Dal prossimo 1° giugno al cinema in Francia il nuovo film del regista casertano Pietro Marcello. Un omaggio alla sua terra, un commosso ritratto sbiadito di un mondo semplice ma più ricco di quello che ci circonda, una favola triste sull’Italia contemporanea, “bella e perduta”.
In una terra nota come “terra dei fuochi”, balzata alle cronache per le discariche abusive e le battaglie della camorra, si erge elegante la residenza borbonica di Carditello, una Reggia in balia dei tempi che corrono e dimenticata da tutti, anche dallo Stato. Solo un umile pastore, Tommaso Cestrone ovvero l’Angelo della Reggia, se ne prende cura, ripulendola per anni e salvandola da anni di incuria e di degrado. Ma la sua prematura scomparsa non gli permette di gustarsi la gioia dell’acquisto del sito storico da parte del Ministero.
Appare quindi un Pulcinella, inviato sulla terra per esaudire le sue ultime volontà accompagnando a una nuova casa il bufalo che Tommaso, poco prima di morire, aveva trovato abbandonato e accudito. I due servi, uomo e animale, intraprendono un lungo viaggio in un’Italia bella e perduta, alla fine del quale non ci sarà quel che speravano di trovare. Il finale è quasi liberatorio per il vecchio animale, che fisicamente vorrebbe restare in questo mondo ma mentalmente vuole già essere al di là. Una favola triste che ci ricorda le bellezze che il mondo ci offre e noi ciecamente ignoriamo.
I colori delle campagne Casertane sono volutamente saturi e fanno risaltare la bellezza di una terra che ci sembra cosi’ lontana nel tempo. Per Pietro Marcello potranno avere ragione del mondo (e dell’uomo) soltanto la terra e la natura.
Una storia malinconica accompagnata da musiche classiche e poderosi venti che danno suoni poetici ai rami marittimi. Bellissimo è l’addentrarsi di Tommaso nella Reggia, con il susseguirsi di porte e finestre che si aprono lentamente. Lodevole è anche il modo di rappresentare la finestra visiva del bufalo grazie all’utilizzo di una vecchia cinepresa. Una voce graziata e flebile (di Elio Germano) accompagna la visione del mondo di Sarchiapone. La non facile fusione tra finzione, immagini d’archivio e scene storiche viene sapientemente ritmata nel montaggio del film. In un mondo dominato dagli uomini spicca lo sguardo dell’unica donna del film: Teresa. Donna di poche parole ma con uno sguardo che ti apre il cuore.
Dopo la Bocca del Lupo, Marcello si afferma con uno stile tutto suo, decisamente documentarista e drammatico. Il film ha il merito di essere volutamente lento per raccontare in maniera esemplare i ritmi della natura e della vita contadina. E’ fiaba e documentario, ma un documentario reale che ridà voce alle vere persone del Mezzogiorno, quei contadini dimenticati dalla società moderna. Splendido il commento del sceneggiatore Braucci: è un film del perduto.
Fabrizio Botta