Ho comprato una pianta di basilico. Ovviamente è un basilico parigino. Educato, raccolto e vagamente aromatizzato. Anche la menta ho comprato, anche lei politicamente corretta, con quel suo vago sapor medio orientale, quanto basta. Le ho piantate subito in un vaso, che i vasi di plastica non li sopporto. Se non hai terra dove piantare, che sia almeno terracotta, un minimo di dignità, diamine!
Lo guardo, il basilico, le sue foglie polpose e vellutate, quasi grasse. Mi torna in mente il vaso di basilico di mia madre, esplosivo e senza alcun garbo, foglie larghe un palmo. Ma lui, e anche mia madre, sono sardi, stanno coi piedi ben piantati a terra, una terra densa e solida, ostinatamente antisismica. Stanno, leggeri, ma ostinati, come diceva il grande maestro.
Anche la menta ha mia madre, tanto forte da stordire. Sta in giardino e anche se sta in un chiostro apparentemente calmo, in realtà ondeggia, quindi aleggia il suo aroma, e vagheggia terre lontane, sopporta i 40 gradi, se ne infischia di maestralate e sciroccate. La menta di mia madre sta!
La mia menta intenerisce, con quelle sue graziose foglioline sottili e timide, ti vien voglia di abbracciarla e consolarla, dirle ‘Vedrai, domani andrà meglio’.
Il basilico, chiede mia madre, dove l’hai messo? Sul davanzale, rispondo, ironico al telefono eccheggia il suo sorriso. 50 centimetri scarsi di presunzione di giardino. E la menta? Insiste la madre antisismica, anche lei sta lì, tutte lì stanno. Dai su, consola la voce lontana, sono giovani, si faranno, magari si abituano e vanno avanti.
Oggi ho incontrato una ragazza, è giovane e parla un francese ancor più giovane.
Sei italiana? ho chiesto, in lei c’era quell’accento vagamente aromatizzato di medio oriente, che mi ricordava la menta e il basilico materni. Sono sarda, risponde, sorrido ironica, come prima mia madre al telefono, come madre, che guarda figlia lontana, come menta che vagheggia un’immagine lontana, quasi nostalgica. Quando le rispondo Anch’io sono sarda, il suo sorriso esplode come fa il basilico sardo sotto il sole. Anche lei, come lui, è piena e intensa, con tutte le sue belle speranze sparpagliate lungo il corpo, tutte belle tese e polpose, quasi vellutate, verdi e fresche.
È di Villacidro questo giovane bocciolo di basilico, appena trapiantato in questo bel vaso di terracotta che è Parigi.
Intanto Villacidro è già terra lontana, terra di agrumi, olio d’oliva, ciliegie e pesche. Tutto sa di estate oggi, tutto profuma di basilico e menta, ciliegi e peschi. Tutto è pronto all’estate, tutto aspetta di germogliare.
Sembra quasi che l’isola abbia issato le vele, lasciato il porto, preso il largo. Con il suo carico di spezie aromatiche si muove lenta, annusando la strada. Sembra quasi di sentirne lo sciabordio. Ad annusar bene, l’odore arriva sino a qua.
Carla Cristofoli
Basilico parigino – Un racconto di Carla Cristofoli
Bello ! Auguri e salutoni.