(Version en français ICI). Turismo letterario. Realizzati da napoletani strettamente ancorati alle loro radici leggendarie, due itinerari intimisti ispirati ai luoghi de “L’amica geniale” di Elena Ferrante immergono i visitatori in una Napoli dalle molteplici sfaccettature, ignorata dal turismo di massa. Degna erede del Grand Tour, la grande metropoli del Sud Italia evoca, nell’immaginario collettivo, rappresentazioni assai ambivalenti, oscillando tra stereotipi e luoghi comuni. Il rione Luzzatti, in particolare, non era dotato di un patrimonio culturale eccezionale, simile ad altri punti di interesse turistici della città oggi tutelati dall’UNESCO. Eppure, la quadrilogia de “L’amica geniale” vi ha attirato l’attenzione dei media internazionali.
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Nel mondo anglosassone, ad esempio, il romanzo ha scatenato quella che viene ormai definita la “Ferrante Fever”. All’origine di questo vero e proprio fenomeno letterario vi sarebbe una recensione su “My Brilliant Friend[1]” firmata dal cronista James Wood e pubblicata nel 2013 da “The New Yorker[2]”. Fra i fan più illustri del romanzo si segnalano Michèle Obama e Hillary Clinton[3]. La fortuna dell’opera è tale che essa risulta ormai tradotta in una cinquantina di lingue, tra cui l’iraniano e il cinese.[4]
In Italia, l’opera della Ferrante è stata pubblicata a partire dal 2011 presso le Edizioni e/o. Il romanzo, come molti sanno, racconta la storia di Elena e Raffaella (Lila), personaggi che vivono quarant’anni di amicizia in costante rivalità, dal boom economico della Napoli degli anni ’50 fino agli anni ’90, il “decennio di tutte le transizioni[5]”. Elena, soprannominata Lenù, è affascinata dall’arguzia intellettuale della temibile Lila. L’allontanamento dal quartiere popolare d’origine, il rione Luzzatti, e l’approdo nei quartieri eleganti di Posillipo e a palazzo Donn’Anna diventeranno emblema dell’ascesa sociale tanto desiderata da Elena, che nel romanzo assume il ruolo della narratrice.
Onnipresente nell’opera, senza però che sia utilizzato perché l’autrice scrive solo in italiano e avverte però le lettrici e i lettori quando i personaggi si esprimono in dialetto, il napoletano è in realtà la seconda lingua parlata in Italia, riconosciuta dall’UNESCO dal 2014. Nel Rione Luzzatti e nella Via Mezzocannone nel centro di Napoli si assiste ormai sempre più spesso a un viavai di viaggiatori muniti di videocamere. I turisti perlustrano i palazzi e sbirciano attraverso le inferriate delle cantine. Tutto questo sotto gli occhi degli abitanti, che commentano ad alta voce : «Eh, l’amica geniale !» …
Non si può capire Napoli senza tenere conto del contesto politico-economico particolare del Sud Italia e degli stereotipi negativi che continuano a condizionare l’immagine della città partenopea. Vale, dunque, la pena di ricordare alcuni momenti cruciali dell’evoluzione della città. Nel 1861 essa perde il suo ruolo di capitale politica ed economica del Regno delle Due Sicilie per essere ridotta al ruolo di metropoli subalterna rispetto a Roma, diventata nuova e definitiva capitale d’Italia nel 1871. Come altre grandi città europee, Napoli vive il fenomeno dell’abbandono dei quartieri storici e del progressivo esodo verso le periferie. La tendenza si accentuerà nei primi anni ’50 e porterà le classi popolari a rinunciare all’organizzazione sociale che si erano date nei Palazzi del centro e a insediarsi ai bordi o al di fuori del perimetro urbano.
Questa condanna all’esilio delle classi popolari sarà il risultato di diversi piani di risanamento, a loro volta basati su cornici legali fortemente volute e sollecitate da promotori senza scrupoli. Nel 1963 il film Le mani sulla città[6] del regista Francesco Rosi fu una denuncia potente delle dinamiche di corruzione all’origine dell’espansione urbanistica di quegli anni. Il piano di ricostruzione messo in atto dopo il terremoto del 1980 favorirà ulteriormente queste dinamiche, espressione dell’incapacità cronica dello Stato di gestire efficacemente il Sud Italia.
Alcuni abitanti delle periferie non si sono però rassegnati a perdere la loro “napoletanità”. Animati da una passione viscerale per la loro città, stanno sfruttando il canale letterario offerto dal romanzo L’Amica geniale. I più intraprendenti permettono ai visitatori che li seguono di scoprire o di riscoprire il rione Luzzatti e dei luoghi «in cui nessuno passa, neanche prima delle elezioni» come scrive David Schiavon, giornalista del Napoli Monitor e autore di un libro sulla street art del quartiere con l’artista Diego Miedo[7].
Un percorso in particolare, raccomandato anche dal New York Times, è stato pensato da Francesca Siniscalchi[8] : «Le persone che scelgono di seguire quest’itinerario – racconta la guida culturale – lo fanno per vedere dove si svolge la storia delle due amiche, dove inizia, quale scuola hanno frequentato, in quale chiesa si è sposata Lila, dove ha comprato il suo vestito da sposa, dove le ragazze hanno preso il treno per arrivare a via Chiaia, su quale isola si sono svolti i momenti più importanti della storia….[9]».
Un secondo itinerario, invece, si basa sugli aneddoti e sulla trasmissione intergenerazionale all’interno del quartiere. È guidato da due autori, un insegnante e un avvocato: Maurizio Pagano e Francesco Russo (“Noi Professionisti”). «Sono nato, vissuto e cresciuto a Napoli, nel rione Luzzatti. I miei genitori, che adesso hanno ottant’anni, ci abitavano pure loro fin da piccoli. Già da L’amore molesto[10] si parlava del mio Rione», osserva Maurizio Pagano durante una visita organizzata con il Liceo Don Lorenzo Milani di Napoli.
Il senso delle due iniziative è lo stesso: far rivivere epoche passate più o meno lontane e far scoprire una città abitata dai napoletani, animata da una generosità alla quale non ci si può sottrarre.[12]
Nonostante un ambiente letterario internazionale “scosso” dalla quadrilogia de L’amica geniale, gli abitanti dei luoghi in cui è ambientato il romanzo non hanno aspettato le potenti edizioni Mondadori[13] o la serie televisiva realizzata da HBO[14] per esprimere la loro cultura napoletana. Grazie alla Napoli immaginaria dell’opera letteraria e al modo in cui persone come Francesca, Maurizio e Francesco l’hanno fatta propria, emerge una realtà piena di contraddizioni e sfaccettature, fuori dalle mura borghesi di una città “traboccante di libertà”[15]. Studenti, turisti, americani, belgi, australiani: i visitatori, qualunque sia la loro origine o il motivo del loro interesse, cercano la Napoli dei tempi de L’Amica geniale, la Napoli di prima o, in altre parole, la Napoli “anima” dei luoghi del romanzo o ancora del capolavoro Montedidio di Erri De Luca. Tutti vogliono confrontare i posti che popolano il proprio immaginario con quelli reali.
Accade così di assistere a certi incontri fuori dal tempo. Succede ad esempio quando una turista australiana, la cui famiglia ha dovuto lasciare Napoli in seguito al terremoto del 1980 per emigrare lontano, si emoziona nel risentire la lingua della sua infanzia sulle labbra di un abitante che le chiede che cosa trovi di interessante in un tunnel stradale. Succede anche quando Salvatore, liceale quindicenne e abitante del quartiere a cui la lettura del romanzo è stata imposta a scuola, ammette: «È bello che dei visitatori vengano nel quartiere per vedere dove abitiamo […]. Mi piace il posto in cui vivo e il fatto di avere dei visitatori dà un’immagine più reale di Napoli, dove i napoletani non rubano e dove non ci sono solo rifiuti[17]».
Seguendo l’esempio del Grand Tour iniziatico dei secoli passati, i turisti cercano di perfezionare la loro “educazione napoletana” andando alla ricerca dei luoghi “autentici” evocati da un’opera letteraria. La riscoperta di splendori passati non esclude però la consapevolezza delle vicissitudini della città, che non possono essere occultate. Certo, al giorno d’oggi i banditi non aspettano più i visitatori dietro l’angolo! «La Ferrante non mi ha cambiato la vita, – commenta Maurizio Pagano – ma mi ha dato modo di parlarne e di parlare del luogo dove sono nato, il Rione Luzzati. La BBC mi ha appena contattato per un reportage che sarà trasmesso prossimamente e che sarà presentato dall’attore Richard Grant. Prima del Covid il quartiere era sempre preso d’assalto da turisti e scolaresche. Grazie all’iniziativa dei professori Aponte e Napoli, Francesco e io abbiamo potuto presentare il nostro libro I luoghi dell’Amica geniale in alcune scuole, come il Liceo Don Lorenzo Milani, e abbiamo potuto visitare con gli alunni i luoghi della storia di Lenuccia e Lila. Questa storia ha radici nella realtà. Abbiamo svolto delle ricerche personali e siamo riusciti a risalire ai veri personaggi della quadrilogia e ai loro veri nomi. Li abbiamo identificati quasi tutti. Abbiamo cercato le potenziali “Elena Ferrante” e abbiamo fatto dei paragoni fra diverse famiglie, … è proprio una bella storia da raccontare ai nostri visitatori[18]».
Più andiamo in giro per il quartiere, più i racconti si intrecciano. Capita, ad esempio, di assistere a un incontro fra giovani liceali e persone più mature che guardano insieme vecchie foto di cari ormai scomparsi. Le emozioni sono lì, custodite nei portafogli, e non chiedono altro che di essere mostrate per svelare i tesori del passato. I napoletani sono la vera “anima” di questi luoghi! Siamo lontani dal turismo di massa. I visitatori di ogni nazionalità e provenienza riflettono, valutano, scambiano le loro impressioni e condividono i loro sentimenti riguardo ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, agli anni di piombo, al trauma del terremoto del 23 novembre 1980 o alla violenza della Camorra, personificata nei romanzi dai fratelli Solara. Il famoso tunnel, attraverso il quale le piccole bambine nel primo volume della quadrilogia scappano dal quartiere per vedere il mare, simbolizza perfettamente l’uscita dal rione popolare e la promessa di un’ascesa sociale tanto agognata. Un turista americano vede nel tunnel perfino un riferimento mitologico allo Stige: «The Tunnel is a metaphor, almost the River Styx. Hadès on one side, freedom and opportunity on the other»[19].
In via Mezzocannone, vicino al centro città, Raimondo Di Maio gestisce coraggiosamente una delle ultime librerie storiche di Napoli. Unico editore italiano di Louise Glück, premio Nobel per la letteratura nel 2020, è anche uno degli editori del celebre autore italiano Erri De Luca, di cui si è fatto promotore instancabile. Le dimensioni esigue della libreria possono trarre in inganno. In realtà Di Maio è un protagonista rispettato e influente della cultura partenopea e lo era già prima che qualcuno lo interrogasse sul suo presunto contributo a L’Amica geniale.
L’editore parla con orgoglio della via Mezzocannone come uno dei luoghi della trama: «La libreria dove lavorava Lenù è proprio la mia vecchia libreria, un po’ più in là, in Via Mezzocannone, negozio in cui si trova una scala che dà accesso al piano superiore. Sicuramente è proprio lì che la Ferrante si è immaginata la scena del vecchio libraio libidinoso che guarda sotto la gonna di Elena. Ci siamo incontrati con la troupe della serie, ma purtroppo sono stati costretti a girare la scena a Port’Alba per esigenze tecniche. La scena mi fa sempre ridere e dimostra quanto sia importante leggere l’opera originale! L’impatto dell’opera letteraria è stato determinante per il mio lavoro, visto che dopo la sua pubblicazione diversi stranieri sono venuti da me per identificare la libreria di Mezzocannone descritta nel libro. Dopo sono venuti anche i napoletani. Il fenomeno mi ha permesso di vendere molti libri in inglese e in italiano, ma non solo. I visitatori che entrano nella libreria scoprono la letteratura italiana, che rappresenta la mia gioia di vivere».[20]
Attraverso gli itinerari che ha ispirato, l’opera letteraria della Ferrante fornisce un’altra visione della città, come ci hanno detto gli alunni del Liceo Don Lorenzo Milani: l’immagine di Napoli è «ancora più bella e accattivante». Poi aggiungono, a differenza dell’Amica geniale «ormai i bambini possono andare a scuola, anche se non è cambiato niente tra ricchi e poveri»…
Dopo la seconda stagione della serie televisiva, girata nel centro di Napoli, una delle tante sfide del Rione Luzzatti è stata quella di accogliere degnamente i visitatori. Pare che lo stesso sindaco di Napoli, De Magistris, sia stato visto spesso sul set durante le riprese[21]… Nel Rione sono state promosse diverse iniziative incoraggianti. La biblioteca Andreoli porta ora il nome del professore Agostino Collina, personalità alla quale il personaggio del professor Ferraro fa riferimento nell’opera. Dopo la guerra, Collina fonderà con i suoi fondi personali la prima biblioteca itinerante per i bambini del quartiere che non potevano andare a scuola. L’Amica geniale fa sperare in una vita migliore, in un’evoluzione positiva legata all’istruzione dei bambini meno abbienti e all’abnegazione dei professori nei confronti dei loro alunni, come suggeriscono i personaggi della signorina Oliviero e del professore Ferraro, interpretati nella serie televisiva da due grandi attori della scena napoletana: Dora Romano e Vittorio Viviani. E, dopo che è andata in onda la serie, la biblioteca Collina ha iniziato ad accogliere anche le opere dello street artist Eduardo Castaldo, ispirate al romanzo della Ferrante[22].
Malgrado le difficoltà strutturali contro le quali loro stessi e le generazioni precedenti hanno dovuto battersi, gli abitanti del rione Luttazzi vivono la loro appartenenza al popolo di Napoli. Come i cittadini assetati di cultura, i giornalisti impegnati, i librai appassionati, gli insegnanti diligenti, gli artisti, e le altre persone che abbiamo avuto modo di incontrare. L’Amica geniale ha contribuito a « trasformare la loro sofferenza in cultura» spiega Marcelle Padovani nel suo interessante volumetto: Les Napolitains (2014).
Magali Vilain
Mediatrice culturale
[1] Titolo inglese de L’amica geniale
[2] WOOD, J. (2013) Women on the Verge. The New Yorker.
[3] FRANCE INTER (2018) La prodigieuse Elena Ferrante. Emission radio Ma matinale de Dorothée Barba. France
[4] DE ROGATIS, T. (2017) L’amica geniale e Storia del nuovo cognome di Elena Ferrante: le ragioni di un successo internazionale. Istituto Italiano di Cultura di Shanghai.
[5] CUSSET, F. (2014) Une histoire (critique) des années 1990.
[6] PFIRSCH, T. (2011) La localisation résidentielle des classes supérieures dans une ville d’Europe du Sud: le cas de Naples. L’Espace géographique, tome 40 (4), pp. 305-318.
[7] MIEDO, D. & SCHIAVON, D. (2016) Palude Gianturco, dal pantano all’industria e ritorno. Napoli: Monitor Edizioni.
[8] NEW YORK TIMES (2016, 18 Janvier). What to do in Elena Ferrante’s Naples ?
[9] VILAIN, M. (2019) Comment une production littéraire à succès international peut-elle influencer la mise en patrimoine d’un quartier ? La quadrilogie littéraire d’Elena Ferrante. L’amie prodigieuse et la ville de Naples. Ecole de Communication (COMU; Université Catholique de Louvain. Interview p.49 -13 ottobre 2017.
[10] Primo romanzo di Elena Ferrante. FERRANTE, E. (1992) L’Amore Molesto. Roma: Edizioni E/0.
[11] VILAIN, M (2019), op.cit.
[12] PADOVANI, M. (2014) Les Napolitains. Lignes de vie d’un peuple. Paris: HD Ateliers Henry Dougier.
[13] Mondadori è la prima casa editrice italiana.
[14] Da notare che l’emittente televisiva americana HBO in collaborazione con RAI 1, che ha l’esclusiva delle prime diffusioni, ha girato la serie in luoghi ricostruiti, il quartiere attuale non corrisponde più alla visione del quartiere degli anni ’50 e ’60 dell’inizio della quadrilogia.
[15] https://www.rfi.fr/fr/emission/20180801-vivre-une-ville-eprise-liberte-naples
[16] DE LUCA, E (2002) Montedidio Feltrinelli Ed.
[17] VILAIN, M (2019) op.cit.
[18] Ibid.
[19] «Il Tunnel: è una metafora; quasi una rappresentazione del fiume Stige – Ade; da una parte la libertà e dall’altra l’opportunità». Tradotto dall’autore. VILAIN, M (2019) op.cit. p. 100.
[20] VILAIN, M (2019) op.cit. p 110
[21] https://video.repubblica.it/edizione/napoli/cinema-l-amica-geniale-de-magistris-a-napoli-ciak-al-corso- umberto-e-al-centro-storico/332481/333076
[22] https://st.ilsole24ore.com/art/cultura/2019-01-28/l-amica-geniale-diventa-street-art-lila-e-lenu-165440.shtml?refresh_ce=1