Le Elezioni decisive per l’Europa

Quelle dell’8 e 9 giugno 2024, sono sicuramente le elezioni più importanti nella storia dell’Unione Europea. La prima cosa da notare è che queste elezioni segnano la fine dell’euroscetticismo. Oggi nessun partito, che abbia un minimo di credibilità elettorale, parla più dello scioglimento della UE. Si tratta già di un successo per l’Europa. Ma le elezioni sono decisive anche per il pericolo incombente di un nuovo conflitto bellico nel cuore del continente.

I populisti di destra (la Lega di Salvini) e quelli di sinistra (il M5S di Conte) invocano una soluzione diplomatica del conflitto russo-ucraino, accusando in particolare la Francia e la Germania di voler causare una terza guerra mondiale. La realtà, fuori da ogni assunto demagogico e da ogni leggenda metropolitana, è che la guerra l’ha voluta Putin e che lo stesso non è disposto a nessuna trattativa che non coincida con l’annessione di fatto dell’Ucraina all’impero russo.

Del resto si vuole, da parte di quasi tutti i paesi europei, l’Ucraina prestissimo nel “Patto atlantico” e presto nella stessa Unione e diventa difficile spiegare a questo paese che lo si vuole con noi, ma lo si lascia solo a combattere contro le smisurate forze russe. È come volere la botte piena e la moglie ubriaca.

La parole di Macron, sull’invio di truppe nello scenario di guerra, ripetute dal premier tedesco, l’invio di armi dagli Stati Uniti per colpire direttamente il suolo russo, non sono dettate da smanie guerrafondaie ma dalla consapevolezza che il dittatore russo non si fermerà all’Ucraina e i suoi emissari già lavorano su un progetto lungo di nuove annessioni, vedasi la virata filorussa che è in corso in Georgia, tra le proteste popolari in primo luogo dei giovani che sono i più fedeli al progetto di Unione Europea. La Storia è maestra di vita e in fondo la sceneggiatura putiniana l’abbiamo già conosciuta alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Hitler che si annette l’Austria, poi la Cecoslovacchia e anche lì ci fu un accordo, quello di Monaco, solo che dopo lo stesso andò a prendersi la Polonia.

Ecco che allora la questione ucraina diventa essenziale per il futuro della stessa Europa; cedere porterebbe ad una crisi dei valori fondanti dell’Unione e porterebbe a scenari devastanti sul futuro del continente.

Per questo le elezioni del prossimo 8 e 9 giugno sono essenziali. Dietro l’attacco a Kiev, che ha scelto il modello sociale e culturale occidentale, che ha scelto la democrazia rappresentativa sul modello delle democrazie liberali europee, c’è un attacco al nostro mondo, alla nostra cultura, al nostro modello di vita e ai nostri valori di libertà e democrazia. Siamo in un’epoca che vede in crisi i nostri modelli identitari sotto la spinta di complesse evoluzioni geopolitiche figlie della globalizzazione.

Le minacce alla nostra vita, alle nostre consuetudini e tradizioni, alla nostra storia e cultura, vengono non solo da stati autoritari o se preferite da democrazie illiberali come la Cina e la Russia, ma anche dal fondamentalismo islamico, che in Israele come in Francia o Belgio o la stessa Germania, non rinuncia ad attacchi terroristici con il preciso auspicio di sostituire le nostre democrazie con teocrazie che minaccerebbero anche i più elementari principi di libertà ed eguaglianza. Ecco perché la scelta nel voto europeo diventa importante per quanto riguarda i processi di immigrazione e quindi l’accoglienza e poi l’integrazione. E il problema non si risolve con blocchi navali improbabili e demagogici, come un tempo proponeva la Meloni e oggi, ad esempio, la destra populista europea partendo dai vari Bardella e Le Pen per la Francia. Integrazione deve essere tale che chi venga dai paesi arabi o dalla Cina o dal sud est asiatico, piuttosto che dal sud America e i loro figli devono diventare europei.

La scelta elettorale inciderà anche sul futuro energetico e su questo tema (si pensi al nucleare di ultima generazione o alle varie fonti pulite) come su altri di cui accenneremo brevemente, sono possibili, forse per la prima volta, alleanze trasversali e transnazionali, a patto che ci sia la volontà di far camminare l’Unione sulle gambe del pragmatismo piuttosto che di confonderlo e bloccarlo in inutili e vetuste contese ideologiche.

Proprio il fatto che più nessun partito dichiara di voler fare uscire il proprio paese dall’Europa deve spingere le forze più sinceramente europeiste ad invocare la strada per arrivare in tempi brevi agli Stati Uniti d’Europa.

Cosa possibile a patto che ci siano profonde riforme delle istituzioni europee. Anche in questo caso le diverse forze politiche dei vari paesi coinvolti possono ricercare delle soluzioni condivise che permettano alla Commissione europea di agire più rapidamente e coerentemente. Esistono forze di destra e sinistra e del moderatismo che chiedono, ad esempio, di abolire l’unanimità, oggi richiesta per tante direttive. Una scelta di buon senso che impedirebbe ad un solo paese di contrastare e bloccare una scelta voluta dalla stragrande maggioranza dei paesi.

Lo stesso Parlamento europeo non può più ridursi ad un’istituzione che vota unicamente sulle direttive della Commissione, essere parlamentare deve consentire anche una libertà e possibilità di legiferare in nome di tutta l’Europa. Su questo tema, come su altri, non è impossibile un’intesa tra forze di destra, sinistra o centro. Intese trasversali e che coinvolgono le diverse realtà nazionali che compongono l’Unione.

Su temi come l’epidemia da Covid, sul contrasto alle mire espansionistiche della Russia come nel contrasto al fondamentalismo musulmano, l’Europa, pur nei suoi limiti regolamentari che ne costituiscono un ostacolo alla sua azione, hanno dimostrato efficacia e lungimiranza.

Anche per questo con il voto bisogna scegliere con attenzione, affinché dalle urne esca una chiara e netta proposta di rilancio europeista verso un’unione che non significhi rinunciare ai valori culturali e se si vuole tradizionali del proprio paese, ma che permetta al contempo di aspirare ad una concreta sovranità europea che ci renda tutti più simili e vicini.

In fondo, Europa e Patto Atlantico continuano a essere un binomio da difendere contro le aggressioni sempre più esplicite e dirette al nostro modello di vita e di società. Per questo mai come in questa tornata elettorale il voto ci riguarda direttamente e partecipare diventa essenziale per il futuro di ognuno di noi.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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