Italia, Francia, Europa: Il valore del Trattato del Quirinale prezioso lascito del 2021.

Marc Lazar

Le iniziative di Marc Lazar dei “Dialoghi italo- francesi per l’Europa” di Sciences Po e della LUISS non potevano essere meglio premiate dal riconoscimento del Trattato del Quirinale del 26 novembre scorso tra i due Paesi, come argomento dell’ultimo degli incontri del 2021 organizzato alla LUISS il 15 dicembre. L’evento era intitolato “Italia e Francia: una alleanza rafforzata con il Trattato del Quirinale”.

Organizzato con la presenza dei principali artefici: i rispettivi Ambasciatori Christian Masset e Teresa Castaldo, la cui determinazione nel credere nelle “forces profondes” (come le avrebbe definite Renouvin) nelle relazioni tra i due Paesi è rimasta solida anche nei momenti più difficili per i comportamenti di alcuni componenti dell’Esecutivo. Allora infatti, come ha ricordato il Presidente della LUISS Vincenzo Boccia, sia Palazzo Farnese che l’Hôtel de la Rochefoucauld-Doudeauville hanno continuato a ospitare le manifestazioni e i principali protagonisti economici e culturali dei due Paesi, le cui attività sia per l’inevitabile globalizzazione sia per i loro convincimenti non potevano che trascendere dai bisticci momentanei.

Christian Masset, Ambasciatore della Repubblica Francese in Italia

“Dialogo” era la parola che ripeteva Teresa Castaldo, non solo nel luogo e a sostegno del “Dialogo italo francese” del 20 giugno 2019 a Sciences Po, ma anche insieme a Christian Masset presso tutti i loro interlocutori francesi e italiani, contro i venti e le maree (dal titolo del libro di Letta, allora “Dean” a Sciences Po) di contrasto ai processi d’ulteriore integrazione. “Dialogo” senza il quale perlomeno i venti non sarebbero stati meno forti durante la visita di Mattarella e Macron nel maggio del 2019 per la commemorazione del 500esimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci a Chambord; e senza il quale, con un effetto non inferiore a quello pedagogico per por fine agli strilli precedenti, il sole sarebbe probabilmente stato più debole di quello che Napoli ha offerto al vertice intergovernativo italo-francese del 27 febbraio 2020.

Se Machiavelli aveva ragione nel sostenere che dalla fortuna dipende la metà delle azioni umane, e se questa allora è intervenuta nel consentire questo vertice, poco prima delle limitazioni imposte dal covid-19, e nel premiare la costanza del “dialogo” con il pieno successo della visita di Mattarella a Parigi nel luglio scorso, rimane comunque certo che l’altra metà è rimasta pienamente operativa anche durante queste restrizioni, poiché l’elaborazione d’un Trattato come quello del Quirinale del 26 novembre scorso non ammette interruzioni.

Teresa Castaldo, Ambasciatrice d’Italia in Francia

Tanto più perché non solo controbilancia quello dell’Elysée tra la Francia e la Germania del 1963, con gli stessi principî affinché le generazioni contemporanee dei rispettivi Paesi non portino le tracce delle rivalità precedenti e lavorino di più insieme nei vari settori, e quelle successive s’integrino di più con gli scambi scolastici e universitari (per cui la collaborazione Sciences Po/LUISS fa da esempio), ma altresì perché se allora la statura di de Gaulle e Adenauer preponderava su chiunque (a tal punto da aver accettato malvolentieri il Presidente francese le ratifiche parlamentari con la cornice del contesto delle alleanze occidentali ed europee di quell’epoca), oggi i protagonisti non si differenziano per statura perché quelli coinvolti sono più numerosi: non solo i rispettivi Capi di Governo; non solo i Ministri per le rispettive materie (come Di Maio, e come Le Drian e Le Maire i cui messaggi sono stati letti dai rispettivi Ambasciatori, o come Giorgetti e Franceschini intervenuti in videomessaggio al “Dialogo”); non solo gli altri Ministri che parteciperanno secondo il trattato alle riunioni di governo dell’altro Paese; non solo, infine, altre personalità del mondo economico (come Michele Crisostomo, Presidente dell’ENEL, o Salvatore Rossi, Presidente di TIM, o Andrea Munari, Presidente di BNL BNP Paribas, intervenuti al “Dialogo” per le implicazioni di azionariato o tecniche delle rispettive Società tra i due Paesi, alle quali s’aggiungeranno anche i lavori sulla transizione energetica e la volontà di assunzione di elementi di diversa provenienza pluridisciplinare); ma pure, accanto alle personalità meno note di Stellantis o Microelectronics o di altre Società diventate francoitaliane (anche nello Spazio), quelle che contribuiscono ogni giorno anche in altri settori alla conoscenza reciproca: dai stimati ricercatori italiani in Francia e viceversa, e da coloro che ritengono, come ha dichiarato al “Dialogo” Brigitte Marin, Direttrice dell’École Française de Rome, che si viaggia o si studia o ci si stabilisce in Italia o in Francia per conoscere non solo il posto ma anche i valori universali che vi si trovano.

Infine, se la parte maggiore dei giornalisti come opinionisti ai tempi del trattato dell’Eliseo era quella delle prestigiose firme nella colonna di sinistra della prima pagina o in quasi tutta la terza pagina dei giornali, oggi lo è in TV, il che rende tutti loro sia sullo schermo che con la penna ancora più protagonisti del buon fine del Trattato del Quirinale, con un’obbiettività destinata a diminuire quelle divergenze nei sentimenti reciproci tra italiani e francesi, già ridotte (come ha osservato Lazar) rispetto ai sondaggi per i “dialoghi” del 2019, e alle quali ora fanno seguito le diverse disponibilità dell’opinione pubblica alle limitazioni delle sovranità nazionali a favore di quella dell’UE (50% in Italia, 29% in Francia e 43% in Germania secondo il  sondaggio Ifop-EuropaNova pubblicato sulla stampa il 26 dicembre, su un campione di poco più di mille persone in ognuno dei Paesi).

Dopo che il 22 dicembre c’è anche stato sul “Financial Times” l’articolo congiunto di Macron e Draghi per una strategia di bilancio dell’UE con maggior spazio per gli investimenti a lungo termine, il 2022 inizia con altre emergenze dovute al covid-19, ma inizia pure con il semestre francese di presidenza del Consiglio dell’UE, e allora in ambedue le circostanze la parte di tutti i protagonisti (e dei “dialoghi” che erano continuati via web durante i confinamenti) dei rapporti tra l’Italia e la Francia diventa (indipendentemente dalle prossime elezioni) di maggiore responsabilità con lo stimolo del Trattato. E perché no anche di maggiori soddisfazioni per i giornalisti, sia per i “decani della penna” come Alberto Toscano e Paolo Romani, sia per i nuovi corrispondenti come Giovanna Botteri a Parigi?
A loro e a tutti i loro colleghi giungano perciò i migliori auguri di Altritaliani.

Lodovico Luciolli

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