Francesco Venturi, post dottorando della Durham University, dà alle stampe un importante saggio che apre nuove prospettive per la conoscenza dell’opera di uno dei più importanti poeti della seconda metà del Novecento: Andrea Zanzotto.
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Il 18 ottobre 2011 scompariva il poeta Andrea Zanzotto, poco dopo aver compiuto 86 anni (era nato a Pieve di Soligo il 10 ottobre 1921). Cinque anni dopo la morte del poeta veneto, le analisi della sua opera, già avviate da tempo, vista l’originalità e la notorietà delle pubblicazioni, a cominciare da La Beltà del 1968, continuano con nuove generazione di ricercatori (in varie lingue) : per esempio Giorgia Bongiorno, Alberto Russo e Donatella Favaretto (per la Francia), e Luca Stefanelli (per l’Italia). Luca Stefanelli aveva pubblicato presso le edizioni Mimesis (Milano-Udine), nel 2015, un volume incisivo intitolato Il divenire di una poetica (il logos veniente di Andrea Zanzotto, dalla Beltà a Conglomerati), chiave esegetica per la comprensione del periodo della maturità del poeta.
Un altro giovane ricercatore ha dato alle stampe quest’anno un importante saggio che apre nuove prospettive per la conoscenza dell’opera di uno dei più importanti poeti della seconda metà del Novecento : Francesco Venturi, post dottorando della Durham University, pubblica presso le edizioni ETS (Pisa) le 265 pagine della Genesi e storia della «trilogia» di Andrea Zanzotto.
Parecchi saggi di vari – e talvolta notissimi – critici si sono interessati in passato alle raccolte zanzottiane da Dietro il paesaggio (1951) a La Beltà (1968), ma più di recente hanno suscitato maggiore interesse le sillogi di più difficile interpretazione, a partire da Pasque (1973), quelle più difficili d’interpretazione, ad aver ritenuto l’attenzione. Lo stesso Francesco Venturi si è dedicato, oltre a saggi su diversi scrittori, ad almeno quattro analisi delle opere più recenti del poeta di Pieve di Soligo: «Lettura di Conglomerati di Andrea Zanzotto», «Tra i materiali genetici del Galateo in Bosco», «Tracce e figurazioni dantesche nella “pseudo-trilogia” di Andrea Zanzotto», «Alle origini della “trilogia” di Andrea Zanzotto». Il progetto “lógos erchómenos” e Fosfeni». Il libro di Venturi uscito quest’anno è in sostanza una somma di questi approcci alle opere del dopo 1968, e in particolare, come l’indica il titolo, al gruppo delle tre raccolte, detto “trilogia” o “pseudo trilogia” secondo l’espressione dello stesso Zanzotto: Il Galateo in Bosco (1978), Fosfeni (1983) e Idioma (1986).
Attraverso cinque densi capitoli, Venturi si interessa, tramite l’analisi attenta dei manoscritti e delle carte autografe del Centro Manoscritti dell’Università di Pavia, a questa “trilogia” e alle raccolte che la inquadrano, in particolare il celebre Pasque del 1973, che già annunciava la poetica successivamente ripresa e perfezionata – e, a momenti, esacerbata – nella “trilogia”. La struttura del saggio permette di entrare gradualmente nella problematica svolta, che mira a chiarire la costruzione nel tempo delle tre sillogi, di cui Zanzotto aveva proposto un’“immagine fitomorfa” (in coerenza con la preoccupazione del poeta per la dimensione ecologica e con la sua concezione di un discorso poetico “rizomatico”, in parte ispirato alla teoria deleuziana).
Nel primo capitolo («Il campo rotante della trilogia»), Francesco Venturi espone il contesto in cui si svolse la ricerca, presentando il fondo riunito al Centro Manoscritti di Pavia, evocando la costituzione dell’archivio grazie all’amicizia del poeta con Maria Corti e la composizione del fondo riguardo alle rispettive raccolte, e sbocca su una sintesi del modo in cui Zanzotto scriveva le sue liriche.
Nei capitoli seguenti, dopo l’analisi della progressiva costituzione del progetto “fitomorfo” della trilogia nei testi precedenti, tra gli anni ’60 e ’70, vengono esplorati i concetti cardine che si trovano all’origine della poetica zanzottiana: il sonetto come forma ideale “arcadica”, il dialetto come lingua della natura – lingua “viva” e “fondante” per il soggetto poetico – e il “logos erchómenos », hapax zanzottiano che evoca – e invoca – l’oralità “agrammatica” inerente alla parola umana, territorio privilegiato del discorso poïetico.
Infine, nei seguenti due capitoli, Francesco Venturi espone la paziente e attenta costruzione del Galateo e di Fosfeni, poi di Idioma, raccolta di cui lo studioso propone una “stratigrafia” attraverso la quale viene a confermarsi la centralità di questa raccolta: cronologicamente l’ultima della “pseudo trilogia”, ma fondamento o primo gradino di un progetto il cui modello ideale era per Zanzotto la tripartizione della Commedia dantesca, anche se in forma di “palinsesto”.
Va anche notata, in questo lavoro del giovane ricercatore, la serie di 15 tavole che permette di sintetizzare la cronologia delle liriche prese in considerazione, nonché una scelta di 10 fotogrammi di manoscritti, posti alla fine del volume, che illustrano efficacemente al lettore una parte del materiale studiato.
Tale studio costituisce quindi complessivamente un notevole esempio delle possibilità offerte all’intelligenza dei giovani ricercatori nello sfruttare gli archivi dei manoscritti novecenteschi. Come diceva di recente Carlo Caruso nel Corriere del Ticino del 18 ottobre 2016, Andrea Zanzotto fu il poeta che diede “nuove potenzialità” all’atto poetico, e Francesco Venturi rivela bene come il progetto zanzottiano venne ideato e si costituì, grazie a una ricerca attenta nelle carte consultabili. D’altronde, come accenna Francesco Venturi, il lavoro di analisi sui manoscritti zanzottiani può ancora dar luogo a ulteriori sviluppi, dato che al giorno d’oggi non tutti i manoscritti autografi, in particolare molti di quelli riguardanti i saggi e le prose, sono a disposizione del pubblico.
Jean Nimis
Université Toulouse 2 Jean-Jaurès
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Francesco Venturi: Genesi e storia della «trilogia» di Andrea Zanzotto.
Edizioni ETS
Collana: MOD La Modernità Letteraria, una collana di studi e testi
Pagine: 265
Anno: 2016
ISBN: 9788846744609
Prezzo indicativo 22/26€
Descrizione
Composta dal Galateo in Bosco (’78), Fosfeni (’83), e Idioma (’86), la «trilogia» o «pseudo-trilogia» di Andrea Zanzotto si apre a una pluralità di linguaggi e stili e prospetta vertiginosi incroci spaziotemporali in un progetto ardito che mira all’esplorazione del cosmo e del caos. All’immersione ctonia nella selva del Montello, luogo eletto da Giovanni Della Casa per la scrittura del Galateo e insanguinato dagli orrori della grande guerra, segue il movimento ascensionale verso le vette dolomitiche e le altezze siderali di Fosfeni, sino all’approdo al paesaggio familiare di Pieve di Soligo in Idioma. La disamina delle carte autografe di Zanzotto, custodite presso il Centro Manoscritti dell’Università di Pavia, permette di addentrarsi nel laboratorio del poeta e ricostruire la gestazione e la storia del trittico con grande ricchezza di dati. Ne emerge un cantiere di estrema complessità, mobile e in larga parte unitario, sottoposto nell’arco di un decennio a molteplici ripensamenti, smembramenti, e sovvertimenti strutturali. L’analisi di abbozzi manoscritti, frammenti inediti, e piani di lavoro offre illuminanti prospettive critiche sul significato profondo dei testi e delle raccolte, disvelando gli intricati percorsi genetici dell’impresa poetica più ambiziosa di Zanzotto.
Francesco Venturi svolge attualmente attività di ricerca e didattica alla Durham University (UK). Dopo la laurea in Filologia moderna a Pavia, ha conseguito il dottorato in Italianistica all’Università di Siena nel 2012 con l’edizione critica e commentata delle Rime di Annibal Caro (di prossima pubblicazione presso Mimesis). A Pavia è stato assegnista di ricerca nell’ambito del progetto PRIN sui manoscritti di Gadda e del progetto FIRB sugli archivi letterari del Novecento. Si è occupato di letteratura rinascimentale, di vari autori otto-novecenteschi, e in particolare di Andrea Zanzotto, di cui per primo ha inventariato e studiato le carte autografe.