Doveva essere la giornata dei film importanti che stravincevano agli Oscar, e invece un film non di lingua inglese per la prima volta ha primeggiato su tutti. Sono trascorse poche ore dalla conclusione della 92esima edizione nella quale sono stati assegnate le ambite statuette dell’Academy Awards di Hollywood e inaspettatamente un film prodotto e realizzato in Corea del Sud ha sbaragliato la cinematografia statunitense. Il film in questione è “Parasite” del regista Bong Joon-Ho. La trama del film – la storia di una famiglia povera coreana che piano piano entra nella vita di una famiglia borghese fino a sostituirsi ad essa, senza però fare i conti con un imprevisto – un’idea che era pensata inizialmente per il teatro ma poi il regista si è orientato sul trattamento cinematografico, ha appassionato i membri della grande famiglia dei giurati per la sua originalità e per il suo intrigo.
Così nella notte delle stelle il film del regista e produttore 51enne, già vincitore la scorsa estate a Cannes della Palma d’Oro ha trionfato anche al Dolby Theatre di Los Angeles vincendo ben 4 statuette, e proprio le più importanti: miglior sceneggiatura originale, miglior film in lingua originale, miglior regia e miglior film. Il regista di pellicole di successo in patria ora rivalutate anche all’estero, come “Memories of Murder” (2003) e “Madre” (2009), ma anche di film di genere come “The Host” (2006), “Snowpiercer” (2013) e Okja” (in competizione a Cannes nel 2017) è salito e sceso dal palco per ben quattro volte, accompagnato dalla sua traduttrice, sempre con il volto al colmo dello stupore per tanta inaspettata generosità.
Perché era davvero duro competere contro film importanti e costosi come “1917”, il film bellico ambientato durante la Prima Guerra Mondiale diretto dal regista inglese Sam Mendes, con 10 nominations,
alla stregua di “Joker” la pellicola dell’americano Todd Phillips che ha lavorato introspettivamente sulla figura del rivale di Batman tratto dai fumetti della DC Comics.
E ancora contro il regista Martin Scorsese, “mostro sacro” della cinematografia americana che con il suo costoso film “The Irishman”, anch’esso con 10 nominations (dal libro di memorie del killer al soldo della mafia italo-americana Frank Sheeran, soprannominato “l’irlandese”) aveva dalla sua parte attori importanti come Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci. Ed ancora la pellicola di Quentin Tarantino “Once Upon a Time in Hollywood” (altre 10 nominations) con il suo personale viaggio sul filo dei ricordi nel cinema e nelle serie televisive degli anni 60-70 americane con le star Leonardo di Caprio e Brad Pitt. A 6 statuette erano quotate nelle nominations oltre a quella coreana, anche “Jojo Rabbit” (il film ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale con un bambino e il suo amico immaginario Hitler) del neozelandese Taika Waititi, e ancora l’ennesimo remake di “Piccole donne”, con un giovane cast femminile di prim’ordine (Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, Eliza Scanlen) diretto dalla statunitense Greta Gerwig, e “Storia di un matrimonio” di Noah Baumbach, nella vita marito della Gerwig, (la struggente fine di una relazione sentimentale) con protagonisti Adam Drive e Scarlett Johansson.
Pertanto il film “1917” si è dovuto accontentare di 3 statuette: miglior missaggio sonoro, effetti speciali e miglior fotografia (al grande Roger Deakins, al suo secondo Oscar, dopo numerose nominations, per “Blade Runner 2049” del 2018). Il film “Joker” ne ha ricevute solo due: per la migliore colonna sonora e per la stupefacente interpretazione di Joaquin Phoenix come attore protagonista nel ruolo del clown disturbato Arthur Fleck. Due statuette invece sono andate rispettivamente al film di James Mangold “Le Mans 66 – La grande sfida” (con interpreti principali Matt Damon e Christian Bale), sulle vicende della scuderia d’auto Ford che gareggiò nel 1966 a Le Mans in competizione con l’agguerrito team Ferrari (miglior sonoro e miglior montaggio) e al film “Once Upon a Time in Hollywood” di Tarantino per le scenografie e per il miglior attore non protagonista, Brad Pitt, qui al suo secondo Oscar in carriera dopo quello per aver prodotto il film “12 anni schiavo” (2014).
Le pellicole che invece hanno ottenuto solo una statuetta sono state molte: l’attrice René Zellwegger (Miglior attrice protagonista) l’ha avuta per la sua struggente interpretazione in “Judy” sugli ultimi anni dell’attrice e cantante Judy Garland, scomparsa a soli 47 anni. Ed ancora Laura Dern (miglior attrice non protagonista) figlia del famoso attore degli anni Settanta Bruce Dern (che abbiamo visto in una piccola parte nell’ultimo film di Tarantino) l’ha ricevuta per il suo ruolo di legale specializzata in divorzi nel film “Storia di un matrimonio” di Baumbach. Al film “Jojo Rabbit” è andata l’unica statuetta (miglior sceneggiatura non originale) per il trattamento liberamente basato sul romanzo “Caging Skies” di Christine Leunens. Ed ancora una statuetta è andata per la miglior canzone originale “(I’m Gonna) Love Me Again” all’inossidabile coppia Elton John (musica) e Bernie Taupin (parole) per il film biografico “Rocketman” diretto da Dexter Fletcher e basato sulla vita dell’eccentrico 73enne musicista cantante e compositore inglese il cui vero nome è Reginald Kenneth Dwight. Inoltre una statuetta è andata al film “Bombshell” (miglior trucco) pellicola diretta da Jay Roach che racconta la vera storia delle pressioni sessuali ricevute da alcune affascinanti giornaliste dal fondatore dell’emittente televisiva Fox News Roger Alles. Produttrice del film è la bella e brava attrice Charlize Theron. Anche la toccante pellicola “Piccole donne” della Gerwig si è dovuta accontentare di un solo Oscar (migliori costumi). Per concludere non poteva mancare il premio per il miglior film d’animazione, che anche quest’anno è andato alla Pixar per “Toy Story 4” diretto da Josh Coley con le vicende degli ormai famosi bambolotti giocattoli come lo sceriffo Woody, l’astronauta Buzz Lightyear e gli altri personaggi come Jessie, Bo Peep e il nuovo entrato Forky.
Tutto sommato, questa imprevedibile vittoria del cinema sudcoreano è stata molto gradita ai critici e ai giurati. Il regista Bong Joon-Ho è diventato subito uno dei più acclamati autori nell’esclusivo panorama statunitense, e di certo non gli mancheranno le proposte per lavorare oltreoceano. Già è in cantiere una serie televisiva ispirata al film “Parasite”. E un pizzico d’Italia di è presente nella vittoriosa pellicola asiatica: in una scena clou è inserita anche una canzone di Gianni Morandi “In ginocchio da te” (1964) Il regista ha dichiarato di amare le canzoni del nostro autore; un vanto di cui esserne orgogliosi. Inoltre ha confessato di essersi ispirato a pellicole come “Rocco e i suoi fratelli” (1960) e a “Gruppo di famiglia in un interno” (1974) di Luchino Visconti oltre alla filmografia di Martin Scorsese che ha voluto elogiare apertamente dal palco. Il regista italoamericano, chiamato in causa, pur non avendo vinto nessuna statuetta per il suo “The Irishman”, ha così ricevuto una “standig-ovation” da parte di tutti i presenti per il suo importante contributo alla Settima Arte. Appuntamento alla prossima edizione degli Oscar.
Andrea Curcione
La lista ufficiale dei vincitori della 92esima edizione degli Oscar
Miglior film: Parasite (Neon), produttori: Kwak Sin-ae and Bong Joon Ho (Corea del Sud)
Miglior regia: Bong Joon Ho, (Parasite)
Miglior attrice protagonista: Renée Zellweger, (Judy)
Miglior attore protagonista: Joaquin Phoenix, (Joker)
Miglior attrice non protagonista: Laura Dern, (Marriage Story
Miglior attore non protagonista: Brad Pitt, (Once Upon a Time in Hollywood)
Miglior sceneggiatura originale: Parasite, (Bong Joon Ho, Han Jin-won)
Miglior sceneggiatura non originale: Jojo Rabbit, (Taika Waititi)
Miglior fotografia: 1917 (Roger Deakins)
Migliori Effetti Speciali: 1917 (Guillaume Rocheron, Greg Butler and Dominic Tuohy)
Miglior film straniero: Parasite (Corea del Sud)
Miglior montaggio: Ford v Ferrari (Andrew Buckland and Michael McCusker)
Miglior scenografia: Once Upon a Time in Hollywood, (Barbara Ling, Nancy Haigh)
Migliori Costumi: Little Women (Jacqueline Durran)
Miglior Trucco: Bombshell, (Kazu Hiro, Anne Morgan, Vivian Baker)
Miglior film d’animazione: Toy Story 4 (Pixar – Josh Cooley, Mark Nielsen and Jonas Rivera)
Miglior corto d’animazione: Hair Love (Matthew A. Cherry, Karen Rupert Toliver)
Miglior sonoro: Ford v Ferrari, (Donald Sylvester)
Miglior missaggio sonoro: 1917 (Mark Taylor, Stuart Wilson)
Migliore colonna sonora: Joker, (Hildur Gudnadóttir)
Miglior canzone da film: « (I’m Gonna) Love Me Again, » (Rocketman) Elton John, Bernie Taupin
Miglior documentario: American Factory (Netflix), Steven Bognar, Julia Reichert, Jeff Reichert
Miglior corto documentario: Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl), Carol Dysinger, Elena Andreicheva
Miglior cortometraggio: The Neighbors’ Window, Marshall Curry