Sono decenni che il CineClub “Vittorio De Sica” Cinit enuncia, ovunque, la potenza icastica del territorio lucano. Nel cinema soprattutto. E pure della tradizione, quale elemento portante fra letteratura e antropologia.
Un percorso che porta dalla realtà alla finzione e al suo contrario.
Poiesis è il fare dal nulla, e può ambire alla rappresentazione del paesaggio non senza implicazioni estetiche e più intimamente poetiche. Il cinema sa percorrere tali tragitti talvolta tortuosi. Ma l’ambizione di raccontare ed emozionare rimane edificante, come accade per le sequenze dei tanti film girati nei decenni fino ad oggi in Basilicata, lasciando che il territorio racconti la sua calorosa emanazione. Il pensiero può andare oltre l’immagine proiettata sullo schermo, e per dirla con filosofi della immagine, sa ampliare spazi di vertigine nel tempo.
La stessa vertigine che prende nel film di Nanni Moretti Il sol dell’avvenire – a Cannes in concorsoe tra poco al cinema – sull’utilità di assurgere ad una utopia; e la vertigine del luogo nel senso del genius loci delle ultime felici sequenze del film di Rocco Papaleo, Scordato, in quei luoghi lucanissimi fin nel profondo, come spazi dell’anima. E ancora a Cannes, in questi giorni, il film girato a Potenza e Satriano di Lucania, con il volto della Cucinotta e l’impegno e la tenacia produttiva di Angelo Viggiano: Il meglio di te, diretto da Fabrizio Maria Cortese, si esprime nella espressione più mediterranea di Maria Grazia Cucinotta, fra idee di riconciliazione di un tempo che, inesorabile, talvolta fa scempio delle nobili intenzioni.
Scrive Gille Deleuze nel suo trattato L’immagine-movimento: “I grandi autori di cinema avrebbero potuto essere paragonati non soltanto a pittori, architetti, musicisti ma anche a pensatori. Essi, invece di pensare per concetti, pensano per immagini-movimento ed immagini-tempo.”
Alla Mostra del Cinema di Venezia, dove il CineClub De Sica porta da venticinque anni decine di lucani accreditati Cinit: il rapporto con opere straordinarie diventa di impatto diretto nel confronto con autori e protagonisti. Di questa stagione cinematografica di certo The Whale, diretto e prodotto da Darren Aronofsky (la mia recensione QUI), è il film di potenza espressiva più forte che sia stato distribuito, dopo il successo di Venezia lo scorso settembre, con gli Oscar da poco conferiti, soprattutto al protagonista Brendan Fraser. Perché “la Balena” è uno di quei capolavori che lasciano il segno nella storia del Cinema. E’ letteratura visiva, in quanto sa allacciare fili ideali da Melville a Leopardi, in un acuto confronto con la contemporaneità.
Armando Lostaglio