Saviano contro De Magistris, De Magistris contro Saviano. A Napoli c’è una sola squadra di calcio: in compenso la città si polarizza quando si tratta di difendere il sindaco o lo scrittore, in una sorta di derby verbale per trovare l’inizio del quale bisogna andare a rovistare nelle emeroteche, tanto sa ormai di tradizione. Un altro capitolo è stato scritto recentemente, a inizio gennaio quando, dopo una serie di sparatorie avvenute a Napoli e dintorni, lo scrittore non ha perso occasione per ricordare quanto Napoli sia ancora profondamente invischiata nel pantano della camorra, e ha accusato il sindaco di aver fallito nella gestione di una delle città più problematiche d’Italia. E il sindaco ha immediatamente rilanciato dalla sua pagina facebook con un panegirico sul disfattismo a suo dire artato di Saviano, insistendo tra l’altro sui benefici economici che la difesa di una tale posizione permetterebbe allo scrittore. (*ndr. Vedi Approfondimenti in fondo alla pagina).
De Magistris invoglia Saviano a scendere sul terreno di lotta, a “mischiarsi con la gente”, insomma ad agire sul territorio piuttosto che dalle pagine dei giornali. Come ha fatto lui, aggiunge. E chissà se Saviano non lo farebbe, se non fosse da dieci anni sotto scorta. Per Saviano la situazione delle organizzazioni criminali a Napoli non è cambiata da quando l’attuale sindaco è in carica. Poiché, a suo avviso, quello è il problema principale della città, non averlo risolto, o almeno non averlo ridotto, significa aver fallito. Vero? Falso? Io un’idea me la sono fatta, in questi oltre dieci anni di lontananza da Napoli e di ritorni semestrali temporanei.
Da una parte, continuo a sentire di gente che muore ammazzata, come ormai da decenni. Più di prima? Meno di prima? Non lo so. So che i morti per camorra ci sono praticamente ogni mese. Dall’altra parte, però, ho visto attività politiche e culturali crescere e moltiplicarsi, amici un tempo disoccupati ora impegnati nel settore turistico, palazzi che cadevano a pezzi e che sono stati lentamente ristrutturati, zone prima infrequentabili ora piene di gente locale e straniera, che in quelle zone arriva usando mezzi di trasporto che prima non c’erano, o che funzionano oggi a orari prima impensabili. Soprattutto, ho incontrato napoletani all’estero che cominciano a non ritenere più così assurda l’idea di tornare indietro, proprio in virtù di questi cambiamenti. Che poi lo facciano, è un’altra storia. Ma comunque non mi sembra poco. C’è chi mi dice che, non vivendo a Napoli, ormai io la viva da turista, e che indulga quindi in un’oleografia da emigrante. Altri mi dicono che, non vivendo più a Napoli, ora la vedo in modo più obiettivo. Non lo capirò mai. Ma lasciamo da parte le mie idee.
Il fatto è che il derby Saviano-De Magistris è più di uno scontro limitato alla differente visione di Napoli. I due personaggi incarnano diverse idee politiche, diversi modi di agire, e vengono attaccati o difesi anche in base a quelle idee e a quei modi. Così si attacca Saviano per la sua difesa dello stato d’Israele o perché s’improvvisa tuttologo; si attacca De Magistris per il suo autonomismo municipale, bollato come neoborbonismo o come populismo (tanto più che l’etichetta di populista, di questi tempi, non la si nega a nessuno). Si difende Saviano perché ha pagato con anni di libertà ridotta il suo coraggio, e non è una scelta che si compia a cuor leggero; si difende De Magistris perché è stato capace di far fuori il sistema clientelare bassolino-jervoliniano proponendo un’idea diversa di governo.
Ma quando De Magistris usa contro Saviano il tipo di argomentazione “Saviano fa soldi sulla pelle dei napoletani”, non esprime un pensiero diverso da chi sostiene che non avrebbe mai dovuto scrivere Gomorra perché avrebbe dato un’immagine negativa di Napoli e dei napoletani. Certo, Gomorra mischia fiction e realtà, e ciò non fa onore alla verità storica. Ma Gomorra non è né vuole essere un saggio storico. Certo, ci sono sicuramente persone che, leggendo Gomorra, si saranno dette che a Napoli non ci avrebbero mai messo piede. Ma Gomorra non è né vuole essere una guida turistica. E ho l’impressione che, seguendo una logica soltanto di poco differente, si sarebbe rimproverato a Matilde Serao di aver scritto Il ventre di Napoli, che resta a oggi uno degli scritti più impegnati, appassionati e incisivi del giornalismo d’inchiesta su Napoli. Le situazioni descritte da Saviano, c’è poco da fare, a Napoli e dintorni esistono. E soprattutto, tornando al personaggio, ho grande difficoltà a vedere lo scrittore fregarsi le mani alla notizia dell’ennesimo morto pensando a quanto gli entrerà in tasca. Saviano è una cosa, Bellomunno[[Nota famiglia napoletana storicamente attiva nel settore delle pompe funebri.]] ne è un’altra.
Non credo affatto che De Magistris abbia fallito come sindaco. Tutt’altro. Né credo che Saviano sia in torto a ricordare continuamente e in modo incalzante che a Napoli si viene ancora uccisi per camorra, e che finché non si risolve quel problema, molti altri che ne sono appendici resteranno immutati. E ciò nonostante le regate di vela, le pedonalizzazioni, i centri sociali e i quintali di stucco. Non credo sia una chiusa buonista affermare che a Napoli servono entrambe le voci. Ma questo derby di attacchi e contrattacchi, francamente, ha un po’ stancato.
Roberto Cantoni
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APPROFONDIMENTI:
- *Il post del sindaco Luigi De Magistris su Facebook – 6 gennaio 2017
Caro Saviano, mi occupo di mafie, criminalità organizzata e corruzione da circa 25 anni, inizialmente come pubblico ministero in prima linea, oggi da sindaco di Napoli. Ed ho pagato prezzi alti, altissimi. Non faccio più il magistrato per aver contrastato mafie e corruzioni fino ai vertici dello Stato. Non ti ho visto al nostro fianco. Caro Saviano, ogni volta che a Napoli succede un fatto di cronaca nera, più o meno grave, arriva, come un orologio, il tuo verbo, il tuo pensiero, la tua invettiva: a Napoli nulla cambia, sempre inferno e nulla più. Sembra quasi che tu non aspetti altro che il fatto di cronaca nera per godere delle tue verità. Più si spara, più cresce la tua impresa. Opinioni legittime, ma non posso credere che il tuo successo cresca con gli spari della camorra. Se utilizzassi le tue categorie mentali dovrei pensare che tu auspichi l’invincibilità della camorra per non perdere il ruolo che ti hanno e ti sei costruito. E probabilmente non accumulare tanti denari.
Ed allora, caro Saviano, mi chiedo: premesso che a Napoli i problemi sono ancora tanti, nonostante i numerosi risultati raggiunti senza soldi e contro il Sistema, come fai a non sapere, a non renderti conto di quanto sia cambiata Napoli ? Ce lo dicono in tantissimi. Tutti riconoscono quanto stia cambiando la Città. Napoli ricca di umanità, di vitalità, di cultura, di turisti come mai nella sua storia, di commercio, di creatività, di movimenti giovanili, di processi di liberazione quotidiani. Prima città in Italia per crescita culturale e turistica. Napoli che ha rotto il rapporto tra mafia e politica. Napoli dei beni comuni. Napoli del riscatto morale con i fatti. Napoli autonoma. Napoli che rompe il sistema di rifiuti ed ecomafie. E potrei continuare. Caro Saviano, come fai a non sapere, come fai a non conoscere tutto questo ? Allora Saviano non sa i fatti, non conosce Napoli e i napoletani, allora Saviano è ignorante, nel senso che ignora i fatti, letteralmente: mancata conoscenza dei fatti. Non credo a questo. Sei stato da tanto tempo stimolato ad informarti, a conoscere, ad apprendere, a venire a Napoli. Saviano non puoi non sapere. Non è credibile che tu non abbia avuto contezza del cambiamento.
La verità è che non vuoi raccontarlo. Ed allora Saviano è in malafede? Fa politica? È un avversario politico? Non ci credo, non ci voglio credere, non ne vedrei un motivo plausibile. Ed allora, caro Saviano, vuoi vedere che sei nulla di più che un personaggio divenuto suscettibile di valutazione economica e commerciale? Un brand che tira se tira una certa narrazione. Vuoi vedere che Saviano è, alla fin fine, un grande produttore economico? Se Napoli e i napoletani cambiano la storia, la pseudo-storia di Saviano perde di valore economico. Vuoi vedere, caro Saviano, che ti stai costruendo un impero sulla pelle di Napoli e dei napoletani ? Stai facendo ricchezza sulle nostre fatiche, sulle nostre sofferenze, sulle nostre lotte. Che tristezza. Non voglio crederci.
Voglio ancora pensare che, in fondo, non conosci Napoli, forse non l’hai mai conosciuta, mi sembra evidente che non la ami. La giudichi, la detesti tanto, ma davvero non la conosci. Un intellettuale vero ed onesto conosce, apprende, studia, prima di parlare e di scrivere. Ed allora, caro Saviano, vivila una volta per tutte Napoli, non avere paura. Abbi coraggio. Mescolati nei vicoli insieme alla gente, come cantava Pino Daniele.
Nella mia vita mi sono ispirato al magistrato Paolo Borsellino al quale chiesero perché fosse rimasto a Palermo, ed egli pur sapendo di essere in pericolo rispose che Palermo non gli piaceva e per questo era rimasto, per cambiarla. Chi davvero – e non a chiacchiere – lotta contro mafie e corruzione viene dal Sistema fatto fuori professionalmente ed in alcuni casi anche fisicamente. Caro Saviano tu sei un caso all’incontrario. Più racconti che la camorra è invincibile e che Napoli è senza speranza e più hai successo e acquisisci ricchezza.
Caro Saviano ti devi rassegnare: Napoli è cambiata, fortissimo è l’orgoglio partenopeo. La voglia di riscatto contagia ormai quasi tutti. Non speculare più sulla nostra pelle. Sporcati le mani di fatica vera. Vieni qui, mischiati insieme a noi. Ai tanti napoletani che ogni giorno lottano per cambiare, che soffrono, che sono minacciati, che muoiono, che sperano, che sorridono anche. Caro Saviano, cerca il contatto umano, immergiti tra la folla immensa, trova il gusto di sorridere, saggia le emozioni profonde di questa città. Saviano pensala come vuoi, le tue idee contrarie saranno sempre legittime e le racconteremo, ma per noi non sei il depositario della verità. Ma solo una voce come altre, nulla più. E credimi, preferisco di gran lunga le opinioni dei nostri concittadini che ogni giorno mi criticano anche, ma vivono e amano la nostra amata Napoli.
Ciao Saviano, senza rancore, ma con infinita passione ed infinito amore per la città in cui ho scelto di vivere e lottare.
- Napoli, perché De Magistris ha sbagliato ad usare quelle parole contro Saviano, un articolo di Enrico Fierro | 7 gennaio 2017 nel Fatto quotidiano
- Tra speranza e dannazione, perché Roberto Saviano divide, Blog di Angelo Forgione | 14 novembre 2016
De Magistris-Saviano. Il derby verbale napoletano ha un po’ stancato.
Io ho sempre nutrito un’antipatia istintiva per Saviano, e per tutti quelli che ripetono con condimenti vari che a Napoli c’è la camorra. Ma se non si parla d’altro quando si parla di Napoli, che ci voleva pure Saviano per ricordarcelo. e sta dando ai nervi a tutti perché è una la gna infinita la sua. e con tutti i libri e quello schifo di serie televisiva, non fa altro che tirare sull’ambulanza. Viva De Magistris che almeno inculca speranza, coraggio ai giovani. E per quanto riguarda le minacce (saranno poi vere?) che valgono la scorta a SAviano, ricordo a tutti che ci sono giornalisti coraggiosi che hanno la scorta e che rimangono a Napoli.