Missione Poesia vi porta questo mese nella cara Armenia. Proponiamo e consigliamo la lettura della biografia di un importante poeta armeno Yeghishe Charents (Le Lettere, 2022), scritta dalla giornalista italiana Letizia Leonardi con la prefazione di Carlo Verdone. Questo racconto della sua vita, pubblicato nel 125° anniversario della sua nascita, è la testimonianza diretta degli orrori che Charents ha vissuto in prima persona, e che la Prima guerra mondiale ha inferto alla sua splendida e martoriata terra e a tutto il suo popolo.
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Letizia Leonardi è giornalista professionista, ha lavorato per testate come «Il Tempo» e «Il Messaggero». Ha pubblicato e pubblica contributi sulla cultura armena su riviste e volumi. Ha tradotto dal francese Mayrig di Henri Verneuil e Nella notte di Inga Nalbandian. Ha ricevuto il Premio Internazionale Giornalistico e Letterario Marzani 2019 per il suo costante contributo all’affermazione dei valori di indipendenza e libertà dell’informazione. Ha pubblicato: Destino Imperfetto. Storia di un figlio della diaspora armena, in qualità di coautrice insieme a Kevork Orfalian (CSA Editrice, 2021), Yeghishe Charents. Vita inquieta di un poeta (Le Lettere, 2022), ha curato la pare biografica dell’opera Io della mia dolce Armenia. Antologia delle opere poetiche (1911-1922). Testo armeno a fronte (Poesie di Yeghishe Charents) curato da Naira Ghazaryan (Leonida, 2022). Il 24 luglio 2023 a Roma ha ricevuto, dalle mani del Presidente della Repubblica d’Armenia e alla presenza dell’Ambasciatrice d’Armenia in Italia, la medaglia di Gratitudine per il suo impegno.
Conosco Letizia Leonardi da diversi anni ormai sia come autrice e giornalista che personalmente. Con lei abbiamo condiviso alcuni incontri dedicati ai suoi lavori sulla cultura armena, ospitati anche all’interno del Festival Piombino in Arte, da me curato, e sono lieta di ospitarla anche all’interno della rassegna Un thè con la poesia per l’appuntamento di febbraio, che sarà dedicato proprio all’Armenia, nazione per la quale l’autrice si spende molto sia per divulgarne la storia, che la cultura, che le vicissitudini drammatiche del suo popolo.
Yeghishe Charents
Yeghishe Charents è stato un uomo, un patriota e un poeta che ha vissuto pienamente, in un periodo storico buio, le sue speranze e fragilità, le sue illusioni e delusioni. Questo racconto della sua vita, che viene pubblicato nel 125° anniversario della sua nascita, è la testimonianza diretta degli orrori che Charents ha vissuto in prima persona, e che la Prima guerra mondiale ha inferto a tutto il popolo armeno. Vittima delle repressioni staliniste, Charents è stato dapprima un rivoluzionario a fianco dei bolscevichi, e poi un anti-rivoluzionario, disilluso da quello stesso partito comunista che aveva inizialmente appoggiato. La parabola della sua breve vita è ripercorsa, in questo intenso racconto, attraverso lettere, testimonianze dirette e opere, che mostrano il temperamento di uno dei più grandi esponenti della letteratura armena di tutti i tempi. A più di 80 anni dalla sua morte le opere di Yeghishe Charents suscitano un interesse sempre crescente, anche oltre i confini nazionali, mantenendo tutta l’energia, e la forza del sentimento ma anche zone d’ombra sulla sua vita di uomo e di grande letterato dell’Armenia Sovietica.
Yeghishe Charents. Vita inquieta di un poeta.
In un’intervista sull’opera dedicata al poeta Yeghishe Charents Letizia Leonardi afferma di aver conosciuto l’autore nel 2015, in seguito alla pubblicazione della traduzione del libro Mayrig di Henri Verneuil, che uscì in occasione del centenario del genocidio armeno: un libro e una storia di successo, che racconta di una famiglia scampata al massacro del popolo armeno durante la prima guerra mondiale. La Leonardi rimase molto colpita del temperamento e dal talento di Charents, una figura carica di ideali, entusiasmi, lotte per una causa ritenuta giusta, ma anche di fragilità… e ovviamente dalla sua drammatica fine sapendo, tra l’altro, a quali orrori egli dovette assistere nella sua vita.
Il poeta era nato nel 1897, subito dopo la fine dei massacri hamidiani che avevano determinato la morte di 300 armeni ma, a soli undici anni, non gli venne risparmiato di assistere alla strage di Adana, che di vittime ne fece 30mila. A diciotto anni si trovò a vivere il genocidio del suo popolo, raccontato nella sua opera più significativa la Leggenda Dantesca, importante anche da un punto di vista storico. La sua vita si concluse con una morte ancora avvolta nel mistero, a seguito delle purghe di Stalin, il 27 novembre del 1937, così come un mistero resta ancora il luogo della sua sepoltura.
Nel libro biografico su Charents la Leonardi ripercorre la vita dell’autore scandita dai tempi e dagli episodi storici che hanno contraddistinto quell’epoca rispetto alla sua Terra, dagli entusiasmi politici e dalle disillusioni, dai matrimoni e dagli amori passionali che lo coinvolsero, dai viaggi all’estero, dalla prigionia subita a vario titolo sino ad arrivare alla tormentata e ancora irrisolta vicenda della sua scomparsa. Interessante il legame che il poeta sembra aver avuto con l’Italia, dimostrabile anche attraverso la conoscenza della letteratura e della poesia del nostro paese, come si evince dalla sua opera ispirata alla Divina Commedia dantesca, ma anche da alcune similitudini con le opere di Foscolo, in specie relativamente ai sentimenti dell’amore per la Patria. Del resto Charents soggiornò sia a Roma che a Napoli che a Venezia.
Interessante anche il fatto che, per scrivere al meglio questo libro, la Leonardi si sia recata sul campo, ovvero direttamente in Armenia, dove ha potuto visitare la Casa Museo Museo Yeghishe Charents di Yerevan e i luoghi del poeta; dove ha potuto parlare con la nipote Gohar Charents e con amiche e amici che le hanno raccontato aneddoti, episodi di vita dello scrittore, testimonianze e curiosità, alcune tramandate per via orale. Inoltre, ha potuto constatare personalmente che, dopo 86 anni dalla morte del poeta, l’interesse per questo scrittore è sempre più forte, e che sono stati pubblicati altri libri con i suoi testi, tra i quali l’antologia delle sue opere poetiche Io della mia dolce Armenia (Leonida Edizioni) della quale lei stessa ha curato la parte biografica.
Leggendo la Vita inquieta di un poeta non si può certo fare a meno di rimanere coinvolti dagli accadimenti di quegli anni, scoprendo o riscoprendo una parte della storia di un Paese che accompagna in tutto e per tutto anche la storia di tanti uomini e donne, di tanti artisti e intellettuali che hanno lottato per la libertà del popolo di cui facevano parte, pagando quasi sempre con la vita questo impegno. Inoltre, non per ultimo, si viene a conoscenza di opere di alto valore culturale, per lungo tempo ignorate, che portano alla luce poeti dalla voce potente, altamente degni di essere considerati come facenti parte del patrimonio culturale che a noi tutti appartiene.
In coda all’articolo riporto un breve passaggio della prefazione al libro, scritta dall’attore Carlo Verdone, nonché il componimento che costò la condanna all’uomo e al poeta Charents, considerato uno slogan anti-rivoluzionario e nazionalista, scritto in modo crittografato. La poesia Comandamento venne infatti presa come prova e pretesto per porre in stato di arresto il suo autore accusandolo, secondo gli articoli 67 e 68 del Codice Penale della Repubblica Socialista Sovietica Armena, di attività anti-rivoluzionaria e nazionalista nonché, sulla base degli articoli 17, 67 e 78 di organizzazione di atti terroristici contro la Federazione Transcaucasica. A chi consigliava Charents di lasciare il suo paese per salvarsi egli rispondeva che non poteva lasciare l’Armenia perché non riusciva ad immaginarsi fuori dal suo Paese. Quello che successe dopo lo abbiamo scritto sopra, a grandi linee, ma consigliamo la lettura del libro per non dimenticare eventi storici di prevaricazione che purtroppo, ancora oggi, persistono in quella splendida e martoriata terra di Armenia.
Un passaggio dalla prefazione di Carlo Verdone:
“[…] nel 1968 mio padre, Mario Verdone, pubblicava per l’editore Ceschina di Milano un piccolo volume di poesie tradotte dall’armeno di Yeghishe Charents, Odi Armene a coloro che verranno. […] I versi di Charents mi hanno incantato per la struggente evocazione di immagini tratte da un universo a me sconosciuto, quello delle regioni caucasiche, che si mescolano a suggestioni europee, dato che Charents viaggiò molto […] Un poeta che usò i versi in declinazioni sempre nuove, in cui si riconoscono le matrici della sua ispirazione di derivazione armena. Il temperamento passionale lo ha avvicinato alla cultura simbolista, ereditata da Aleksandr Blok, e poi a quella futurista quando, frequentando a Mosca l’università, fu conquistato dalla poesia di Vladmir Majakovskij. […] La figura di Charents nel libro della Leonardi è già quella di un poeta universale. Dagli anni in cui era attivo fino ad oggi il suo mito continua a vivere tra i suoi connazionali. […]”
Una poesia di Yeghishe Charents: Comandamento
Mondo vedi ora qualcuno
Apportare una luce nuova –
Soleggiante nel suo ardore,
Appeso ai cavalli stanchi,
Rosseggia l’oro nel fuoco brillante
All’alba purpurea fiorente,
Portando quel lume nuovo
Dagli uomini e nel mondo;
Arde ora vivacemente
Impresso nel sole raggiante –
Ce l’ha portato quel lume, ma chi?
Infiammato da quale mano,
Rosso, coi capelli vermigli,
Il diamante in quella luce…
Rattrappito dalla vita pesante,
Stando fuori dal coro folle,
Bulicame di alta saggezza,
Dall’abisso della prigionia,
Essendo la testimonianza –
Ma per quanti secoli in fila
Il fatto hai portato avanti…
Ove la nostra patria stava,
Vecchia, nelle fosche rive
E zone di fiume; non c’era lì
Azzardo, vincente la prigionia?
Passandoci piano da secoli, onde
C’è luce dell’alba – di fiamma fonte,
Andando nel buio, fermo, costante,
Tenendo lungo nelle tue acque,
Il chiarore visto da lontano,
Il fuoco bramato, però distante
La vita – fardello sulle spalle,
E forza di vincerla, fonte di spirito.
E ora fiammeggia e brilla di luce;
Adesso si vede quel sole spavaldo,
Vestito tutto nel fuoco del mondo…
Altri soli non ce ne sono –
È l’unico che nei secoli lunghi
Luccicherà con la fiamma perenne…
O, non dovremmo – bruciati dalla luce –
Finire perdendo la pagina saggia,
Nobile e rustica, del nostro genio,
Inzuppandola, versando dai piatti,
Nella follia dei nuovi tempi…*
(9 maggio 1933)
*Acrostico: O popolo armeno, la tua salvezza è nella forza dell’unione, Traduzione del Prof. Grigor Ghazaryan
Bologna, febbraio 2024
Cinzia Demi
💖LINK: Filmato YouTubeWatch da visionare postato dall’Ambasciata d’Armenia in Italia: Carlo Verdone parla del poeta armeno Yeghishe Charents (tg2 Italia del 15/05/2023)
P.S.:
“MISSIONE POESIE” è una rubrica culturale di poesia italiana contemporanea, curata da Cinzia Demi, per il nostro sito Altritaliani.
https://altritaliani.net/category/libri-e-letteratura/missione-poesia/