Una volta per rovinare un uomo politico bastava fotografarlo dal vero o fare un bel fotomontaggio di lui in compagnia di fanciulle più o meno svestite e più o meno a pagamento. Cosa che adesso non fa impressione neanche alle mogli ai parroci e ai vescovi, figuriamoci ai partiti, neanche se si tratta di strenui predicatori della sacralità della famiglia.
Adesso, per scottare, anzi bruciare, una carriera politica e tutto il resto, ci vuole il trans. E se non c’è lo si trova, anche a buon prezzo. Dopo quel che è successo all’ex presidente della Regione Lazio (che con i trans ci andava davvero) scoperto e ricattato da quattro carabinieri finiti in carcere, sul tema ci avevano fatto più di un pensierino alcuni importanti esponenti del partito di Berlusconi per fregare uno del loro stesso schieramento, il deputato Stefano Caldoro ex socialista e berlusconiano doc, faccia pulita e curriculum ineccepibile, prescelto per diventare governatore della Regione Campania. Ma, in Campania e a Roma, osteggiato dal massimo dirigente regionale del suo stesso partito, Nicola Cosentino che è anche sottosegretario nel governo Berlusconi. Impresentabile, il Cosentino per via di una richiesta di arrestarlo avanzata da magistrati che lo accusano di collusioni con la camorra.
Ad agire, i suoi sostenitori, che speravano di bloccare così la candidatura di Caldoro. Un bel dossier era stato confezionato, dopo accurate indagini su soggiorni romani del candidato governatore in alberghi dove qualcuno avrebbe poi giurato di aver visto entrare uscire soggiornare flirtare magari anche danzare e portar bustine, qualche persona dal fisico appariscente e dal sesso più che dubbio.
La storia viene fuori durante le indagini a Roma su una piccola ma ben ammanigliata lobby di faccendieri (anche quel Flavio Carboni in gioventù coinvolto nell’ancora oscuro omicidio del banchiere Guido Calvi) formatasi nell’ambito del Partito di Berlusconi con lo scopo, fra l’altro, di fare pressioni sulla magistratura, Corte Costituzionale compresa, oltre che per fare affari non del tutto limpidi in varie regioni italiane.
Il bello – per così dire – è che uno dei più attivi nella confezione e distribuzione (alla stampa, agli avversari politici, agli amici degli amici) del
dossier infamante che nessuno ha pubblicato, tranne un sito internet, è stato poi, a elezioni vinte dal Popolo della Libertà, nominato assessore all’Avvocatura (e chi meglio di lui…?) nella giunta presieduta da Caldoro. Per voler di qualcuno molto ma molto in alto visto che al momento dell’insediamento il governatore gli disse: “fosse per me, tu qui non ci saresti”.
A far scoprire questo “fuoco amico” nonché altre faccende nient’affatto pulite, sono state le intercettazioni telefoniche e ambientali disposte dai magistrati. Contro le quali, da mesi quasi ogni giorno lo stesso Berlusconi invoca e minaccia fuoco e fiamme dichiarandole iattura scandalo congiura apocalisse e semenza del diavolo. Ma è solo una coincidenza.
Eleonora Puntillo
(Nella foto il transessuale Brenda coinvolta nello scandalo Marrazzo)