontri con autori di poesia contemporanea, presso il Grand Hotel Majestic di Bologna.

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