Lo psicanalista che ha in cura a Parigi il diplomatico italiano Danilo Zanca ha già l’anticipo delle sue frustrazioni con il termine “indennità di servizio” anziché “stipendio” adoperato per lui: “la parola indennità… mostra…che…considera…dunque il servizio una lesione, un torto che esige…(una) riparazione, appunto con un’indennità…”
Lesione per essere in funzione all’estero? Lesione per non poter neanch’egli non distinguersi dai francesi per il vestirsi da un sarto italiano o per le scarpe italiane, o per mantenere comunque un aspetto o un comportamento non classicamente francese? Lesione ancora maggiore per lui in questa funzione rispetto agli altri italiani tra i francesi che, pur tra i vizi o le deficienze degli stili di vita di questi, guadagnano invece uno “stipendio?”
Danilo si considera tra l’altro leso più degli altri dalle scaramucce frequenti in tutti gli uffici: il capo che corregge i rapporti solo per imporsi, il collega che si crede comunque superiore e perciò abbonda di consigli non richiesti, i litigi per il parcheggio non disponibile per tutti, ecc. Tantopiù che il suo “status” dev’essere quantopiù riconosciuto secondo sua moglie, Maddalena Branciforte e suo suocero, ammiraglio, che vedono in lui l’avvenire sociale mantenersi sempre in alto. Maddalena ha ugualmente i migliori requisiti come moglie di diplomatico per ricevere e intrattenere le persone, dalla conversazione alla preparazione dei pasti; dalla decorazione del salotto alla disposizione a tavola e perdipiù la sua educazione le ha dato doti per dipingere migliori di quelle per suonare il pianoforte. Per cui, dopo varie insistenze, espone all’Istituto di Cultura la sua collezione di quadri, ispirati al mare, “Onde”, per cui il padre s’era precedentemente adoperato per una mostra alla “Casa del marinaio”.
Le doti della moglie si aggiungono dunque a quelle di Camillo per la sua funzione, e quelle di lui si manifestano tra l’altro: nella precisione dei suoi rapporti come, ad esempio, quello sui Balcani in vista d’un’imminente conferenza, tale per cui l’aggiunta d’un’osservazione del suo Capo era addirittura sbagliata geograficamente; nella dedizione all’interno dell’organizzazione d’un evento che coinvolge ampiamente le società esterne; o nella preparazione della visita d’un ministro professore e autore di libri sulle guerre puniche, a cui invece delle sue opere vengono esposte per sbaglio quelle di un omonimo che scrive e si occupa di pesca.
Ma Danilo, pur con tutte queste doti, si sente schiacciato dall’ufficio (dove si discute di ogni cosa finanche se scrivere TVA o IVA nei rapporti), dalla moglie e dal suocero, e allora scrive libri: dalle storie dei skomorochi (saltimbanchi) russi alla fine del loro impero mongolo verso il 1350, a quella della sangria importata dalla Spagna da un lappone nel Finnmark norvegese per festeggiare il solstizio insieme a dei russi arrivati con un sottomarino e dei turisti tedeschi; poi l’incontro con il tedesco Magnus e altri in un luogo di villeggiatura di mare con le “tigri-zanzara”, gli ultimi anni di Benvenuto Spettoli, reduce 50 anni dopo nel cuneense dalla campagna di Russia; da un amore acceso in America Latina, a Radio Capodistria le cui notizie mettono tutti in guardia sulla dissoluzione della Jugoslavia e sui nuovi confini. Tutte storie che fa leggere allo psicoanalista, che così trascina al di fuori delle psicodiagnosi, mentre il malcontento delle manifestazioni nelle strade di Parigi finisce con il contagiarlo fino a fargli imbrattare un portone con la A di anarchia.
È allora è questa l’ultima falsità dei protagonisti? o il successivo pentimento dello psicoanalista? Oppure ancora il successivo rapporto di Danilo con Lucinda, nato dalla sua nuova passione per gli oggetti di mitologia maya, a sanzionare la falsità dei suoi rapporti precedenti?
Ma la falsità non è antagonista della ponderata leggerezza di Marani nella descrizione delle situazioni sociali, anche nei suoi precedenti libri.
Lodovico Luciolli
Sinossi di L’Ultima Falsità di Diego Marani, edito da La nave di Teseo, 256 pagg. Anno 2025 €. 18,05.
Uno psicanalista italiano che lavora a Parigi racconta la terapia di un suo paziente, Danilo Zanca, diplomatico presso l’ambasciata italiana. Zanca vive all’ombra della moglie e del suocero: inetta e arrivista lei, generale della marina pronto a tutto per sua figlia lui. Il diplomatico ha poco interesse per i suoi incarichi professionali. Spera solo di scalare la gerarchia il più in fretta possibile e di essere lasciato in pace. Nelle varie sedute terapeutiche racconta la sua passione per la scrittura, suo unico grande amore tenuto però sempre nascosto poiché non conciliabile con le mire di denaro e di potere coltivate da moglie e suocero. Incoraggiato dallo psicanalista, il diplomatico si dedica più pienamente alla sua passione e porta alle sedute le trame dei suoi romanzi mai scritti che affascinano il medico e che finiranno per diventare l’unico argomento dei loro incontri.
Zanca però, sempre più assorbito dalla scrittura, attraverso cui si rifà delle umiliazioni subite ogni giorno al lavoro, non si accorge che la finzione delle sue storie finisce per intrecciarsi con la realtà. Una proliferazione incontrollata di personaggi, di fantasmi e di trame che finiscono per invadere il suo mondo e che influenzeranno inesorabilmente la sua vita e quella delle persone intorno a lui, fino al colpo di scena finale.
Con maestria e grande senso dello humour, Diego Marani in questo romanzo ci pone di fronte ad alcune tra le nostre paure più profonde: l’essere dimenticati, il fallimento, la rinuncia, il dover dire addio alle nostre passioni per scegliere al loro posto un percorso di vita più sicuro ma grigio.
Le storie che ci inventiamo ogni giorno per sopravvivere possono certo essere un rifugio dalla realtà ma allo stesso tempo trasformarsi da antidoto in veleno.

L’AUTORE:
Diego Marani è nato a Ferrara nel 1959. È stato direttore dell’Istituto italiano di cultura di Parigi e per lungo tempo funzionario dell’UE, dove si è occupato di lingue e di diplomazia culturale. Inventore della lingua-gioco “Europanto”, ha pubblicato L’ultimo dei vostiachi (2002, premio Selezione Campiello), L’interprete (2004), Il compagno di scuola (2005, premio Cavallini), Come ho imparato le lingue (2005), Enciclopedia tresigallese (2006), La bicicletta incantata, pubblicato in cofanetto con il film di Elisabetta Sgarbi Tresigallo, dove il marmo è zucchero (2007), L’amico delle donne (2008), Il cane di Dio (2012), Lavorare manca (2014). Per La nave di Teseo sono usciti Vita di Nullo (2017), Il ritorno di San Giorgio (2019), La città celeste (2021), la nuova edizione di Nuova grammatica finlandese (2022), romanzo tradotto in quindici lingue, vincitore tra gli altri del premio Grinzane Cavour 2001 e dell’Oxford-Weidenfeld Translation prize 2012, L’uomo che voleva essere una minoranza (2022) e la nuova edizione di A Trieste con S.




































