Non tutti gli italiani sono fanfaroni, spacconi e vanagloriosi. Notiziona!
Non tutti gli italiani si vantano dei loro titoli accademici: « Buongiorno, Dottore, Avvocato, Ingegnere! Oh, Signor Geometra, come va?! ».
Qualche anno fa la mia collega Chiara, con la quale lavoravo da anni, in una normale pausa pranzo tra una lezione e l’altra mi confida, a bassa voce e con un certo imbarazzo, venato di modestia, di avere un dottorato di ricerca, alla Sorbonne! E lei non dice niente! Per anni! E non mi dici niente, la rimprovero, ma che differenza fa, mi risponde lei laconica. Roba da matti, manco fosse danese!
– Dottorato su che? – m’incuriosisco.
– Ho fatto una tesi sul ‘Lessico famigliare’ di Natalia Ginzburg.
Così me lo dice, in tutta semplicità, tra un sandwich alla svelta e un caffè di fretta.
Il ‘Lessico famigliare’ della Ginzburg è un’opera eccezionale, che, attraverso frasi, modi di dire ed espressioni tipici dei familiari della scrittrice, ricostruisce una sorta di grammatica dell’esistenza della famiglia Levi tra gli anni 1920 e ’50.
Ciò che mi ha sempre stupito di questo romanzo è la lucidità con la quale la Ginzburg ricostruisce i suoi ricordi, una memoria elefantiaca, che riesce a recuperare i più minuti dettagli, i micro eventi di una famiglia e da questi passare ai macro eventi sociali. Ma come ha fatto? Chiedo a Chiara, che ora che so che è dottore non mi scappa più.
Sicuramente avrà indagato tra i suoi famigliari, avrà chiesto, avrà recuperato non solo i suoi ricordi, ma anche quelli dei suoi cari ancora in vita. Avrà frugato tra fotografie e documenti e probabilmente ogni immagine le avrà riportato alla mente un episodio nascosto tra le pieghe dell’oblio.
Ah! L’oblio, che terribile parola: la dimenticanza, la perdita di memoria e dunque di sé. Nelle dinamiche narrative però questo processo spaventoso può essere arginato, come se la narrazione, il racconto, l’affabulazione fossero un farmaco contro i processi di perdita della memoria.
Là dove il ricordo si arresta interviene la fantasia, niente è perso, tutto viene ricostruito.
“Faux témoignages”, dunque, dichiarazione del vero, illuminato dal falso. Lorenzo Cecchi inizia la ricostruzione della sua personale grammatica familiare proprio con una invocazione a William Faulkner, che va proprio in questo senso:
» … et qu’en sublimant le réel en apocryphe j’aurais toute liberté d’utiliser au maximum tout le talent que je pourrais avoir. »
Il grande Faulkner, noto per le narrazioni costruite su più punti di vista e salti temporali nella cronologia del racconto, ha evidentemente sentito la preghiera di Lorenzo Cecchi e lo ha illuminato.
« Quel endroit génial ! Je revois quelques scènes. Attendez… ça revient… ». E il sipario si apre sui luoghi dell’infanzia, sui luoghi non suoi, ma sentiti raccontare altrove: « Il me racconta qu’il avait sauvé sa peau, lors… ».
« Qui d’autres encore dans la plage de farniente ? Je ne m’en souviens plus… Ah, oui ! Le grand Marc. Un gars, la trentaine… ». Dalla nebbia del ricordo affiorano personaggi noti e meno noti, di famiglia e di passaggio, i loro tratti, in principio vaghi si fanno via via più chiari e dai gesti, dai tick nascono episodi, scenette e aneddoti a volte malinconici, a tratti ironici.
La memoria vacilla, inciampa, ma Cecchi non si arresta e con il filo della fantasia ricuce sul tessuto del ricordo la trama di un percorso che è per sua natura interrotto.
La vita degli immigrati è un percorso interrotto, è una rottura con il passato, è essere stranieri in terra straniera, è la casa madre che si fa, nel tempo, straniera.
Parliamo di immigrati del secondo dopo guerra, parliamo di uomini che dal centro Italia, dalle Marche in questo caso, si spostavano per lavorare nelle miniere. Era un salto nel vuoto:
« Osvaldo et Giovanni ont fait souche en Belgique dans cette région dont ils ne soupçonnaient même pas l’existence et qui s’appelle Wallonie. Leurs descendants sont nées à Charleroi, Ottigniers, Liège, enfin, là où l’on trouve des maternités« .
E tutto nel tempo si confonde e si perde: « Leurs petits-enfants ne savent rien d’eux et ne les ont pas connus« .
Lorenzo Cecchi inizia un po’ per caso a ricostruire la memoria della sua famiglia, sollecitato dal suo vecchio professore: « Tu devrais écrire tout cela, c’est important« .
L’invito diventa imperativo ed è spinto, lo scrittore, da una certa urgenza. Riscrivere la storia della propria famiglia ha il sapore di una missione, un lascito che Cecchi offre, a chi lo legge, ma anche, e forse soprattutto, ai suoi figli. In più di un’occasione l’autore si rivolge direttamente a loro, come si rivolge a noi tutti, definendosi ‘Vostro umile servitore’, come se il suo compito fosse semplicemente quello di riportare, senza mai intervenire.
Per non dimenticare il padre Osvaldo, il padre giovane, impulsivo e iroso e il padre malato di silicosi, estremo regalo di miniera, che si toglie la vita in una stanza d’ospedale, perché, l’uomo faber, vuol morire con dignità, la stessa con cui ha vissuto. Non è disperazione, ma fiero orgoglio. Ed è bella questa testimonianza numero 7, in cui il figlio lascia voce al padre, non è più lo scrittore a parlare, ma il padre e ci sembra quasi di vederlo questo padre stanco: ‘parla, perché ti veda’, diceva Socrate e il padre parlò.
Osvaldo è un po’ dappertutto, ad accompagnarlo è il suo inseparabile amico Giovanni. Indimenticabile è l’amato zio Giuseppe Sartori, il violinista appassionato, che con la musica fuggiva la quotidianità « calvario di tormenti e delusioni ». Non scordiamo neanche la moglie di Zio Giuseppe, la Zia Maria, moglie aspra, ma che si entusiasma a cantar Celentano, Rocco Granata, Peppino di Capri, Mina e mentre canta stringe forte al ‘forte seno’ il piccolo Lorenzo Cecchi, che è ospite ad Ancona perché possa respirare aria di mare e recuperare appetito.
La nonna Bettina e il nonno Salvatore, il terribile nonno Gedeone, lo zio Ferruccio, lo zio Ernesto e la sua numerosa famiglia.
Sono numerosi i personaggi che ruotano intorno alla famiglia: « la maison attirait les visiteurs en nombre« . Tutti tratteggiati con penna leggera, affetto, ironia e un certo sguardo divertito che rendono queste testimonianze estremamente piacevoli e godibili e che dal 1946 agli anni ’70, ci raccontano non solo la storia della famiglia Cecchi, ma anche l’evoluzione di una società.
Lorenzo Cecchi ha oggi 63 anni, ha iniziato a scrivere regolarmente qualche anno fa, nel giro di pochi anni, ha inanellato 4 romanzi.
‘Faux témoignages‘, scritto per primo, appare nel 2014, dopo ‘Nature morte aux papillons‘ (Le Castor Astral, 2012), un bel romanzo dai toni ‘polar-noir’, molto bene orchestrato, che è ancora molto autobiografico e nel quale ritroviamo molto dei personaggi tratteggiati in ‘Faux témoignages’.
Vi consiglio infatti di leggere i due lavori nell’ordine di scrittura e non di pubblicazione, sarà molto divertente per i lettori notare come il grado di finzione nel lavoro di Cecchi diventa sempre più importante, come i personaggi, incontrati in ‘Faux témoignages’, da reali diventino finzione. Una finzione che dà loro uno spessore più realistico.
L’ultimo romanzo ‘Petite Fleur de Java‘ (ONLIT Editions), chiude la trilogia dell’auto-fiction. Poco resta di autobiografico in quest’ultimo lavoro. Il quarto romanzo, che uscirà nel 2016, sarà interamente di finzione, di pura immaginazione.
Decidere di raccontare di sé è una scelta ben precisa e a mio avviso molto coraggiosa, ci impone di rivedere la nostra stessa esistenza, mettendola in discussione.
È lo scrivere stesso che la mette in discussione, perché la modifica, la reinventa e cambia la percezione che abbiamo di noi stessi.
Rendo onore a questo ‘giovane’ scrittore italo-belga, che ha saputo realizzare, in cosi breve tempo, la grande ambizione di Jean-Paul Sartre:
“C’est ça que j’aurais voulu écrire: une fiction qui n’en soit pas une”.
Carla Cristofoli
*****
Lorenzo Cecchi est né à Charleroi le 6 juillet 1952 de Dante et Graziella, tous deux venus d’Italie. Agrégé de sociologie de l’ULB, marié à une Hollandaise et père de quatre enfants, Lorenzo Cecchi a été enseignant, animateur de maison de jeunes, directeur de centre culturel, promoteur des spectacles, administrateur de sociétés, ou encore commissaire d’exposition. Durant dix ans, il a enseigné la philosophie de l’art à l’académie des Beaux-arts. Lorenzo Cecchi a encore été chanteur et harmoniciste du groupe « Too late blues band » en compagnie notamment de William Dunker. Il est enfin devenu écrivain. Son premier roman, «Nature morte aux papillons» au Castor Astral (2012) a été sélectionné pour le Prix Première de la RTBF, le prix Alain-Fournier, ainsi que les prix Saga Café et des lecteurs du magazine « Notre Temps ». ‘Nature morte aux papillons’ a été suivi par ‘Faux temoignages’ (2014) et ‘Petit fleur de Java’ (2015) parus chez ONLIT Éditions.
Contact: cecchil(at)skynet.be
*****
Extrait de presse: Dans « Faux témoignages », de courts chapitres nous décrivent 50 ans de souvenirs heureux, tristes ou cocasses d’une famille italienne installée en Belgique pour suivre le père embauché dans les charbonnages belges.
Un roman où l’auteur a sublimé le réel sur les conseils d’un ancien professeur. Heureusement, a-t-on envie de dire, car quel plaisir de se trouver autour de la table au fond du jardin avec eux ou en Italie avec sa tante et son oncle, poète et violoniste à ses heures perdues.
*****
Présentation de l’éditeur (ONLIT EDITIONS) et commande en ligne:
http://www.onlit.net/products/faux-temoignages
Dans l’Italie d’après guerre durement frappée par le chômage, le jeune Osvaldo, pour s’être rebellé contre un père violent, se voit contraint de quitter Morovalle, un petit village des Marches noyé de soleil. Le jeune homme prend le train pour Charleroi où l’on engage dans les charbonnages. Ainsi débute Faux Témoignages, le nouveau roman de Lorenzo Cecchi, une éblouissante chronique qui retrace cinquante années d’immigration italienne, à travers le prisme d’une bouillonnante histoire familiale.
À cheval entre ici et là-bas, entre hier et aujourd’hui, le souvenir, soudain, sublime l’Histoire : comme on avance tout en reculant ! C’est l’heure du retour dans le paradis perdu, celui de l’enfance, des rires, des dîners en famille, de l’adolescence, des maisons qui se remplissent d’enfants, puis peu à peu se vident et finissent enfin par disparaître. N’y voyez cependant rien de triste ou de mélancolique car c’est partout la joie de vivre qui anime les hommes et les femmes de Lorenzo Cecchi !
Prix papier | 12 euros | 978-2-87560-041-7
Nombre de pages : 144
Version Numérique offerte à l’achat du livre Papier
Faux témoignages di Lorenzo Cecchi
grazie per la segnalazione di questo libro …. già dalla recensione sembra molto toccante e vivo….. e certe figure di cui si parla riaccendono ,sebbene con altri contorni, la mia memoria