“Forse chi l’incontra non la vede neanche bella.
Per me invece più bella di Ilaria non c’è.
Nacque in casa mia, figliola della mia figliola,
in una di quelle mattine di marzo umide
e quasi bianche che il sole, ogni tanto,
rallumina con prepotenza fugace.
Eppure non riuscirò mai a dire perché
Ilaria a me sembra bella…”
(G. Papini)
È scomparsa da pochi giorni, ad 85 anni, nella sua città natale, Firenze, Ilaria Occhini, una delle ultime nostre attrici più brave e complete, oltreché donna bellissima.
Era sempre stata conscia di esserlo: il suo portamento, quel suo particolare timbro di voce, mentre recitava, ma anche nelle interviste, lo tradiva, seppur senza parere.
Le sue radici son state di grande livello.
E forse questa consapevolezza e l’altra han fatto di lei la DONNA e l’ARTISTA che era divenuta, nel tempo, più che una Diva.
L’aveva spiegato in Una vita senza trucco, l’autobiografia ‘autorizzata’ dei suoi 60 anni di carriera in cui delineava il profilo della sua famiglia fuori dai canoni e dei compagni di viaggio della sua intensa ed appagante vita, tra amicizie ed amori.
Figlia dello scrittore Barna Occhini, nipote da parte di madre dello scrittore Giovanni Papini (che la descrive bimba nel racconto breve La mia Ilaria) e, per parte paterna, del senatore del Regno d’Italia Pier Ludovico, la Occhini, esordisce al cinema a soli 19 anni con Terza Liceo, film di Luciano Emmer, in cui compare sotto lo pseudonimo di Isabella Redi.
Si diploma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica « Silvio D’Amico » a Roma e nel 1957 il debutto a teatro che avviene con un altro ‘principe’ della vita e della scena, Luchino Visconti.
Recita per lui ne L’impresario delle Smirne di Carlo Goldoni.
Lo stesso Visconti la dirige anche in Uno sguardo dal ponte e Figli d’arte. Lavorò poi con Orazio Costa e Giuseppe Patroni Griffi.
Insieme con Giulio Brogi – pure mancato quest’anno a febbraio – ed AnnaMaria Guarnieri, altri due grandi attori quasi coetanei, aveva recitato in Get back in anger (Ricorda con rabbia), di John Osborne, per la regia di Mario Missiroli, un testo fondamentale del movimento degli angry young men inglesi. L’edizione tv arriva con dieci anni di ritardo, quando la contestazione globale aveva già sorpassato di anni luce le smanie ribellistiche di Jimmy, un anacronismo culturale quasi.
Il primo tardo riconoscimento arriva nel 1992: è un Nastro d’Argento come miglior attrice protagonista per l’interpretazione in Benvenuti in casa Gori, pellicola cult di Alessandro Benvenuti.
Nel 2008 riceve il Pardo d’oro come protagonista di Mar Nero di Federico Bondi.
Quasi a fine carriera, arriva il David di Donatello per Mine vaganti di Ferzan Ozpetek, nel 2010 come attrice non protagonista, dove interpreta la nonna diabetica di Riccardo Scamarcio, una donna imprigionata in un antico e perduto amore che decide di morire ingozzandosi di dolci e rivendicando così, fino alla fine, il suo modo di essere ‘mina vagante’.
L’intensa interpretazione le porta pure un Nastro d’argento, stavolta alla carriera e poi il premio Alida Valli al Bif&st 2011.
Si era impegnata anche in politica.
Dapprima al seguito di Marco Pannella e dei Radicali dagli anni Ottanta, con due candidature: una alle Politiche del 1987 ed una alle Europee del 2004 con Emma Bonino.
Nel 2008 aveva aderito invece alla lista Pro Life di Giuliano Ferrara, accettando la proposta di presentarsi nel collegio del Lazio.
Dal 1966 era sposata con lo scrittore napoletano Raffaele La Capria, un amore turbinoso, ma resistito, nel tempo. “In lei – ha dichiarato – ho visto, fin dalla prima volta che la incontrai, la Bellezza, quella vera, quella spirituale, l’unica che io amo”.
Con un occhio sempre rivolto alle proprie radici, la Occhini aveva ripristinato i vigneti nella fattoria di famiglia di origine cinquecentesca sulle colline attorno ad Arezzo, occupandosene personalmente con la figlia Alexandra La Capria ed i nipoti.
Maria Cristina Nascosi Sandri