Oggi 13 aprile 2020, a venti anni dalla morte dello scrittore e poeta Giorgio Bassani, lo ricordiamo con un articolo di Maria Cristina Nascosi Sandri, da Ferrara.
“…se si vuole sul serio che anche qui il popolo non divenga quel che la civiltà dei consumi vorrebbe, e cioè un volgo disperso che nome non ha, non c’è altro di meglio, a mio parere, che operare affinché gli sia concesso di conoscere la propria storia, di venerare le proprie radici”.
(Finale del discorso di apertura fatto da Giorgio Bassani
come Presidente di « ITALIA NOSTRA »
al Convegno « I beni naturali del litorale emiliano – romagnolo: problemi e prospettive » Codigoro – Abbazia di Pomposa tra il 19 ed il 20 settembre del 1970).
Ormai son passati 20 anni da quando Giorgio BASSANI, scrittore ferrarese di fama internazionale (4 marzo 1916 – 13 aprile 2000) – tradotto in decine di lingue, amatissimo in Europa ed in America – ci ha lasciato, lasciando la sua a lui così cara – anche da lontano – Ferrara, priva di uno dei suoi figli migliori e prediletti.
Ferrara era davvero il suo primo Luogo dell’Anima, tanto che se la ‘inventò’, in senso letterale ed etimologico latino: è così che nacque il “Romanzo di Ferrara”, la summa scritta e riscritta tante volte – sempre secondo le regole del sacro labor limae sempre latino – che comprende raccolte di liriche, saggi, ma, soprattutto, la ‘sua’ fiction, tra racconti e romanzi, quella che è la controfigura nel suo essere paesaggio protagonista-controfigura di una Ferrara tutta sua, nata dal suo amore e dal suo essere, ma, per davvero, inesistente, se non come Luogo dell’Anima, una definizione pasoliniana da lui adottata – del resto fu lo stesso Bassani a ‘scoprire’ il giovane Pierpaolo, nulla è a caso….
Dove vivi? – mi chiede corrugando la
fronte e stringendo le palpebre – Dov’è
che diavolo stai?
A Roma? A Ferrara? Laggiù
a Maratea? Oppure nuovamente
altrove?
Nessuno pensando a te saprebbe darti oggi il più
piccolo posto un po’ tuo – conclude – proprio tu che fino
all’altro ieri soltanto
non ne hai abitato in fondo che
uno
( Dalla silloge: In gran segreto MI, Mondadori, 1978 )
Allora è giusto, forse, rammemorarlo con alcuni suoi versi, con le sue stesse parole, affinché possano esser davvero lezione permanente per chi è restato dopo di lui, vero intellettuale e perciò vero antesignano e prae-monitore di quanto è stato ed è, ancor oggi.
Leggiamolo in diretta, dunque, in alcuni dei suoi testi più pregnanti, e cerchiamo di non dimenticarlo, né lui, né la sua Ferrara ed il suo territorio, il suo Delta, che, come Michelangelo Antonioni, amava tanto e che tanto bene descrive con la sua poetica narrativa, con il suo stile indiretto ‘libero’, anche in prosa…
SERA SUL PO
Sei solo, ormai : in un fumo amaro sopra funeste
solitudini d’acque arrossa languido il fuoco
di nostalgici incendi le solenni foreste.
COMMIATO
Scordarmi qui, disteso coi più vecchi, assopito
nel campo tutto arreso a uno sguardo infinito.
E si vuole chiudere con un non dimenticare di ricordare in piena regola, un mònito per le generazioni future cui Bassani teneva tanto, a cui volle lasciare un qualcosa che li avrebbe potuti ‘accompagnare’ lungo la vita, oltre la vita, per non ripetere gli orrori che lui e molti altri avevan vissuto nel Secol Breve.
Il Poeta – amava dire, credendoci – dice sempre la verità…
«… il pericolo che incombe sui giovani d’oggi è che si dimentichino di ciò che è accaduto, dei luoghi donde tutti quanti siamo venuti. Uno dei compiti della mia arte (se l’arte può avere un compito), lo considero soprattutto quello di evitare un danno di questo tipo, di garantire la memoria, il ricordo. Veniamo tutti quanti da una delle esperienze più terribili che l’umanità abbia mai affrontato. Pensi ai campi di sterminio. Niente è stato attuato di più atroce e di più assoluto. Ebbene i poeti sono qua per far sì che l’oblio non succeda. Un’umanità che dimenticasse Buchenwald, Auschwitz, Mauthausen, io non posso accettarla. Scrivo perché ci se ne ricordi».
di Maria Cristina Nascosi Sandri