Ci sono città e città. Si sta svolgendo intensamente e curiosamente il dibattito sull’urbanistica e l’urban design. Come puo’ essere una città nell’era globale, nel futuro? Deve essere conforme alle grandi metropoli, a Dubay ad esempio, dando sfogo alla vena degli architetti che lavorano di fantasia, o la città deve conservare la sua anima? Naturalmente si intende per anima la tradizione ma anche cio’ che l’ha interpretata nel suo spirito fondamentale.
Il filosofo tedesco Ernst Bloch ad esempio indicava nello Spirito del tempo, la parte piu’ cospicua della sua opera Lo Spirito dell’Utopia, la sigla per interpretare la città ed i suoi abitanti.
Le piramidi esprimevano cosi’ la vocazione dei Faraoni a divenire pietra ossia immortali, le guglie gotiche, lo slancio verso l’alto dell’uomo medievale.
Sicchè, ad esempio, Barcellona con i monumenti lievi, orlati, di Gaudy è davvero una città dell’utopia, dove mosse i suoi passi don Chisciotte ma dove c’è anche un monumento a Colombo, che rappresenta il senso dell’avventura che è un ulisside moderno capace di superare le colonne di Ercole, il divieto opposto alla conoscenza.
Ma c’è ad esempio la mia città, Reggio di Calabria, tutta costruita sul mare davanti allo spettacolo ancora ulisseo dello stretto di Messina, dove il canto delle sirene si allaccia con le magie ottiche e le lusinghe di Morgana, fata ingannevole che nello stretto abita. La mia città ha scelto per le costruzioni moderne qualcosa che non si attaglia alla leggerezza, allo spirito del liberty floreale e lieve che era lo stile della ricostruzione dopo il terremoto del 1908.
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Il Palazzo della Regione ha un prospetto in cemento pesante come un pugno allo stomaco e l’altro al Cedir, il Palazzo della giustizia, sempre in cemento, forse voleva simulare un volo ma ne è solo la parodia.
Il mondo classico conosceva la città di Prometeo, quella del lavoro, delle costruzioni, dinamica, ardente, e conosceva anche la città di Anfizione, turrita, fortificata.
Renzo Piano nel dibattito di cui si parlava all’inizio insiste col dire che non bisogna relegare la città ad un ruolo passatista e rivendica la libertà di reinventarla.
Per questo motivo e con questo spirito ha costruito un grattacielo a Torino.
Ma con questo spirito si muovono le aeree costruzioni dell’Expo a Milano, le dune quasi mobili, la leggerezza dei padiglioni colorati. Un motivo di più per visitare l’Expo e ricavarne immagini del futuro.
Carmelina Sicari
[**LINK PROPOSTO sul tema dell’urbanistica:
Corrado Beguinot e la Città del Terzo Millennio
di Raffaele Bussi*]
Manifesto-Concorso della Fondazione Della Rocca per affrontare la crisi della Città e la promozione di una risoluzione planetaria sul diritto alla Città per tutti, nell’ambito della Risoluzione sui “Diritti Umani”, emanata dalle Nazioni Unite nel 1948.
http://www.altritaliani.net/spip.php?page=article&id_article=2097