Dialoghi italo-francesi LUISS e Science Po: insieme per affrontare le sfide europee.

La cooperazione tra l’Italia e la Francia rafforzata dal Trattato del Quirinale del 2021 nel progresso dell’UE si ritrova nei periodici “dialoghi italo-francesi” della LUISS e di Sciences Po, organizzati da Ambrosetti. Istituiti nel 2018, al di sopra anche delle momentanee divergenze politiche ma, come hanno ricordato i loro fautori il Presidente Vincenzo Boccia e la Vice Presidente Paola Severino, possono ora essere considerati anche come un altro manifesto per l’Europa con le nuove necessità d’indipendenza energetica e di sviluppo tecnologico, collegando sviluppo e tutela ecologica.

I giovani francesi e italiani sembrano sempre più coinvolti da questo dialogo dopo che sono nate anche le associazioni di studenti Marianne alla LUISS e La strada a Sciences Po. È stata anche istituita la cattedra di “Relazioni italo-francesi in Europa” affidata a Marc Lazar, come ha ricordato il Rettore Andrea Prencipe; e il richiamo di questo coinvolgimento alle generazioni ancora più giovani era già stato effettuato qualche giorno prima dal Presidente Mattarella agli studenti del Liceo italiano Leonardo da Vinci di Parigi, come ha ricordato l’Ambasciatrice d’Italia a Parigi Emanuela D’Alessandro.

Già, questo nome del Liceo simboleggia (prima ancora dell’esposizione dei quadri di Capodimonte insieme a quelli del Louvre) quell’unione culturale tra i due Paesi solidificatasi ben oltre i valori artistici, poiché contiene anche le scienze per il progresso del futuro: comprese, oggi, quelle dell’architettura della nuova sicurezza nel contesto internazionale cambiato dal 2022, come ha ricordato l’Ambasciatore di Francia a Roma Christian Masset, e comprese le conoscenze economiche in continua evoluzione anche dopo le diverse crisi.

L’ambasciatrice d’Italia Emanuela D’Alessandro con il Presidente francese.

In proposito la Professoressa Veronica De Romanis ha confermato il pensiero di Jean Monnet secondo cui le crisi implicano poi le soluzioni che solidificano l’Europa, comè avvenuto per esempio con il MES (Meccanismo europeo di stabilità) nel 2012, con l’Unione bancaria europea nel 2014, con il QE (Quantitative Easing) nel 2015, e recentemente ancora con il MES (37 mld. messi a disposizione dell’Italia), il SURE (Support to mitigate the unemployment risk in emergency: 27 mld.), e con il Next Generation EU (750 mld. per l’Europa, anche “più verde, digitale e inclusiva”); soluzioni che, anche se applicate più tardi, fanno da ossigeno per le riprese di crescita dei PIL (soprattutto in Spagna e Italia) e di arretramenti delle inflazioni dopo i livelli critici causati dal covid e dal settore energetico dall’inizio della guerra in Ucraina. Soluzioni allora che, con la fine entro quest’anno del congelamento dei criteri di convergenza dei deficit e debiti pubblici nazionali rispetto ai rispettivi PIL (attenuati recentemente perfino nella congiuntura degli USA, come ha ricordato il Presidente Xavier Ragot dell’Observatoire des Conjonctures Économiques), dovranno essere accompagnate dalla revisione di questi, ossia del patto di stabilità, affinché quest’ultimo, come ha detto nel suo intervento il Commissario UE Paolo Gentiloni, non ostacoli i nuovi sviluppi industriali necessari non solo nel contesto “orizzontale” est-ovest (confronti con USA e Cina) ma anche in quello “verticale” nord-sud (risorse e problemi sul Mediterraneo inclusi).

Soluzioni, dunque, in un contesto globale, che la Professoressa Arancha Gonzalez Laya ha esteso fino all’America Latina, da coinvolgere (come ha cominciato a fare la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen nel suo viaggio nei Paesi del Mercosur), sia vis-à-vis della Cina ove la repressione favorisce ancora di più il Governo con la sua indifferenza agli accordi climatici internazionali e i suoi contingentamenti commerciali, sia vis-à-vis degli altri Paesi Terzi a fronte della penetrazione commerciale in questi proprio della Cina.

La parte dell’Italia e della Francia nel contesto mondiale ed europeo è sufficientemente rilevante per giustificarne il lavoro diplomatico congiunto (Mattarella e D’Alessandro hanno recentemente ricevuto all’Ambasciata a Parigi i diplomatici italiani e francesi formati insieme). Lo confermano i dati di Ambrosetti esposti dal suo CEO Valerio De Molli: PIL di Italia + Francia nel 2022 al terzo posto: 4,8% di quello mondiale e quasi al 29% di quello UE; nel cui ambito sono intorno al 30% il contributo al suo budget, gli investimenti, i consumi e la parte delle imprese manifatturiere (oltre alla popolazione, con l’occupazione intorno al 26%). Nel contesto mondiale Italia + Francia sono al 4° posto sia nell’export che nell’import dei beni (2° e 3° rispettivamente dei servizi), e in quello UE (mentre i loro investimenti diretti in entrata sono il 12%) ognuno dei due Paesi è il 2° importatore dall’altro. L’attrattività turistica di Italia + Francia è stata nel 2021 al 1° posto (6%) a livello mondiale: 117,1 milioni di turisti in Francia + 38,4 in Italia, il ché è inversamente proporzionale sia al numero dei rispettivi beni UNESCO: 49 e 58 sia, secondo i dati “Taste Atlas” del 2022 riportati da Ambrosetti, all’apprezzamento delle rispettive cucine: Italia al 1° posto e Francia al 9°, e dei rispettivi formaggi: 9 italiani tra i primi 10 (tra cui il parmigiano, il gorgonzola, la burrata, lo stracchino, il grana, la mozzarella e il pecorino) mentre la Francia appare dal 13° posto con il reblochon!

L’apprezzamento delle cucine nel mondo.

Su mille persone intervistate in maggio in ognuno dei due paesi la relazione tra questi appare positiva per il 74% in Francia e il 54% in Italia, e complessivamente migliorata dal 2019, di più in Francia che in Italia, dove predomina l’indifferenza. Tra le aziende dal 2022 i rapporti appaiono più collaborativi (soprattutto nella ricerca e innovazione) in Francia e più concorrenziali in Italia, salvo che nella cultura, i settori agroalimentare e automobilistico. Il trattato del Quirinale continua a essere più conosciuto in Italia (54%) che in Francia (31%). A questo stato di sentimenti, nell’indagine dell’IPSOS presentata dal suo Presidente Nando Pagnoncelli e da Lazar s’accompagnano quelli similmente preponderanti (~83%) in ambedue i Paesi sulle difficoltà per l’inflazione, che è attribuita (~77) alla crisi energetica. La preoccupazione per il covid appare rimasta di più in Italia (36%) che in Francia (29%), e quella per la guerra è pure maggiore in Italia (80%) che in Francia (68%), soprattutto per le conseguenze economiche (45% e 40%).

Marc Lazar

Sempre in quest’indagine la parte del nucleare (66%) come fonte energetica per i francesi è tale da far loro credere che sia quella principale (26%) anche in Italia, al posto del gas naturale (33% anziché il 22% nelle loro opinioni, le quali trascurano la parte del petrolio: 21%, mentre riconoscono quella del sole e del vento: ~16%). Più in linea con la realtà sono invece le opinioni degli italiani sulle graduatorie delle fonti energetiche in Francia, ove il nucleare è da loro stimato per il 57% (a fronte del 66%), il gas naturale per il 13% (a fronte del 10%) e il petrolio per il 9% (al posto dell’acqua: 8%). La parte delle energie rinnovabili è riconosciuta in ciascuno dei due Paesi dall’altro seppure con stime inferiori a quelle effettive (49% a fronte del 67% in Italia e 46% a fronte del 63% in Francia). Sugli effetti della transizione energetica sullo sviluppo e l’occupazione, gli scetticismi sono in aumento dal 2021 in ambedue i Paesi. Le comunità energetiche rinnovabili locali sembrano più note in Italia (dove si valuta di più la parte degli enti sul posto) che in Francia. La possibilità di ricorrere all’ampliamento delle centrali nucleari nella contingenza attuale sembra meno sfavorita (anche nelle opinioni sui suoi rischi e costi) in Francia che in Italia. Infine la propensione in futuro all’acquisto dei mezzi di locomozione elettrici sembrerebbe leggermente superiore in Italia se ci fossero gli incentivi economici.

Classifica dei formaggi nel mondo.

Se allora (come ha osservato Lazar) tra i due Paesi si tiene conto delle asimmetrie politiche del passato che non sono state ancora completamente sostituite, nel futuro non potranno invece che crescere quelle simmetrie che gli altri partecipanti hanno descritto nelle rispettive attività:

Giuseppina Foggia, CEO della Terna, società che insieme alla francese TER sta realizzando lì l’interconnessione tra il Piemonte e la Savoia per un aumento assai rilevante della trasmissione dell’energia elettrica;

Stefano Buono, CEO della Newcleo, società di sviluppo di reattori nucleari della nuova generazione, secondo il quale sono sempre più ridotti i rischi sulla loro sicurezza e rimane viceversa difficile conciliare le disponibilità regionali con quelle nazionali e internazionali per gli sviluppi delle imprese del settore sul posto;

Renato Ravanelli, Amministratore Delegato di F2i, società di fondi infrastrutturali, il quale, mentre ricorda la dinamicità delle aziende negli scavi ancora alla ricerca delle nuove fonti energetiche, richiama tuttavia la necessità di partecipazioni maggiori delle autorità nazionali e internazionali anche al fine dei migliori coordinamenti;

Nicola Monti, CEO della Edison secondo il quale, pur nel relativo ottimismo sulla transizione energetica ai fini della decarbonizzazione, la cooperazione tra l’Italia e la Francia deve anche contribuire al disegno e alla realizzazione delle nuove linee di approvvigionamento europeo ad integrazione di quelle sostitutive delle vecchie energie;

Stefano Pontecorvo, Presidente della Leonardo, che ha richiamato la necessità d’un maggior coordinamento della difesa europea sia nell’armonizzazione delle quote dei PIL da destinarvi, sia nelle decisioni sui nuovi prodotti;

Enzo Benigni, Presidente e CEO della Elettronica, che ha richiamato la parte nucleare della Francia e quella dell’Inghilterra come membro della NATO nella capacità di deterrenza dell’Europa, le quali tuttavia implicano ulteriori formazioni e coordinamenti nei sistemi di difesa;

Stéphane Israël, PDG di Arianespace, nella quale anche le partecipazioni italiane costituiscono un rilevante contributo tanto per la ricerca che per lo sviluppo dei satelliti di comunicazione nello spazio;

Maurizio Bufalini, Direttore Generale Aggiunto del Tunnel Euroalpino Torino-Lione, che ne ha descritto i lavori come un esempio di sostenibilità senza sprechi né di materiali né di risorse anche nell’indotto (tra cui l’utilizzo dei servizi locali anziché la creazione di altri per la vita quotidiana degli operatori), e come un esempio di divisione dei lavori tra gli italiani e i francesi effettuato esclusivamente in base alle rispettive necessità e competenze.

D’altra parte, la concorrenza dell’alta velocità ferroviaria al trasporto aereo sollecita sempre di più questo a offrire i servizi con i criteri di sostenibilità ancora di più richiesti dagli utenti, come le riduzioni di emissioni carboniche e gli altri descritti nell’intervento di Eléonore Tramus, General Manager di Air France KLM. Anche lo sviluppo dell’Aeroporto di Fiumicino, in vista tra l’altro del prossimo Giubileo, terrà conto delle nuove necessità, comprese quelle dell’aumento dei collegamenti ferroviari con l’entroterra e dello smaltimento con questo dei check-in, come ha dichiarato il Presidente degli Aeroporti di Roma Vincenzo Nunziata.

I richiami ecologici sono stati inoltre ribaditi negli interventi dei Ministri dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e delle Finanze Bruno Le Maire, che li ha classificati in quella scala dei valori da considerare sempre di più nei prossimi anni insieme allo sviluppo sostenibile dell’economia e dei mercati ai livelli europeo e internazionale, anche di fronte alle minacce dall’esterno.

Mathias Vicherat, Direttore di Sciences Po, ha ricordato infine i valori delle repliche nei dibattiti costruttivi che ospiterà la prossima volta.

Lodovico Luciolli


LINK INTERNI: articoli collegati ai Dialoghi italo-francesi fra LUISS e Sciences Po su Altritaliani:

Francia e Italia nei nuovi contesti europei. “Dialoghi italo-francesi” fra la LUISS e Sciences Po (giugno 2022)
Il futuro dell’Europa nel V Dialogo italo-francese della LUISS e di Sciences Po (marzo 2022)
Italia, Francia, Europa: Il valore del Trattato del Quirinale prezioso lascito del 2021 (gennaio 2022)
Politica e cultura. Dialoghi italo-francesi: il webinar di Sciences Po e della Luiss. (giugno 2021)
Dialoghi italo-francesi per l’Europa di Science Po e della LUISS ricordando Guido Carli (dicembre 2020)
L’indagine: I giovani e il loro avvenire nei Dialoghi italo-francesi della LUISS e di Sciences Po. (novembre 2020)
A Sciences Po Parigi, di scena il rapporto Italia-Francia. (luglio 2019)

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