Che cosa vi evoca la parola “città”? Da Genova, vivace e splendida città liguria aperta a tutti i Sud, un nuovo racconto “psicogeografico”, ma anche poetico di Ennio Cirnigliaro, archeologo e storico.
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Le città sono miniere di memorie incrostate di stalattiti e stalagmiti fatte di finestre, muri, epigrafi indifferenti all’indifferente passaggio di chi mai si sofferma a guardarle. Sono frenesia del mattino, rumore di macchine del caffè, focaccia affogata negli ultimi sogni, un momento prima delle prime realtà cui, per un genovese, si inframezza sempre il salato preludio mattinale col suo sapore che ti porta il mare.
Sono sfiorarsi di storie, le città, con tortuosi ed impensati vicoli che possono portarti nella tenebra di un lurido basso o di fronte all’orizzonte aperto, proprio come l’umore di chi le attraversa.
Come ne Il cielo sopra Berlino, le città sono babeli di pensieri, tristezze e sorrisi, paure e certezze, caratteri che si agitano nel moto browniano delle casualità, sguardi che, talvolta, si incrociano; storie d’amore di un istante, come le passanti di Brassens, storie che nascono sui taccuini o le tavolozze degli artisti che scompaginano i giorni in una flânerie che sa di promesse.
Le città sono le eterne, ottocentesche, sinfonie di addii e arrivederci sui binari di Principe, con quel nome sontuoso, prima dell’infinito rettilineo di Balbi, aristocratico passeggio di un perenne fuoricorso.
E sono vento, certe città; ma non vento cattivo, gelido, oscuro. Sono vento luminoso ed orizzonte, panni che danzano e svolazzare di campane mattinali in certi giorni in cui persino la miseria delle anime migranti qui approdate da ogni altrove diviene sorriso, come la corsa dei bambini senegalesi, cinesi, ecuadoriani, che inseguono un pallone fra i bidoni pieni di ogni antinferno ed i profumi mescolati delle pulizie del mattino delle strade dove il kebab e il basilico formano già qualche ricetta che sa di futuro.
Sono un po’ noi, le città, con la nostra fallibile corsa da fondisti che sanno tirare il fiato senza fermarsi, sempre pronti, alla bisogna, a trovare un passaggio od un imbarco.
Ennio Cirnigliaro
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