Per Missione Poesia una riflessione sull’opera di saggistica Vocazione e custodia del senso di verità scritta da Marco G. Ciaurro, intorno alla poesia di Francesco Belluomini e edita da Il Convivio. Un’opera che merita la nostra attenzione poiché indaga, non solo sul percorso del poeta, ma è testimonianza di un’epoca, delle sue contraddizioni, dei suoi riferimenti e accadimenti, e di come attraverso la parola, quando è vera, si possa giungere all’essenza della vita stessa.
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Marco G. Ciaurro:
Ha studiato all’Università di Pisa con Aldo Giorgio Gargani e all’École des Hautes Étude con Jacques Derrida. Filosofo, scrittore e organizzatore culturale ha pubblicato il romanzo “L’infelicità perfetta” (Società Editrice Fiorentina, 2009); ha curato la parte storica del volume dedicato a Guglielmo Marconi “La tradizione radiotelegrafica di Coltano”; ha tradotto “La responsabilità degli intellettuali” di Maurice Blanchot (Mimesis Edizioni, 2011); ha curato il volume di Aldo G. Gargani “L’arte di esistere contro i fatti. Thomas Bernhard, Ingeborg Bachmann e la cultura austriaca” (Lamantica Edizioni, 2017). Per Il Convivio editore è uscito nel 2021 il saggio intorno alla poesia di Francesco Belluomini “Vocazione e custodia del senso di verità”.
Francesco Belluomi:
Sull’autore sono state pubblicate in questa rubrica due recensioni che, per un approfondimento, è possibile consultare ai seguenti link:
– https://altritaliani.net/la-poesia-del-viareggino-francesco-belluomini/
– https://altritaliani.net/francesco-belluomini-il-mercato-delle-idee/
Conosco Marco G. Ciaurro da diverso tempo e da sempre apprezzo la sua inclinazione profonda ai lavori di saggistica sui grandi temi della storia, della filosofia e della poesia contemporanea. Quest’ultima fatica è dedicata al grande poeta viareggino Francesco Belluomini, fondatore tra l’altro del prestigioso Premio Letterario Internazionale Camaiore, oggi a lui intestato, e di cui abbiamo ampiamente parlato nel tempo con gli articoli sopra indicati, anche in questa rubrica. Il lavoro di Ciaurro merita una grande attenzione perché è frutto, non solo di una profonda conoscenza dell’opera di Belluomini, ma anche di uno spaccato di questa nostra poesia contemporanea, delle sue tradizioni, delle variegate voci che la compongono, nonché dei vari modi con cui si può affrontare una poetica che ha, indiscutibilmente, il pregio di confrontarsi continuamente con il reale.
Vocazione e custodia del senso di verità
Confrontarsi con un lavoro di saggistica che affronta in maniera così viscerale l’opera di un grande protagonista della nostra poesia contemporanea, quale è Francesco Belluomini, non è cosa facile: Ciaurro è talmente appassionato nella sua analisi, tanto da riflettere la stessa passione che nella poesia e nella vita può essere attribuita a Belluomini, da consegnarci un ampio e puntuale lavoro di saggistica – così lo definirei più che di critica – capace di scandagliare – mai termine risultò più appropriato, e capiremo perché – ogni aspetto della poetica dell’autore, del suo stile, del suo pensiero, della sua formazione, del suo impegno e tanto da consentirci, attraverso un percorso lineare e ben determinato, di cominciare davvero a conoscere meglio l’opera di questo autore, e ciò nonostante a volerne sapere ancora di più. Ciaurro, insomma, risulta così convincente e coinvolgente da indurci ad andare a leggere o a rileggere i lavori di Belluomini, questa volta, sicuramente in un’ottica diversa, con maggiore cognizione di causa. E, se è pur vero che la poesia può risultare interpretabile in più modi, a seconda della sensibilità e dell’esperienza di ognuno, è altrettanto vero che strumenti come questo di cui parliamo possono essere un valido supporto, e contribuire ad apprezzare maggiormente quello che già, in maniera forse meno consapevole, ci era comunque piaciuto, ci era entrato dentro, ci era rimasto in modo indelebile nella mente.
Dunque la dimensione da cui parte Ciaurro, per fornirci una chiave di lettura dell’opera dell’autore, è quella dell’esperienza che diventa conoscenza – e non il contrario -: sono stati gli uomini, e probabilmente le cose, le vicende, le strade di vita percorse in ogni direzione, che hanno insegnato a Belluomini come trasformare l’astratto in concreto passando dalla vocazione per raggiungere la verità, sfruttando quelle capacità proprie che gli hanno sempre consentito di affrontare argomenti politici e civili, filosofici e storici, di sentimenti e umanità, confrontandosi con la prosa e la poesia in egual misura, ma essendo ben consapevole di poter assurgere a custode della memoria storica, che aveva a cuore come nessuno, per l’alto grado di civiltà di cui era portatore. Dare tono, forma, corpo e voce a questa figura così alta, scomponendone le peculiarità, è dunque lavoro non solo necessario, ma indispensabile al fine di ricostruirne il pensiero e il valore, e Ciaurro si affida alla sua competenza per riprodurre e ricostruire, per noi lettori di questa poesia, capitolo dopo capitolo, il segno linguistico, il ritmo e il movimento, la capacità di sguardo, la ricerca della verità e del significato anche attraverso i fatti di storia e di cronaca, e quella convinzione, a cui si accennava prima, di volersi fare testimone del suo tempo, custode della memoria. Per questo si può affermare con Ciaurro stesso che la poesia di Belluomini non prescinde dalla sua autobiografia, partendo infatti da quella vita fatta di navigazioni che non può che comportare, nell’elaborazione dei suoi versi, l’arricchimento che ne deriva dalle metafore aventi come sfondo il mare e i suoi elementi, o ancora dall’esperienza profonda che ha segnato la sua esistenza della fondazione del Premio Camaiore, ora affidato alle amorevoli cure di Rosanna Lupi, sua moglie e compagna di vita, a cui sono dedicati altrettanti passaggi fondamentali della sua opera. Ma, al tempo stesso, è opportuno evidenziare come la dimensione autobiografica riesca a innestarsi completamente negli avvenimenti di cronaca o nei fatti storici di cui Belluomini si fa, non solo spettatore, ma portavoce, sprofondando la solitudine dell’io poetico nella cultura e nella macro storia, degli anni a cavallo tra il ‘900 e il 2000, con una parola che è capace di narrare, incidere, comunicare.
Il resoconto che Ciaurro promuove in tal senso è davvero un “attrezzo” – mi piace questo termine perché indica un senso di lavoro anche manuale, una sorta di artigianato della parola, che ben si addice all’autore in esame – capace di orientare nella cifra stilistica e nel contenuto del poeta, in questa produzione che non nasce da flash rivelatori, ma è frutto di ricerca e pensiero ragionati sempre intorno a ciò che accade e che viene comparato con l’esperienza e il pensiero dei grandi autori, siano essi filosofi, pensatori, poeti stessi: un pensiero e un’esperienza che vanno a legarsi con la reazione interrogativa che è insita nell’animo umano, che comporta implicazioni, uso di lingue e linguaggi, sutura di ferite, rivisitazioni del passato per elaborare il presente.
In una combinazione di riflessioni si potrebbe affermare che, in fondo, per capire l’opera di un poeta è sempre necessario l’ascolto sia che si tratti di poesia ciarliera e divulgativa, sia che si abbia a che fare con una poesia più ricca di silenzi che di parole, ben comprendendo che non è data la possibilità di dettare un modus vivendi ma che ciò a valore in quanto adesione al sentire dell’autore, che è un sentire morale, un grido lancinante che promuove umanità, una via che si snoda sulla responsabilità e che abbraccia la speranza. Ecco, Ciaurro, col suo lavoro, ci propone un mezzo per storicizzare l’eredità di Belluomini attraverso la rivelazione di alcune parti importanti del suo lascito dalle quali si ricava il dire autentico che marchia a fuoco la sua poetica dalla sorgente alla foce.
A conclusione di questo mio breve, e certo inesaustivo commento, riporto qualche testo, tratto dalle opere del poeta.
Riflessione iniziale (da Occhi di gubìa)
Quanto salmastro questo vento teso
m’ha spruzzato sul viso sempre domo
ad ogni volontà di parte; quando,
nell’avaro dei piccoli anni, fui
spinto nei verdi solchi dell’oceano:
intruso in acqua salsa per il pane.
Gli anni di stentati equilibri
nel forzoso avventurarsi di coste,
dentro approdi smentiti da vetrine
in falsa luce, ricco dell’abbraccio
frettoloso di mamma, nel fuggevole
momento di ritorno. Così, come
prigioniero di queste mie memorie
– ormai nell’inatteso dello sbarco –
punto su scavalcarmi sulla dritta
e riprendo la voglia di rivalsa
sul deposito del tempo non avuto.
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(da Nonostante tutto)
Non so se t’addolora, o ti consola,
sapere quanto poco ricordato
o male interpretato come maestro
dell’aurea voglia: come superate
le tue tesi d’incauto conformismo.
Ancora oggi le masse ciondolanti
segnano le lanterne tremolate
dai refoli di vento artificiale.
L’intero labirinto s’è sfaldato
in mille crocevia, né si lamenta
se tanta ribellione inscatolata
dimentica dei geni la memoria.
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(da Occasioni di poesia)
Come è buffa la gente
libagioni d’alcol piena,
quando il riserbo
si perde tra le nebbie
e dei difetti altrui
ridi divertito…
Come è buffa la gente
Con io a farne parte.
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(da: Ultima vela)
Son figlio son voluto
di un mondo di parole
che danzano nei vortici
di varie fantasie
dove il concreto
si fonde con l’astratto.
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(da: Ultima vela)
Non so perché rimasi da ragazzo
affascinato spesso di letture
d’epici poemi, come quell’Iliade
d’Omero con passaggi che a tutt’oggi
m’accapponano la pelle.
Eppure mi piaceva Topolino
e quel Gambadilegno pasticcione;
sì come la famiglia del maldestro
e sempre sfortunato Paperino,
parteggiando pur sempre pel reietto
forse perché più simile alla gente
che non quell’infallibile topetto.
Cinzia Demi
Bologna 28 novembre 2021