#BiennaleCinema2019. Commento ai premi nella selezione ufficiale in concorso.

Si sono chiusi sabato 7 settembre i battenti della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, edizione numero 76. Andrea Curcione, appassionato critico e cinefilo, ci dice la sua sui film della selezione ufficiale in concorso che l’hanno colpito di più e sulle scelte della Giuria. I premi ufficiali e delle riflessioni conclusive che serviranno da preziosa guida per i lettori Altritaliani.

La giuria della competizione ufficiale guidata dalla regista argentina Lucrecia Martel ha mescolato un po’ le carte rispetto alle previsioni dei critici e del pubblico.

Altritaliani
Il Leone d’Oro 2019 per il mig lior film a « Joker » di Todd Phillips

Il Leone d’Oro è stato assegnato a “Joker” di Todd Phillips interpretato magnificamente dall’attore Joaquin Phoenix che ha reso con una magistrale immedesimazione il personaggio di Arthur Fleck, colui che diventerà il “vilain”, l’anti-Batman della factory DC Comics. Dolente, affranto per non essere preso sul serio come comico, dalla risata isterica che sembra un urlo al mondo, Phoenix-Fleck (dimagrito in modo spaventoso per la parte) è anche un’analisi sul successo a tutti i costi per essere qualcuno, e per la follia insita nella società americana che porta a impazzire e a reagire con estrema violenza alle ingiustizie subite, come ci mostra la cronaca quotidiana. Per questo film, intelligente e drammatico (nel cast troviamo anche Robert De Niro nei panni di un sarcastico presentatore televisivo) al quale il regista ha voluto dare una connotazione psicologica personale e particolare, siamo convinti che avrà una strada spianata verso gli Oscar. E non è la prima volta che Venezia premia film americani al profumo di Hollywood e statuette. Era già accaduto due anni fa con “The shape of water” di Benicio del Toro. Secondo il nostro parere, dal momento che la Mostra di Venezia punta a far emergere una certa originale cultura cinematografica come tendenza dei tempi, puntando a registi originali, ritenevamo che a Phoenix potesse bastare la coppa Volpi per la migliore interpretazione dal momento che “Joker” si appoggia soprattutto sul suo protagonista. Senza nulla togliere a Luca Marinelli, interprete del film “Martin Eden” del regista Pietro Marcello, che poi ha ricevuto questo premio.

Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile: Luca Marinelli per « Martin Eden » di Pietro Marcello (Italia)

Il film di Marcello, regista nuovo ed emergente, che ha adattato il racconto di Jack London ambientandolo in una Napoli senza tempo, ma immersa nella Storia sociale, per la sua originalità avrebbe dovuto meritare qualcosa di più, probabilmente il Leone d’Argento. L’attore Luca Marinelli è davvero molto bravo, e le sue precedenti interpretazioni lo confermano (“Non essere cattivo”, “Lo chiamavano Jeeg Robot”, “Una questione privata”) e la sua carriera è un continuo studio di personaggi. A lui auguriamo ancora davvero ancora tanti successi.

Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria: « J’Accuse » di Roman Polanski (Francia, Italia)

Invece il Leone d’Argento è andato al film di Roman Polanski “J’Accuse”. Il suo ultimo lavoro racconta con assoluta perizia e scrupolosità i fatti accaduti alla fine dell’Ottocento riguardanti l’inchiesta sul caso del capitano alsaziano ebreo Alfred Dreyfus accusato in Francia di spionaggio e alto tradimento nei confronti della Germania. Un caso che fece grande scalpore e che portò la società e l’opinione pubblica francese a schierarsi tra colpevolisti e innocentisti e a far emergere quell’antisemitismo che incise sul giudizio nei confronti dell’accusato. Polanski, ispirandosi al romanzo “L’ufficiale e la spia” di Robert Harris punta con la forza delle immagini (esemplare è l’apertura del film con la potente immagine del momento dell’umiliante degradazione del capitano con tutti i militari schierati) a seguire la vicenda, non dalla parte del povero capitano (interpretato da un truccatissimo e irriconoscibile Louis Garrel) ma dall’ufficiale dell’esercito Georges Picquart (l’attore Jean Dujardin) che si rese conto della falsità delle accuse a lui mosse e cercò poi di discolparlo. Si avverte subito che il film è legato a Polanski, dove in molti film ha raccontato personaggi che si trovano a subire ingiustizie e a lottare sia per sopravvivere sia per difendere la propria verità o dignità. Un film importante questo, magari non il migliore della sua carriera, ma indubbiamente è un racconto emblematico che parla anche al nostro presente. Per fortuna le dichiarazioni sul regista rese dalla presidente della Giuria Martel che hanno accompagnato la presenza in concorso di questa pellicola (“Io non separo l’uomo dall’opera. Non applaudirò il film”) per la spinosa vicenda del regista accusato di stupro di una minorenne, con il rischio di far ritirare dalla competizione il film dai produttori, non hanno poi avuto seguito, grazie anche ad una rettifica della stessa, che si è poi scusata riparandosi dietro la solita frase di circostanza (“sono stata fraintesa”). Anche questo è un film che avrà successo.

La Coppa Volpi per la migliore attrice a Ariane Ascaride nel film « Gloria Mundi » di Robert Guédiguian. Foto Alberto Pizzoli/AFP

Ci è piaciuta anche la scelta della Coppa Volpi come miglior attrice alla francese Ariane Ascaride, interprete del film “Gloria Mundi” diretto da Robert Guédiguian. Ascaride, che nella vita è la moglie del regista, interpreta una donna d’oggi che lavora come addetta alle pulizie per una cooperativa in conflitto con i datori di lavoro e ha bisogno di lavorare, mentre i suoi colleghi vogliono scioperare, perché i soldi in casa non bastano e deve aiutare la propria famiglia piena di problemi. Questo è uno dei tanti temi toccati dal regista in un film corale (girato con i suoi attori preferiti, già usati in molte altre sue pellicole) dove Guédiguian mette in luce tante problematiche che ruotano attorno ad una famiglia d’oggi: dal lavoro, all’egoismo, al fare denaro a tutti i soldi, al razzismo. Un film vero, importante, duro, che fuoriesce dai canoni tradizionali della sua filmografia intellettuale per immergersi nella vita quotidiana. Da vedere.

Eliza Scanlen, Shannon Murphy e Toby Wallace. EFE/EPA/CLAUDIO ONORATI

Anche il premio Marcello Mastroianni a un giovane attore esordiente è stato assegnato a un giovane meritevole, l’australiano Toby Wallace, protagonista di “Babyteeth” della giovane regista Shannon Murphy. Qui l’attore interpreta il ventenne Moses, un disadattato, senza fissa dimora, tossicodipendente, che stringe un forte legame affettivo con Milla, una ragazzina quindicenne (la brava e intensa Eliza Scanlen) malata terminale di tumore. Il personaggio di Toby è fuori dalle righe, ma è coinvolgente e proverà vero amore per Milla; alla fine sarà accettato con riluttanza dalla famiglia di lei (anche questa un po’ strambetta) perché aiuterà la figlia a trascorrere gli ultimi suoi momenti felici. Il film non è il solito dramma strappalacrime dai canoni classici. Qui c’è un’aria nuova, anticonvenzionale e dalla fotografia moderna. E i personaggi si muovono con le loro follie e i loro drammi. Interessante.

Passiamo adesso ai premi assegnati che ci hanno colpito per la loro originalità.

La Giuria ha premiato con il Leone d’Argento – Premio per la migliore regia, ancora una volta il regista svedese Roy Andersson per il suo “About Endlessness”. Come il suo precedente film “Un piccione seduto su un ramo riflette sull’ esistenza” Leone d’Oro a Venezia nel 2014, anche in questo il regista procede per quadri, “tableaux vivants” a macchina da presa fissa in campo lungo, e vorrebbero in alcuni casi essere di un freddo umorismo. Andersson intende riflettere sulla condizione umana e l’assenza di fede (c’è un sacerdote in crisi religiosa che appare alcune volte). Questa volta le scene – diverse l’una dall’altra – sono sempre introdotte da una voce femminile fuori campo che dice: “Ho visto un uomo…”. Sebbene la durata del film sia meno di novanta minuti, il giochetto alla fine risulta stancante ed un po’ irritante per la sua incomprensione. Si salvano solamente le immagini, talvolta di ampio respiro, come quella di due giovani amanti che sorvolano, come i personaggi delle tele di Chagall, il panorama di una città in macerie, che sembra rasa al suolo da un bombardamento.

Originale anche il premio assegnato al film d’animazione “No.7 Cherry Lane” del regista di Hong Kong Yonfan (le animazioni “Il ramo spezzato” del 2003, “Prince of Tears” del 2009) il quale con immagini suggestive ha raccontato una storia ambientata nella colonia britannica nel 1967 quando fervevano anche allora le proteste per le strade degli operai filocomunisti. Troviamo un giovane studente universitario, Fan Ziming che raggiunge l’indirizzo al numero 7 di Cherry Lane nel quartiere di North Point, definito la “Little Shanghai”. Qui vive la sensuale signora Yu che ha una figlia, Meiling, di professione modella, che ha bisogno di lezioni d’inglese. Tra il colto e affascinante Fan Ziming e la signora Yu, fuggita dal Terrore Bianco dell’allora regime di Taiwan, nascerà un “feeling” speciale che li condurrà a conversazioni colte dedicate alla letteratura (Proust) e al cinema di Simon Signoret (con diverse frequentazioni nelle sale per vedere film francesi). Anche la figlia però subirà il fascino del giovane che si troverà ad una scelta. Altri personaggi particolari di contorno sono presenti nella storia tutta legata a questo triangolo amoroso. Ci sono voluti 7 anni perché quest’opera, molto colorata e dai tratti incisivi e particolari venisse studiata e realizzata dal regista, che due anni fa era stato anche chiamato in giuria alla Mostra di Venezia. Ci ha sorpreso però che questa storia un po’ melo e da momenti suggestivi e lenti, abbia suscitato l’interesse della Giuria.

Premio Speciale della Giuria: LA MAFIA NON È PIÙ QUELLA DI UNA VOLTA di Franco MARESCO (Italia). Viene a ritirare il premio a Venezia il produttore Rean Mazzone.

Per ultimo ancora ci ha colpiti il Premio Speciale della Giuria per il lungometraggio “La mafia non è più quella di una volta” del siciliano Franco Maresco. Il regista, spesso in sodalizio con il compagno di avventure registiche Daniele Ciprì questa volta dirige da solo questo documentario ambientato nel cuore di Palermo, nel quartiere Zen 2, dove continua la sua opera di indagine sociale che riprende quel “Belluscone. Una storia sociale” presentato sempre a Venezia cinque anni fa. Qui ritroviamo l’impresario Ciccio Mira, organizzatore di feste di piazza, che nel 2017 in occasione del 25 esimo anniversario della morte dei magistrati Falcone e Borsellino, mentre ragazzi da tutta Italia sbarcano a Palermo per ricordare davanti all’albero di Falcone la sua figura, lui pensa di allestire uno spettacolo musicale su un palco, senza però accennare mai alla mafia. Maresco accompagnato dalla celebre fotografa siciliana Letizia Battaglia, mette in luce, con interviste a abitanti del luogo, l’ignoranza e l’omertà dovute al fastidio e alla paura nell’accennare il tema della mafia. All’inizio la cosa risulta interessante, poi alla lunga un po’stanca; il regista più che fare un discorso dedicato alla fotografa Battaglia e alla sua vita impegnata nel documentare la mafia, qui pone in risalto, in modo grottesco e sarcastico i “freaks” siciliani, personaggi di dubbio gusto, con i loro complessi e la loro ignoranza (c’è anche un passaggio irriguardoso nei confronti del presidente della Repubblica Mattarella, e della sua famiglia di origini siciliane) talvolta divertente, ma che non offre molto di più. Opera trascurabile. Nel complesso però, due pellicole italiane in concorso sono state premiate, e questo fa sperare nel nostro cinema.

Riguardo ai film trascurati, ci dispiace che non sia stato considerato “La Verité” del regista giapponese Kore-eda Hirokazu pellicola che ha inaugurato il festival, e girata in Francia con un cast prestigioso: da Cathrine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke e Ludivine Sagnier. Il film meritava per la sceneggiatura e i dialoghi. Un lavoro sublime di giochi ed intrecci che ha colpito la critica e il pubblico.

La Vérité / Le Verità di Kore-eda Hirokazu con Catherine Denueve e Juliette Binoche al Festival di Venezia

Trascurato anche il film di Mario Martone “Il sindaco del Rione Sanità” tratto da una commedia di Eduardo De Filippo, interpretato con efficacia da Francesco Di Leva, Roberto De Francesco, Massimiliano Gallo, Adriano Pantaleo, Daniela Ioia. Il lavoro però è la regia teatrale trasportata in cinema e si avverte la recitazione da palcoscenico dei protagonisti. Resta comunque un buon lavoro.

*

Anche se non sono stati presi in considerazione vi consigliamo di recuperare:

“Marriage Story” di Noah Baumbach, produzione Netflix, con la coppia in crisi Adam Driver e Scarlett Johansson e nel cast Laura Dern (molto brava), Alan Alda e un irriconoscibile Ray Liotta.
E ancora “Panama Papers” (“The Laundromat”) di Steven Soderbergh (altra ottima produzione Netflix), che racconta una complessa vicenda vera di truffe assicurative e del mondo delle speculazioni finanziarie, ma in modo leggero, attraverso i protagonisti, gli artifici della truffa, una coppia di soci in affari, Jürgen Mossack e Ramòn Fonseca, un “gatto e la volpe” (Gary Oldman e Antonio Banderas). Insieme a loro nel cast Jeffrey Wright, Matthias Schoenaerts, James Cromwell, Merryl Streep.
“Ema” del cileno Pablo Larrain, storia di una problematica adozione, con punte di estremismo stilistico. Protagonisti principali Mariana di Girolamo e Gael Garcial Bernal.
E ancora “The Painted Bird” del regista ceco Václav Marhoul. Il film che ha una magnifica e potente fotografia in bianco e nero, è basato sul romanzo bestseller dello scrittore Jerzy Kosinski (autore del racconto “Oltre il giardino” dal quale è poi stato tratto il film di Hal Ashby del 1979). La storia, dal carattere autobiografico, racconta le vicissitudini di un ragazzino ebreo che durante la Seconda Guerra Mondiale vivrà molti momenti drammatici pur di riuscire a sopravvivere alla bestialità umana. Un film forte, violento, che ha messo a dura prova gli spettatori per certe scene di violenza, ma che evidenzia la disumanità di tutte le guerre.
Per ultimo vi suggeriamo “Waiting for the Barbarians” del regista colombiano Ciro Guerra. Dal romanzo dello scrittore J.M. Cotzee, con una fotografia di ampio respiro da atmosfere de “Il deserto dei Tartari” a “Lawrence d’Arabia”, la vicenda di un magistrato, interpretato dall’attore inglese Mark Ryalance, che amministra un avamposto nel deserto. Un giorno arriverà il colonnello Joll (Johnny Depp) mandato dall’Impero per combattere i nemici barbari. Quella che era un’osai di pace e di convivenza, diventerà un luogo di scontri e di diffidenza. I barbari alla fine siamo noi. Nel cast anche l’attore Robert Pattinson. Un’opera dignitosa, attuale, che fa riflettere.

Appuntamento al 2 settembre 2020 per Venezia 77!

Andrea Curcione


#Venezia76 – Premi Ufficiali

VENEZIA.76 – CONCORSOpresidente Giuria: Lucrecia Martel

Leone d‘Oro miglior film 2019:
JOKER di Todd PHILLIPS (USA)

 Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria:
J’ACCUSE di Roman POLANSKI (Francia, Italia)

 Leone d’Argento – Premio per la migliore regia:
OM DET OÄNDLIGA (ABOUT ENDLESSNESS) di Roy ANDERSSON (Svezia, Germania, Norvegia)

 Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile:
LUCA MARINELLI per « MARTIN EDEN » di Pietro Marcello (Italia)

 Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile:
ARIANE ASCARIDE per GLORIA MUNDI di Robert GUEDIGUIAN (Francia, Italia)

 Premio per la migliore sceneggiatura:
JI YUAN TAI QI HAO (NO. 7 CHERRY LANE) di YONFAN (Hong Kong)

 Premio Speciale della Giuria:
LA MAFIA NON È PIÙ QUELLA DI UNA VOLTA di Franco MARESCO (Italia)

 Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o un’attrice esordiente:
TOBY WALLACE per BABYTEETH di Shannon MURPHY (Australia)

ORIZZONTI CONCORSO – Presidente Giuria: Susanna Nicchiarelli

Premio Orizzonti per il miglior film:
ATLANTIS di Valentyn VASYANOVYCH (Ucraina)

Premio Orizzonti per la migliore regia:
THEO CURT per « BLANCO EN BLANCO » (Spagna, Cile, Francia, Germania)

Premio Speciale della Giuria Orizzonti:
VERDICT di Raymund RIBAY GUTIERREZ (Filippine, Francia)

Premio Orizzonti per la migliore interpretazione maschile:
SAMI BOUAJILA (« UN FILS » di Mehdi M. BARSAOUI (Tunisia, Francia, Libano, Qatar)

Premio Orizzonti per la migliore interpretazione femminile:
MARTA NIETO (« MADRE » di Rodrigo SOROGOYEN (Spagna, Francia)

Premio Orizzonti per la migliore sceneggiatura:
REVENIR di Jessica PALUD (Francia)

Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio:
DARLING di Saim SADIQ (Pakistan, USA, 16’)

 VENEZIA CLASSICI – Presidente: Costanza Quatriglio

Premio Venezia Classici per il miglior film restaurato
EXTASE (ECSTASY) di Gustav MACHATÝ (Cecoslovacchia, 1932)

Premio Venezia Classici per il miglior documentario sul cinema
BABENCO – ALGUÉM TEM QUE OUVRIR O CORAÇÃO E DIZER: PAROU di Bárbara PAZ (Brasile)

Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi de Laurentiis”
Presidente: Emir Kusturica
YOU WILL DIE AT 20 di Amjad ABU ALALA (Sudan, Francia, Egitto, Germania, Norvegia, Qatar)

Leone d’Oro alla carriera 2019: Julie Andrews – Pedro Almodovar
Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker Award 2019: Costa-Gavras
Campari Passion for Films: Luca Bigazzi

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Andrea Curcione
Andrea Curcione è nato e risiede a Venezia dal 1964. Laureato in Storia all'Università Ca'Foscari di Venezia, ama i libri, la scrittura, la fotografia e il disegno. Giornalista pubblicista, ha pubblicato alcuni racconti e romanzi noir di ambientazione veneziana. Si occupa soprattutto di critica cinematografica, ma per Altritaliani scrive anche di avvenimenti culturali e mostre di particolare interesse che si inaugurano nella città lagunare.

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