Ecco un testo poetico di cultura popolare legato a un luogo e al suo eccelso vino. Per chi non lo conosce, l’Aglianico del Vulture è uno tra i migliori vini italiani, è un vino rosso ottenuto da uve del vitigno omonimo, coltivato nel nord-ovest della Basilicata in provincia di Potenza, nella zona del Monte Vulture. Nel 2010 ha ottenuto la denominazione di origine controllata e garantita (DOCG). «Quando lo annuserai pregherai gli dei che ti facciano (diventare) tutto naso.» (Da Catullo).
I versi di Ernesto Grieco
I versi armoniosi di Ernesto Grieco condensano la sintesi sincera e verace di una terra antica che proprio nel suo vino eccelso – l’Aglianico del Vulture – dà prova di sapienza arcaica e di naturale orgoglio.
Il vino quale veicolo sincero che sa ammaliare e sa portare lontano la mente a quei coloni greci che oltre due millenni or sono lambirono queste terre, sbarcati sullo Jonio e giunti fino alle pendici del Vulture. Proprio qui l’innesto del vitigno (che da allora si chiamerà nell’etimo “ellenico” e quindi “aglianico”) ha saputo offrire generosi succhi di terra pregnante ed ambire ad un gesto di naturale bellezza. Il vino, il sapore, l’aroma che nei versi di Grieco si contemplano e diventano suono, aria, profumi di una terra generosa e sapiente. Il vino che diventa cultura di un luogo, come mille altri in Italia e nel mondo, ma che qui assume il sapore del tempo, del vento nei capelli dei coloni giunti dal mare di chissà quale lido. L’eredità nei visi scavati dalla fatica dei millenni a venire, rughe asciugate dal sole forte, la vendemmia e il raccolto di zona San Savino, in autunno; e ancora le Querce (R’ Cerz in lingua arcaica), la “Gorizza” e “Piano dell’Altare”: tutti nomi che risuonano di fatica e di orgoglio di un vino che sa raccontare la storia come nessuno mai. Eccolo dunque, l’Aglianico, decantato da Grieco.
Aglianico del Vulture
Versato nella brocca
a decantar
l’aroma s’esalta e …
in un istante l’aria impregna.
Il fine olfatto
le papille solletica a salivar
e la lingua a deglutir.
Quando il bicchier poi
il labbro tocca
un’esplosione di gusti
rotea nella bocca.
La mente come un avvoltoio
vola e s’inebria
E un ditirambo spontaneo
sboccia fino
a ringraziar il buon Dio
Dioniso, Bacco, le vulcaniche terre
di Vulture
e questo vitigno ellenico
Madre di cotanto vino
che lodi già cantava Orazio
in arcaici versi
e che il tempo e quest’aroma
rinnova ad ogni verso.
(Ernesto Grieco)
Armando Lostaglio