Positiva sorpresa, ma fino ad un certo punto, la rassegna delle opere per la personale dal titolo “AlterEgo” al Palazzetto del Mare di Castellammare di Stabia di Nicola Caroppo, versatile artista stabiese.
Sorpresa per come la maturazione artistica, da un impressionismo d’esordio all’astrattismo attuale, abbia dimostrato in Caroppo valori artistici non periferici ma centrali nel dibattito pittorico contemporaneo.
Sorpresa fino ad un certo punto perché segni di maturazione s’erano avvertiti già in precedenti personali dove contesti immagini e luoghi dell’esordio si frantumavano per lasciar posto a colate policrome e intarsi di colori ben cesellati sulla nuova tela dell’artista.
Sabbie cementi e silicone volati a nozze con il colore danno vita al nuovo mondo dell’artista stabiese, disegnando scenari nuovi, mondi contemporanei rarefatti dove il Caos sembra regnare, un irrazionale che avvolge la modernità, un contesto pittorico dove si può leggere di tutto e di più, fuochi di terre devastate, oceani infestati, atmosfere inquinate con il saccheggio gratuito che è diventato l’imperativo categorico della follia dell’uomo contemporaneo.
Suggestioni pollockiane nell’opera di Caroppo?
Continuerò a riaffermare fino alla noia che un artista è sempre e soprattutto se stesso, ma se proprio similarità devo ricercare per Nicola Caroppo, le ritrovo nell’opera di Carmine Di Ruggiero, autorevole artista partenopeo, uno dei maggiori del nostro tempo, per la prerogativa di mettere a fuoco la continuità della ricerca in uno con la plasticità dell’immaginario, nell’originale inventiva, nella trepidazione della riflessione interiore, nella consapevolezza di essere nella contemporaneità e nella storicità del mondo con la declinazione della propria identità geografica, Napoli, attraverso una tavolozza che riprende gli azzurri di acque cristalline e le gradazioni dei rossi tramonti a mare che contrastano, ahimè!, con quelli di terre e mari martoriati.
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Gradazioni di rossi di una terra di antico prestigio che invoca una contemporaneità degna di essere vissuta senza se e senza ma, limitazioni pretestuose per chi da tempo immemore del ruolo assegnatogli ha ignorato il bene comune per coprire incapacità e interessi personali.
Raffaele Bussi